PDA

Visualizza Versione Completa : Osservando i campi magnetici dei buchi neri



orione2000
07-06-2014, 11:34
Il VLBA osserva attentamente i buchi neri

La prima cosa che pensiamo quando immaginiamo un campo di forza attorno ai buchi neri, sulla linea dell'orizzonte degli eventi, immediatamente ci viene scontato pensare ad un immensa forza gravitazionale. Cosa giusta: visto che questa forza è in grado di deviare perfino la luce. Ma non ci viene altrettanto scontato da pensare al campo magnetico che si trova attorno a questi buchi neri. Ebbene, a svelarlo sono l'array di radiotelescopi VLBA, i cui risultati sono stati pubblicati da ricercatori del Max Planck Institute for Radio Astronomy di Monaco e del Lawrence Berkeley National Laboratory che si trova in California.


Nonostante la teoria lo predicesse da tempo, per la prima volta le osservazioni ci permettono di andare nella parte più vicina al buco nero e "vedere" l'azione esercitata dal campo magnetico sulla formazione dei getti che si originano dal centro della galassia.
Commenta Monica Orienti, ricercatrice presso l'Istituto di Radioastronomia dell' INAF di Bologna..


I radio-loud AGN

Infatti, i modelli teorici che prendono in considerazione i radio-loud AGN, ovvero quel 10% di AGN da cui partono getti di materia a velocità prossime a quelle della luce, alzarono il sospetto che questo campo magnetico possa eguagliare la forza esercitata dal campo gravitazionale.


Ma in che modo misurare i campi magnetici di questi oggetti che si trovano su altre galassie? Per misurare queste forze servirebbero radiotelescopi dalla risoluzione elevatissima: ma servirebbero anche radiotelescopi con un antenna dal diametro di migliaia di chilometri. Fortunatamente la tecnologia ci permette di far lavorare due o più antenne insieme: come se fosse un unico ed enorme radiotelescopio.


La rete VLBA entra in azione

La tecnica, conosciuta anche con il nome VLBI (Very-Long Baseline Interferometry), permette di avere una risoluzione pari al diametro di un antenna grande quanto i due radiotelescopi più lontani. Il team guidato da Mohammad Zamaninasab ha raccolto dei dati da 191 AGN radio-loud grazie alla rete VLBI americana VLBA: la cui estensione è pari a 8000 km, dalle Hawaii alle Isole Vergini. Inoltre per 76 di queste galassie, di cui 68 blazar e 8 radiogalassie, era anche disponibile l' intensità dell'emissione luminosa di quest ultime.


I risultati

Grazie a questi due dati si è potuta scoprire una relazione che lega l'intensità dell'emissione luminosa di questi AGN con il loro campo magnetico. Quindi secondo l'intensità del campo magnetico nei pressi dell'orizzonte degli eventi dipende anche la potenza dell'emissione di getti dall'AGN. Visto che, secondo i modelli attuali, i buchi neri sono visti come dei magneti in rotazione, questo influenzerebbe anche l'intensità dell'emissione luminosa in banda radio. Quindi possiamo concludere che in presenza di campi magnetici intensi quanto quello gravitazionale si creano le condizioni ideali perché un buco nero supermassiccio possa emettere dei getti: meccanismo che spiega l'esistenza degli AGN radio-loud.

Fonte: Media INAF
Orione2000

SANDRO
07-06-2014, 12:08
Secondo me quello che non si è ancora compreso è la relazione fra gravità e magnetismo, oggi considerati troppo separati, a se stanti.