Angelo_C
04-08-2022, 20:39
Premessa.
Questo 3D lo mettiamo tra le "letture estive", da leggere solo se non si ha nulla di meglio da fare. ;) :biggrin: :angel:
Da appassionato di binocoloni "classici" (quelli dritti per intenderci), sto sempre attento ad eventuali nuove uscite.
Nonostante il titolo "di richiamo", più che all'ingrandimento in se, mi riferisco più ai formati di binocolo con P.U. inferiori ai classici 4 mm e obiettivi dai 60 mm in sù, pupille che dall'avvento dei binocoloni angolati vengono sempre più utilizzate, ma che sono sempre state "rare" nei binocoli giganti "classici".
Recentemente ho notato due "new entry", manco a dirlo sempre da parte di APM (come venditore ammetto che non mi sta simpatico, ma Markus Ludes non si può negare sia un innovatore); da non molto il nostro (che da anni ha una solidissima partnership con il consorzio di fabbriche cinesi Kunming United Optics) ha "svecchiato" la gloriosa serie di binocoli dritti di derivazione militare BA8 (in commercio ormai dal 2005/2006), introducendo la serie MS con scafo in magnesio e obiettivi ED (e nuovi oculari con campo un po più spianato).
Ecco, a rimpolpare l'offerta di questa tipologia di binocoli, si sono aggiunti un 34x80 e un 40x110 entrambi ED ovviamente; parto da qui per un "piccolo" (si fa per dire) excursus su questi binocoli dal formato così particolare.
Possedendo da ormai quasi 10 anni (2013) un Vixen Ark 30x80 e aver avuto la fortuna di provare il Docter Aspectem 40x80 ED, ho avuto modo di apprezzare questi formati "estremi", con P.U. di 3 mm o inferiore; visto che in molti casi i "per" in più fanno la differenza tra il vedere e il non vedere sotto cieli men che perfetti, mentre sotto cieli degni ci si avvicina all'ingrandimento risolvente (e nel caso del Docter, lo si raggiunge), permettendo di "sgranare" alcuni oggetti del cielo profondo, pur mantenedo il campo "da binocolo" e soprattutto la rilassante ed efficiente visione a due occhi, senza escludere l'impagabile comodità di gestione di uno strumento realmente "monoblocco".
Il titolo recita "il ritorno..." perché questi formati, forse proprio perché "estremi", erano un po spariti dall'orizzonte commerciale, almeno per quelli di una certa qualità (mentre di "bagagli" da 30x e più a 100/200, sui vari amazon & Co. se ne trovano in quantità) :wtf: visto che sono sempre apparsi sporadicamente, forse anche per "colpa" dei nuovi e ben più flessibili binocoloni angolati con oculari intercambiabili con standard da 31,8 mm, ottiche ED in grado di rendere ottimamente anche ad ingrandimenti di 50x o più.
A parte dei veri "pezzi d'arte" come il Takahashi Astronomer 22x60 (P.U. 2,7 mm) in fluorite (fatto con due obiettivi dell'FS 60C), lo Zeiss 20x60S (stabilizzato meccanico ancora in produzione) e il Docter Aspectem 40x80 ED (84° di campo tutti spianati, tutti perfetti); gli unici che si imbarcarono negli anni '80 nel fare un binocolo da 80 mm con più di 20 ingrandimenti fu Vixen con il 30x80 BWCF, poi "rinverdito" nei primi anni 2000 con la serie ARK, a cui si aggiunsero il "clone" Opticron Observation 30x80 WP (praticamente lo stesso Vx rimarchiato) e l'Helios Stellar 30x80 (progetto originale, molto in stile Nikon).
Il loro progetto era di concezione classica (risalendo appunto alla fine degli anni '70), quindi doppietto cementato (tipo Clairaut) acromatico, qualitativamente ottime ottiche, ben lavorate, ben lucidate, ma appunto "solo" acromatiche, anche gli oculari a grande campo da 72°, sono su base dello schema (anche questo classico) Erfle che non riesce a spianare tutto il campo (dopo il 70% di questo, i bordi vanno fuori fuoco), a differenza dei millemila 20x80 venduti a due noccioline, questi avevano una buona meccanica, con il "ponte" dei due oculari che fletteva poco e lo chassis che manteneva la collimazione, infatti il prezzo non era esattamente popolare, ma nemmeno roba da mettere da parte stipendi interi.
Questi modelli, sono andati fuori produzione nella prima metà del 2010.
