orione2000
12-01-2014, 14:01
Improvvisamente,in una galassia nana distante 800 milioni di anni luce da noi situata nell'ammasso di galassie Abel 1795, una sorgente di raggi X si accende,e stranamente scompare qualche anno dopo. Il caso conduce a una sola conclusione:quello osservato era un estremo segnale di una stella avvicinatasi troppo a un buco nero,e l'immensa forza gravitazionale ha disintegrato la stella,facendogli emettere raggi X. L'evento comunque è abbastanza comune nell'Universo,ma la cosa che rende speciale questo accaduto è il fatto che sarebbe il primo caso ad essere osservato all'interno di una galassia relativamente "piccola",che contiene 700 milioni di stelle. Tra l'altro il buco nero non è affatto massiccio come i buchi neri supergiganti,bensì avrebbe alcune centinaia di migliaia di masse solari:quindi si tratta di un buco nero di taglia stellare,ma che appunto risulta più grande del normale. Questa categoria di buchi neri sono molto interessanti per gli astronomi:perché potrebbero risultare i progenitori di quelli supermassicci. Scoprire questi tipi di buchi neri,tra l'altro,può aiutare a capire come si siano evolute le prime galassie agli albori dell'Universo.
<<Gli scienziati sono alla ricerca di questi buchi neri di massa intermedia per decenni.Finora abbiamo raccolto molte informazioni su quelli piccoli e quelli molto grandi,ma quelli intermedi sono difficili da caratterizzare>> dice l'italiano Davide Donato presso il Goddard Space Flight Center (GSFC).
In teoria trovare questo buco nero sarebbe stato impossibile se non fossero state effettuate numerose osservazioni nell'arco di un lungo periodo di tempo:ma fortunatamente Chandra punta abitualmente questo ammasso di galassie per effettuare le sue calibrazioni.
<<La stella distrutta dal passaggio troppo ravvicinato al buco nero è inosservabile, ma la liberazione di energia durante la sua distruzione invece lo è. E lo studio dell’emissione osservata, la sua intensità ed evoluzione con il tempo, ha permesso di associarla in maniera convincente ad un fenomeno di distruzione mareale (tidal disruption, in inglese), escludendo altri fenomeni di interazione tra buco nero e materia per spiegare quanto osservato>>,spiega Stefano Covino dell'INAF,che insieme a Sergio Campana e Dino Fugazza hanno collaborato con Donato allo studio.
Fonte:Media INAF
Orione2000
<<Gli scienziati sono alla ricerca di questi buchi neri di massa intermedia per decenni.Finora abbiamo raccolto molte informazioni su quelli piccoli e quelli molto grandi,ma quelli intermedi sono difficili da caratterizzare>> dice l'italiano Davide Donato presso il Goddard Space Flight Center (GSFC).
In teoria trovare questo buco nero sarebbe stato impossibile se non fossero state effettuate numerose osservazioni nell'arco di un lungo periodo di tempo:ma fortunatamente Chandra punta abitualmente questo ammasso di galassie per effettuare le sue calibrazioni.
<<La stella distrutta dal passaggio troppo ravvicinato al buco nero è inosservabile, ma la liberazione di energia durante la sua distruzione invece lo è. E lo studio dell’emissione osservata, la sua intensità ed evoluzione con il tempo, ha permesso di associarla in maniera convincente ad un fenomeno di distruzione mareale (tidal disruption, in inglese), escludendo altri fenomeni di interazione tra buco nero e materia per spiegare quanto osservato>>,spiega Stefano Covino dell'INAF,che insieme a Sergio Campana e Dino Fugazza hanno collaborato con Donato allo studio.
Fonte:Media INAF
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