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Visualizza Versione Completa : Una interessante relazione sul futuro dell'esplorazione marziana



Valerio Ricciardi
14-01-2014, 07:00
Stralci. Anche se di taglio giornalistico, mi par molto ben fatto. Mi son permesso di evidenziare in neretto corsivo una frase di cui son da tempo MOLTO convinto, alla luce della mia pur minima e "pleistocenica" esperienza di rilevamento geologico sul campo, e di tutti i viaggi in siti gelogicamente interssanti che ho avuto la fortuna di poter fare specie sino all'86, e poi ancora nel 2004-2005.

Fonte, articolo completo: http://www.repubblica.it/scienze/2014/01/13/news/marte_si_studia_il_viaggio_delluomo_un_italiano_a_ capo_del_team_la_nostra_economia_dipender_dalle_ri sorse_extraterrestri-75581205/?ref=HRERO-1#gallery-slider=75584154

.PDF della succinta relazione preliminare: http://www.repubblica.it/scienze/2014/01/10/news/ecco_come_l_uomo_arriver_su_marte_lo_studio-75590825/

"Così l'uomo andrà su Marte". Lo scienziato italiano che studia il viaggio

Giancarlo Genta, professore al politecnico di Torino, coordina la ricerca dell’International academy of astronautics che lavora al progetto "White cosmic", dedicato all’esplorazione umana del pianeta rosso. Ecco come e quando ci andremo e con quali obbiettivi. "La nostra economia dipenderà dalle risorse extraterrestri"


di ROSITA RIJTANO

13 gennaio 2014

UNA CASA su Marte? Non solo è una possibilità, ma diventerà presto un'esigenza. Per sopravvivere qui sulla Terra. Proprio così. L'International academy of astronautics ha creato un gruppo di ricerca con l’obiettivo di lavorare al primo "White cosmic study" dedicato all’esplorazione umana sul pianeta rosso. Lo studio definitivo sarà pubblicato solo nel 2015 ma un documento preliminare è stato presentato nei giorni scorsi al summit dei presidenti delle agenzie spaziali a Washington. (...)

"Human Mars Mission", missione umana su Marte, è il titolo dello studio. L’imperativo è cooperazione. Niente più rivalità. Sono sei i partner principali: Europa, Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone e Canada. L’obiettivo, però, è coinvolgere nel progetto sempre più nazioni, persino quelle che non si sono mai occupate di spazio, persino i Paesi in via di sviluppo (...) Il nostro modello è la Stazione spaziale internazionale (ISS). Ci sarà spazio per i piccoli contributi e ognuno potrà costruire un piccolo pezzo. Questa però è già una fase successiva. Lo scopo adesso è suscitare un interesse collettivo per un’indagine dettagliata".

Al momento "lo studio non è focalizzato sul design della missione", precisa Maria Antonietta Perino, altra italiana parte del team, responsabile dei programmi d’esplorazione in "Thales Alenia Space": l’azienda che guiderà le prossime trasferte di ExoMars, nel 2016 e nel 2018, alla ricerca di vita prebiotica sul pianeta rosso. (...) "Compito degli esperti sarà identificare i requisiti e gli avanzamenti tecnologici richiesti. Le tecnologie necessarie coinvolgono diversi settori: dalla propulsione, al controllo termico, passando per la protezione contro le radiazioni e la comunicazione. Oggi molte delle competenze richieste sono disponibili, ma sono necessari avanzamenti tecnici importanti: prima di tutto per la protezione dai raggi cosmici, poi per le risorse necessarie, senza dimenticare gli aspetti psicologici che gli astronauti dovranno affrontare. (...)

Professor Genta, possiamo già parlare di una data? Quando l’uomo metterà piede su Marte?
"Parlare di date è molto pericoloso in questo campo. Di date ne sono già state fatte tante e alla fine si rischia di perdere credibilità". L’idea è che per andare sul pianeta rosso ci vogliano ancora almeno venti o venticinque anni con una missione finanziata dalle agenzie spaziali. Un privato potrebbe tentare l’impresa anche prima. Ad esempio, "Mars One" (il progetto avviato nel 2011 dagli olandesi Bas Lansdorp e Arno Wielders ndr) promette di creare una colonia su Marte dal 2023. Il loro scopo è non tornare più sulla Terra, stabilirsi lì. Noi invece, al momento, puntiamo a un viaggio esplorativo: di andata e ritorno. (...)