Nel frattempo, come detto sopra la serie BA8 è uscita intorno al 2005, ma non vi erano formati con P.U. particolarmente piccole, c'erano solo due formati con P.U. di 3,9 mm (appena al di sotto di quella "canonica" di 4 mm), il 22x85 mm (praticamente un 20x80 "dopato") e il gigantesco 28x110; come già detto, questi avevano chassis di derivazione militare, ottima meccanica, resistente, pesante (tutto alluminio) e con sistema di messa a fuoco individuale, anche qui ottime ottiche ma acromatiche e oculari grandangolari, non in grado di spianare completamente il campo. Da qui il "corpo" della serie BA8 è stato usato (e lo si usa ancora) per la sperimentazione di vari prototipi, poi entrati in (piccola) produzione.
Nel 2008 ci provò William Optics e sulla base di uno chassis BA8 utilizzò due obiettivi ED in fpl51 da 70 mm, che equipaggiavano i suoi rifrattori Zenithstar 70/430 (come ai tempi fece Takahashi impiegando due obiettivi del rifrattore FS 60C per il suo Astronomer), creo il WO 22x70 apo (P.U. 3,2 mm) eccellente binocolo (ne posseggo un esemplare), con molti pregi e qualche difetto.
I PRO sono l'eccellente qualità ottica (non è APO, ma un ottimo ED si), meccanica solida e collaudata, ha una chicca che non ho visto in nessun altro binocolo (e che ne denota la vocazione astrofila), ovvero dei paraluce estraibili estremamente lunghi che si estendono per ben 70 mm, rispettando la regola che recita che un paraluce correttamente dimensionato, debba avere una estrazione almeno pari al diametro dell'ottica, questi inoltre sono completamente in metallo.
I CONTRO sono il peso di ben 4 kg (la sostanza pesa putroppo) e degli oculari non all'altezza delle ottiche (anche questi spianano il campo fino a circa il 75%, dopo è necessaria una ritoccatina al fuoco), nei quali inoltre non è prevista la filettatura per filtri astronomici da 31,8 mm, invece presente in altri binocoli dalla stessa vocazione.
William Optics con questo binocolo si fermò al primo lotto, praticamente all'esaurimento degli obiettivi dello Zenithstar 70, andati fuori produzione in occasione del rinnovo della gamma dei loro strumenti (obiettivi di diametri e focali diverse) e non pensò di aggiornare il modello, magari equipaggiandolo con due obiettivi della nuova produzione (c'era ad esempio il nuovo doppietto da 71 mm) e magari due oculari migliori.
Fine prima parte...
Questo 3D lo mettiamo tra le "letture estive", da leggere solo se non si ha nulla di meglio da fare. ;) :biggrin: :angel:
Da appassionato di binocoloni "classici" (quelli dritti per intenderci), sto sempre attento ad eventuali nuove uscite.
Nonostante il titolo "di richiamo", più che all'ingrandimento in se, mi riferisco più ai formati di binocolo con P.U. inferiori ai classici 4 mm e obiettivi dai 60 mm in sù, pupille che dall'avvento dei binocoloni angolati vengono sempre più utilizzate, ma che sono sempre state "rare" nei binocoli giganti "classici".
Recentemente ho notato due "new entry", manco a dirlo sempre da parte di APM (come venditore ammetto che non mi sta simpatico, ma Markus Ludes non si può negare sia un innovatore); da non molto il nostro (che da anni ha una solidissima partnership con il consorzio di fabbriche cinesi Kunming United Optics) ha "svecchiato" la gloriosa serie di binocoli dritti di derivazione militare BA8 (in commercio ormai dal 2005/2006), introducendo la serie MS con scafo in magnesio e obiettivi ED (e nuovi oculari con campo un po più spianato).
Ecco, a rimpolpare l'offerta di questa tipologia di binocoli, si sono aggiunti un 34x80 e un 40x110 entrambi ED ovviamente; parto da qui per un "piccolo" (si fa per dire) excursus su questi binocoli dal formato così particolare.
Possedendo da ormai quasi 10 anni (2013) un Vixen Ark 30x80 e aver avuto la fortuna di provare il Docter Aspectem 40x80 ED, ho avuto modo di apprezzare questi formati "estremi", con P.U. di 3 mm o inferiore; visto che in molti casi i "per" in più fanno la differenza tra il vedere e il non vedere sotto cieli men che perfetti, mentre sotto cieli degni ci si avvicina all'ingrandimento risolvente (e nel caso del Docter, lo si raggiunge), permettendo di "sgranare" alcuni oggetti del cielo profondo, pur mantenedo il campo "da binocolo" e soprattutto la rilassante ed efficiente visione a due occhi, senza escludere l'impagabile comodità di gestione di uno strumento realmente "monoblocco".
