cherubino
15-04-2013, 20:14
http://www.dark-star.it/astronomia/test-strumentali/il-rapporto-1-10/
Non si tratta del rapporto di demoltiplicazione dei moderni focheggiatori, ma dell’eterno dilemma che, prima o poi, divora ogni astrofilo dopo il primo contatto con il cielo.
Non ne è esente nessuno, almeno tra le mie conoscenze. La “strumentite” è una malattia che tende a dilagare e, benché celi una innata e sana curiosità, non sempre porta a risultati migliori di quelli da cui si parte.
L’idea di scrivere qualcosa a riguardo è latente in me da tempo, ma ha preso corpo ultimamente grazie a tre strumenti in particolare: un piccolo rifrattore da 60mm di apertura e 910 mm. di focale, un rifrattore da 102/880 e uno Schmidt Cassegrain da 304mm.
La domanda che frulla in testa è la solita: “se avessi uno strumento simile a quello che già posseggo ma molto meglio realizzato e conseguentemente molto più costoso, vedrei di più e meglio?”
Mi giungono numerose mail in cui si chiedono lumi su questo o quello strumento, su quanto si “guadagnerebbe” in termini prestazionali se si abbandonasse il “mass market” per sposare il “top level”, e le risposte, al di là dell’ovvio, non sono mai facili o scontate.
I PICCOLI STRUMENTI
Vorrei cominciare dal “minimo” perché, citando EG CHEN, “è sempre dal molto piccolo che tutto ha inizio”.
Immaginiamo il primo passo (o uno dei possibili) per l’astrofilo desideroso di ammirare le stelle: il rifrattore da 60mm. Anzi, immaginiamone due di questi rifrattori. Da una parte un comune 60/910 Fraunhofer (il classico piccolo rifrattore aperto a f15 che ha fatto un po’ la storia dell’osservazione amatoriale nella seconda metà del secolo scorso), dall’altra un correttissimo e raro 63/840 Steinheil (obiettivamente considerato il re dei rifrattori di pari apertura, sia per lavorazione, correzione ottica, blasone e costo).
Nello specifico un Revue 60/910, il cui valore sul mercato non supera i 100 euro (solo tubo ottico) e uno Zeiss AS-63/840 (la versione più corretta di quello che è diventato il “Telementor”) il cui valore è di dieci volte maggiore e si attesta sui 1000 euro.
Il primo è considerato poco più che un giocattolo, il secondo un oggetto di “culto” per cui si è disposti a spendere, certi delle sue prestazioni di assoluto rilievo e forti del nome Zeiss, da sempre sinonimo di altissima qualità ottica.
Non parliamo del più banale “Telementor”, che di fatto è e resta uno strumento notevole, ma che consente una correzione cromatica di circa il 20/30% inferiore alla versione “AS” per stessa ammissione della Carl Zeiss del tempo.
Il confronto sembrerebbe impari ma è davvero così? Per scoprirlo ho testato entrambi gli strumenti (in mio possesso da tempo) sia in notti differenti che in un testa a testa.
Se si posso legittimamente considerare i raffronti a distanza poco indicativi, non si può non accettare che una comparazione effettuata con i telescopi posti uno fianco all’altro, nelle medesime condizioni atmosferiche e con l’utilizzo degli stessi treni ottici, possa essere probante.
Assente la Luna (nella notte di confronto diretto) i target sono stati quattro: il sistema doppio nel Leone che porta il nome di Algieba, l’altro sistema doppio nella testa dei Gemelli conosciuto come Castore, il pianeta Saturno, e la stella doppia Alula Australis nell’Orsa Maggiore.
Il test è stato effettuato dalla periferia di Milano, in un contesto di parco generalmente graziato da un seeing buono, usando un diagonale William Optics dielettrico di media qualità (anche se di costo medio/alto) e oculari Takahashi serie LE nelle focali di 24-18-12,5-7,5-5, e 2,8 mm. + qualche altro oculare di differente produzione.
Nell’osservazione di Algieba si sono riscontrate differenze minime ma indicative.
In entrambi gli strumenti la separazione è molto facile e l’immagine delle componenti stellari parimenti incisa e pulita. Lo Zeiss fornisce una tonalità lievemente più calda, tanto che la cromia della secondaria è vicina a quella della stella principale mentre nel Revue si nota una maggiore dominante grigio/azzurra (comunque molto lieve). Non vi è alcuna differenza di rilievo tra i due strumenti se non nella percezione delle stelle deboli di campo che appaiono più facili nello Zeiss. Forse per via dell’apertura lievemente superiore (63mm. contro 60mm.) o della maggiore “trasparenza” del doppietto tedesco. Il confronto risulta per questo a lieve appannaggio dell’AS-63 ma la differenza è limitata. