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Visualizza Versione Completa : Il Pianeta Rosso e la vita fuori dalla Terra



Angela Castorelli
20-10-2020, 21:52
Come pone in risalto Ida Bozzi nel primo articolo di un interessante approfondimento apparso sul numero de "La Lettura" allegato al Corriere della Sera di Domenica 11 ottobre, sul tema della vita nello spazio, mai come negli ultimi anni la ricerca della vita fuori dalla Terra è stata tanto intensa. L'impulso è venuto anche dalla scoperta, già nel secolo scorso, dei pianeti extrasolari: il primo confermato, nel 1992, è un pianeta che ruota intorno alla pulsar Lich a quasi mille anni luce dalla Terra. Da allora ne sono stati individuati migliaia, grazie a metodi astronomici come i transiti orbitali che portano al calo di luminosità della stella. Però restano mondi lontani e difficili da esaminare: sappiamo che alcuni ruotano intorno alle loro stelle nella cosiddetta "goldilocks" ("riccioli d'oro"), cioè entro la distanza in cui l'acqua può essere liquida in superficie, quella che occupa anche la Terra intorno al Sole, e ci aspettiamo che le sorprese sulla vita aliena possano venire da lì. Ad esempio, i due esopianeti che ruotano intorno alla stella Teegarden, a 12 anni luce da noi, dovrebbero avere una temperatura di superficie tra -59 e 50°. Anche il pianeta Kepler-442 b (gli esopianeti hanno il nome della stella, più una lettera minuscola, dalla b in avanti; la Terra sarebbe "Sole d") è in una posizione perfino più "goldilocks" della nostra; peccato che sia a 1.100 anni luce da noi, difficile da studiare e da raggiungere. Ma la corsa alla scoperta della vita ha fatto passi da gigante soprattutto per quanto riguarda i corpi celesti dentro al Sistema solare: più vicini, più studiati, raggiungibili, sono i candidati migliori. E così sono numerose le missioni spaziali in corso o in programma che hanno come scopo la ricerca di forme di vita aliena o di tracce organiche. E di tracce ce ne sono tante. Un "topos" su cui si stanno concentrando in particolare le agenzie spaziali è proprio Marte. "Un obiettivo prioritario per vari motivi-spiega l'astrofisico e astrobiologo John Robert Brucato, primo ricercatore dell'Inaf di Arcetri (Firenze), dove è capo del Laboratorio di Astrobiologia-in primo luogo perchè è abbastanza simile alla Terra, come è stato appurato in varie missioni. In questo momento è in viaggio Perseverance, il rover della Nasa che passeggerà su Marte, preleverà campioni e li chiuderà in contenitori sigillati che verranno poi recuperati da una futura missione congiunta americana ed europea, Nasa-Esa, che li porterà sulla Terra. Qui verranno studiati con tecniche sofisticate, ma saranno conservati in luoghi ad alto contenimento biologico, trattati come virus e isolati perchè potrebbero contenere resti o forme biologiche". Le missioni verso il pianeta rosso sono così numerose che viene da chiedersi se non sia proprio Marte il primo luogo su cui troveremo la vita aliena (presente, passata o futura). Prosegue Brucato: "Non c'è un elemento solo, sono tanti segnali diversi. E forti: il primo è la presenza di acqua liquida, confermata dal radar (lo strumento italiano Marsis sulla sonda europea Mars Express). Nel sottosuolo di Marte c'è acqua salata, e abbiamo le prove che l'acqua sia stata presente anche in superficie. E c'è l'argilla, con tutta la sua aura "religiosa", la creta in cui la Bibbia dice sia stato plasmato l'uomo; ebbene, l'argilla ha in effetti la capacità di trattenere la materia organica. Nel 2022 Exomars (delle agenzie europea e russa) scaverà fino a 2 metri il terreno per cercare tracce di vita passata. In più, il metano scoperto sul pianeta fa pensare al processo metabolico di certi batteri. E sappiamo che nei terreni aridi terrestri, come il deserto di Atacama, i microorganismi sopravvivono sotto le rocce. La vita, se c'è stata, può aver trovato nicchie in cui nascondersi. Altra evidenza è che Marte e Terra si sono scambiati materiale in vari modi".