Il titolo recita "il ritorno..." perché questi formati, forse proprio perché "estremi", erano un po spariti dall'orizzonte commerciale, almeno per quelli di una certa qualità (mentre di "bagagli" da 30x e più a 100/200, sui vari amazon & Co. se ne trovano in quantità) :wtf: visto che sono sempre apparsi sporadicamente, forse anche per "colpa" dei nuovi e ben più flessibili binocoloni angolati con oculari intercambiabili con standard da 31,8 mm, ottiche ED in grado di rendere ottimamente anche ad ingrandimenti di 50x o più.
A parte dei veri "pezzi d'arte" come il Takahashi Astronomer 22x60 (P.U. 2,7 mm) in fluorite (fatto con due obiettivi dell'FS 60C), lo Zeiss 20x60S (stabilizzato meccanico ancora in produzione) e il Docter Aspectem 40x80 ED (84° di campo tutti spianati, tutti perfetti); gli unici che si imbarcarono negli anni '80 nel fare un binocolo da 80 mm con più di 20 ingrandimenti fu Vixen con il 30x80 BWCF, poi "rinverdito" nei primi anni 2000 con la serie ARK, a cui si aggiunsero il "clone" Opticron Observation 30x80 WP (praticamente lo stesso Vx rimarchiato) e l'Helios Stellar 30x80 (progetto originale, molto in stile Nikon).
Il loro progetto era di concezione classica (risalendo appunto alla fine degli anni '70), quindi doppietto cementato (tipo Clairaut) acromatico, qualitativamente ottime ottiche, ben lavorate, ben lucidate, ma appunto "solo" acromatiche, anche gli oculari a grande campo da 72°, sono su base dello schema (anche questo classico) Erfle che non riesce a spianare tutto il campo (dopo il 70% di questo, i bordi vanno fuori fuoco), a differenza dei millemila 20x80 venduti a due noccioline, questi avevano una buona meccanica, con il "ponte" dei due oculari che fletteva poco e lo chassis che manteneva la collimazione, infatti il prezzo non era esattamente popolare, ma nemmeno roba da mettere da parte stipendi interi.
Questi modelli, sono andati fuori produzione nella prima metà del 2010.
Nel frattempo, come detto sopra la serie BA8 è uscita intorno al 2005, ma non vi erano formati con P.U. particolarmente piccole, c'erano solo due formati con P.U. di 3,9 mm (appena al di sotto di quella "canonica" di 4 mm), il 22x85 mm (praticamente un 20x80 "dopato") e il gigantesco 28x110; come già detto, questi avevano chassis di derivazione militare, ottima meccanica, resistente, pesante (tutto alluminio) e con sistema di messa a fuoco individuale, anche qui ottime ottiche ma acromatiche e oculari grandangolari, non in grado di spianare completamente il campo. Da qui il "corpo" della serie BA8 è stato usato (e lo si usa ancora) per la sperimentazione di vari prototipi, poi entrati in (piccola) produzione.
Nel 2008 ci provò William Optics e sulla base di uno chassis BA8 utilizzò due obiettivi ED in fpl51 da 70 mm, che equipaggiavano i suoi rifrattori Zenithstar 70/430 (come ai tempi fece Takahashi impiegando due obiettivi del rifrattore FS 60C per il suo Astronomer), creo il WO 22x70 apo (P.U. 3,2 mm) eccellente binocolo (ne posseggo un esemplare), con molti pregi e qualche difetto.
I PRO sono l'eccellente qualità ottica (non è APO, ma un ottimo ED si), meccanica solida e collaudata, ha una chicca che non ho visto in nessun altro binocolo (e che ne denota la vocazione astrofila), ovvero dei paraluce estraibili estremamente lunghi che si estendono per ben 70 mm, rispettando la regola che recita che un paraluce correttamente dimensionato, debba avere una estrazione almeno pari al diametro dell'ottica, questi inoltre sono completamente in metallo.
I CONTRO sono il peso di ben 4 kg (la sostanza pesa putroppo) e degli oculari non all'altezza delle ottiche (anche questi spianano il campo fino a circa il 75%, dopo è necessaria una ritoccatina al fuoco), nei quali inoltre non è prevista la filettatura per filtri astronomici da 31,8 mm, invece presente in altri binocoli dalla stessa vocazione.
William Optics con questo binocolo si fermò al primo lotto, praticamente all'esaurimento degli obiettivi dello Zenithstar 70, andati fuori produzione in occasione del rinnovo della gamma dei loro strumenti (obiettivi di diametri e focali diverse) e non pensò di aggiornare il modello, magari equipaggiandolo con due obiettivi della nuova produzione (c'era ad esempio il nuovo doppietto da 71 mm) e magari due oculari migliori.
Fine prima parte...