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Valerio Ricciardi
03-10-2023, 01:32
Le Monde

Cielo stellato e diritto all’oscurità

di ALESSANDRO TROCINO


Se vivesse oggi Kant avrebbe sicuramente qualche difficoltà a scovare «la legge morale dentro» di lui (le cose si son fatte confuse, caro Immanuel), ma di certo gli sarebbe quasi impossibile scorgere «il cielo stellato» sopra di lui. Al posto della volta celeste e dell’orsa maggiore vedrebbe una nebulosa di luci al neon, al massimo qualche drone di passaggio e un paio di pipistrelli indifferenti all’inquinamento luminoso.

I dati sono ancora più eloquenti: la via lattea è visibile a occhio nudo dall’80 per cento degli americani e solo dal 60 per cento degli europei. La luce è avanzata come un’armata invicibile in questi ultimi decenni: l’83 per cento della popolazione mondiale vive sotto un cielo rischiarato artificialmente. In Francia, scrive Catherine Rollot sul Monde, si accendono ogni sera 3,5 milioni di insegne luminose e 11 milioni di lampade.

Per decenni la luce è stata sempre sinonimo di benessere e di progresso (vedi alla voce illuminismo, secolo dei lumi). L’oscurità è stata associata alla paura, all’ignoranza, al male. Bisogna attendere gli anni 2000, e i primi studi di biologi, medici ed ecologisti, per scoprire gli effetti deleteri della luce artificiale sugli esseri viventi. Uccelli migratori disorientati, insetti che estinguono, riproduzione di pesci e alberi alterata dall’impazzimento dell’orologio biologico. Nell’uomo, la perturbazione del ciclo circadiano comporta stress, disturbi di ansietà, di sonno. Nel migliore dei casi rughe, nel peggiore aumenti del rischio di malattie cardiovascolari e tumori.

La battaglia di alcune associazioni, come l’Anpcen, fondata nel 1999, ha portato il legislatore francese a legiferare. Un decreto dell’ottobre 2022 obbliga tutti i Comuni a spegnere le pubblicità luminose tra l’una e le sei del mattino e le vetrine dei negozi dall’una alle sette, salvo eccezioni. Legge, però, largamente disattesa. La crisi energetica (l’illuminazione rappresenta il 40 per cento delle spese dei Comuni) porta in primo piano la necessità di spegnere la luce, dove possibile.

In Francia diventa sempre più forte un movimento che chiede di spegnere parzialmente o totalmente l’illuminazione pubblica e rivendica il diritto all’oscurità. E la sicurezza? È una delle prime richieste quando si teme un aumento della criminalità. Ma la correlazione tra buio e crimine, scrive Le Monde, non è mai stata provata. È provata semmai la crescita di una sensazione di insicurezza, di un’angoscia, che è quello dell’incognito.

Ci sono alcune zone della Francia che, in base a una legge del 2016, sono definite «paesaggi notturni» e qui le luci devono stare spente. Per riconquistare la biodiversità della natura e per esercitare il diritto all’oscurità. C’è un crescente «astroturismo» che esce dai planetari e si esercita en plein air. Per esempio si può prenotare, alla non modica cifra di 519 euro, una stanza per una notte sulla vetta del Pic du Midi, negli Alti Pirenei, per contemplare la Via Lattea. Ma c’è un’attesa di un annetto, per prenotare. Si moltiplicano le iniziative commerciali. Cene e concerti candlelight, a lume di candela. A Parigi c’è un ristorante, fondato da Edouard de Broglie, dove si cena nella quasi completa oscurità.

La notte stellata è minacciata anche dal cambiamento climatico. Perché il caldo delle grandi città spingerà sempre più attività a spostarsi di notte. Aumentando il tasso di illuminazione notturno. Gli astronomi hanno coniato un neologismo: «noctalgia», «dolore del cielo». Ma anche più romanticamente, nostalgia della notte.

(Già che siamo a Parigi, vale la citazione dell’ultra romantica poesia di Jacques Prévert: «Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte / Il primo per vederti tutto il viso / Il secondo per vederti gli occhi / L’ultimo per vedere la tua bocca / E tutto il buio per ricordarmi queste cose / Mentre ti stringo fra le braccia»).