Come mai tanto interesse per il pianeta rosso?
"Sono necessarie tre considerazioni: la prima è di carattere scientifico. Certe cose, con l’esplorazione robotica, sono impossibili da fare. Ne siamo sempre più consapevoli. Cercare la vita è molto difficile senza biologi e geologi che sul posto facciano le loro ricerche. C’è poi il discorso delle risorse. La nostra economia, in futuro, dipenderà dalle risorse extraterrestri. Certo, ci vorrà ancora del tempo ma, presto o tardi, dovremo cercare elementi utili altrove: sugli asteroidi, prima di tutto, poi sulla Luna e sul pianeta rosso. (...) Bisogna creare una società che ha base su molti pianeti. Marte è il primo. La sua superficie è uguale al totale di tutte le terre emerse sul nostro pianeta, quindi raddoppia lo spazio disponibile per l’umanità (...)".

Una volta su Marte, sarà possibile ricreare le condizioni di vita che esistono sulla Terra?
"Terraformare Marte, cioè renderlo simile alla Terra, è possibile ma le tecnologie necessarie sono ancora lontane dall’essere sviluppate. Ci vorranno tempi lunghissimi. Invece vivere su Marte, anche se in condizioni disagiate, si può. Oggi il grosso problema, più che la permanenza, è il viaggio".

Perché?
"Un esempio è la propulsione nucleare. Sul pianeta rosso si può andare in due modi: usando la propulsione chimica; o usando quella nucleare. Nel primo caso, per arrivare ci vogliono tra i sei e gli otto mesi. Con la propulsione nucleare ce ne vogliono quattro o cinque. Secondo me, è preferibile la seconda opzione perché durante il viaggio si è ‘immersi’ nelle radiazioni dello spazio interplanetario. (...)".

Come sarà il viaggio?
"Il primo passo è arrivare nell’orbita terrestre: la parte che richiede più energia. Usando una vecchia metafora, è come se ci trovassimo sul fondo di un pozzo e dobbiamo uscirne. Per farlo bisogna sviluppare dei vettori più grossi di quelli attuali. Niente di nuovo: si tratta di vettori della classe dell’Apollo americano, il Saturno V, e dell’Energia russo già creati negli anni ’70 e ’80. In orbita terrestre si costruisce il veicolo spaziale e si può passare alla fase successiva: il viaggio. Una volta arrivati vicino a Marte ci sono due alternative: o si frena con i motori, se si ha una propulsione sufficiente, o si frena aerodinamicamente con un passaggio nell’atmosfera marziana. A scendere sul pianeta è una capsula. Mentre la maggior parte della stazione spaziale rimane in orbita intorno al pianeta. Naturalmente, nel momento in cui si parte, bisogna già aver spedito con una finestra di lancio precedente tutto ciò che può servire agli astronauti: dall’habitat ai rover, i mezzi per spostarsi".

Quanto dovrebbe durare una missione del genere?
"Sarebbe bello fermarsi quattro o cinque mesi per far tutto ciò che si vuole. Purtroppo non è possibile. La scelta è drastica: o quaranta o 500 giorni. Una via di mezzo è esclusa perché i pianeti – compresi Marte e la Terra – girano intorno al Sole e, quindi, le occasioni ottimali per il ritorno si verificano solo in questi archi temporali".

Dagli anni Sessanta a oggi quasi due missioni su tre, fra quelle dirette su Marte, sono fallite. Qual è la percentuale di rischio accettabile per una spedizione umana?
"Non si può pensare di andare su Marte con la tecnologia attuale e fare una passeggiata. È una trasferta pericolosa. Nelle missioni Apollo si calcolava che il pericolo fosse del 10 per cento, mentre nelle missioni Shuttle scendesse all’uno, uno e mezzo per cento. Noi puntiamo all’uno per cento di rischio. (...)".

Quali sono i costi?
"Il costo si aggira intorno ai 500 miliardi però divisi in vent’anni e fra tutte le agenzie spaziali partecipanti. Però attenzione: non sono soldi che buttiamo su Marte ma che si spendono sulla Terra e che vanno a rivitalizzare l’economia del nostro pianeta".