Val_Ter
01-04-2019, 22:11
A volte ho pensieri che non condivido, diceva Ennio Flaiano.
Mai avrei pensato, dopo cosi' tanti anni, di tornare a quella che fu la prima, vera, forse unica passione della mia adolescenza.
Certo sono passati tanti anni, almeno trentacinque, e molto e' cambiato.
Iniziai da ragazzo che avevo quindici anni, con un classico 114/900, e per tre, quattro anni non feci altro che lavorarci, osservare, fare foto.
A quei tempi fare foto voleva dire tempi di posa di minimo venti minuti per le stelle, e poi c'era il passaggio in camera oscura.
Ricordo ancora l'odore dell'idrochinone dello sviluppo, la pellicola Ilford comprata a metri, le risme di carta avvolte nel sacchetto nero, i bagni di sviluppo-arresto-fissaggio, i crateri lunari che man mano apparivano in fondo alla bacinella.
Ricordo la brezza di certe notti estive sul terrazzo della casa di campagna, con un cielo gravido di stelle che letteralmente incombeva sulla mia testa, il rumore del motorino passo passo dell'inseguimento, l'occhio attaccato all'oculare con la stella guida al centro del reticolo.
Le prime sigarette fumate di nascosto che tanto erano tutti a dormire, lo spavento quando qualche rumore notturno si faceva troppo vicino, le meravigliose esplosioni di stelle nell'oculare di certi ammassi aperti.
Le passioni quando sei giovane sono cosi': intense, totali, assolute.
E brevi.
Com'era arrivata, passo': le prime ragazze, le sere con gli amici, l'universita' prima, il lavoro poi, e ogni anno qualche luce in piu' accesa a cancellare qualche stella dal cielo, la magia che si perdeva, lo stupore che finiva, insieme alla raccolta di riviste d'astronomia e al telescopio su uno scaffale in cantina.
Del resto da Torino cosa si poteva vedere, ormai.
Fini' come con certe ex, di cui non vuoi piu' sapere nulla perche' in fondo temi che se la stiano passando assai meglio di te, e piano piano dimenticai.
Certo qualcosa nel profondo resto', come una consapevolezza, la sensazione delle proporzioni immense di quanto ci circonda non lassu', ma la' fuori, e di quanto piccoli, di poco conto siano i nostri affanni, le nostre vite se paragonate a tutto quello che avevo intravisto in quelle sere, in quel cielo gremito di stelle.
Dicono che si diventa vecchi quando e' piu' facile scrivere un libro che leggerne uno. Vivo un'eta' in cui sono ancora troppo giovane per essere vecchio e troppo vecchio per essere giovane ma, soprattutto, c'e' un libro lasciato a meta' tanti anni fa che vorrei finire di leggere e forse e' arrivato il momento giusto per farlo.
Il vecchio telescopio non ce l'ho piu' ma ne ho comprato uno nuovo e non abito piu' in citta', il cielo qui dove sono ora e' un pochino meglio, anche se e' ben lontano da quello dei miei ricordi, forse posso provare a riprendere da dove avevo lasciato.
Ho visto questo forum e l'ho trovato interessante e ben fatto, del resto degli astrofili ho un ottimo ricordo, e quindi perche' no, proviamo.
Ciao a tutti, mi chiamo Valter, e scrivo da una frazione di Chivasso...
Mai avrei pensato, dopo cosi' tanti anni, di tornare a quella che fu la prima, vera, forse unica passione della mia adolescenza.
Certo sono passati tanti anni, almeno trentacinque, e molto e' cambiato.
Iniziai da ragazzo che avevo quindici anni, con un classico 114/900, e per tre, quattro anni non feci altro che lavorarci, osservare, fare foto.
A quei tempi fare foto voleva dire tempi di posa di minimo venti minuti per le stelle, e poi c'era il passaggio in camera oscura.
Ricordo ancora l'odore dell'idrochinone dello sviluppo, la pellicola Ilford comprata a metri, le risme di carta avvolte nel sacchetto nero, i bagni di sviluppo-arresto-fissaggio, i crateri lunari che man mano apparivano in fondo alla bacinella.
Ricordo la brezza di certe notti estive sul terrazzo della casa di campagna, con un cielo gravido di stelle che letteralmente incombeva sulla mia testa, il rumore del motorino passo passo dell'inseguimento, l'occhio attaccato all'oculare con la stella guida al centro del reticolo.
Le prime sigarette fumate di nascosto che tanto erano tutti a dormire, lo spavento quando qualche rumore notturno si faceva troppo vicino, le meravigliose esplosioni di stelle nell'oculare di certi ammassi aperti.
Le passioni quando sei giovane sono cosi': intense, totali, assolute.
E brevi.
Com'era arrivata, passo': le prime ragazze, le sere con gli amici, l'universita' prima, il lavoro poi, e ogni anno qualche luce in piu' accesa a cancellare qualche stella dal cielo, la magia che si perdeva, lo stupore che finiva, insieme alla raccolta di riviste d'astronomia e al telescopio su uno scaffale in cantina.
Del resto da Torino cosa si poteva vedere, ormai.
Fini' come con certe ex, di cui non vuoi piu' sapere nulla perche' in fondo temi che se la stiano passando assai meglio di te, e piano piano dimenticai.
Certo qualcosa nel profondo resto', come una consapevolezza, la sensazione delle proporzioni immense di quanto ci circonda non lassu', ma la' fuori, e di quanto piccoli, di poco conto siano i nostri affanni, le nostre vite se paragonate a tutto quello che avevo intravisto in quelle sere, in quel cielo gremito di stelle.
Dicono che si diventa vecchi quando e' piu' facile scrivere un libro che leggerne uno. Vivo un'eta' in cui sono ancora troppo giovane per essere vecchio e troppo vecchio per essere giovane ma, soprattutto, c'e' un libro lasciato a meta' tanti anni fa che vorrei finire di leggere e forse e' arrivato il momento giusto per farlo.
Il vecchio telescopio non ce l'ho piu' ma ne ho comprato uno nuovo e non abito piu' in citta', il cielo qui dove sono ora e' un pochino meglio, anche se e' ben lontano da quello dei miei ricordi, forse posso provare a riprendere da dove avevo lasciato.
Ho visto questo forum e l'ho trovato interessante e ben fatto, del resto degli astrofili ho un ottimo ricordo, e quindi perche' no, proviamo.
Ciao a tutti, mi chiamo Valter, e scrivo da una frazione di Chivasso...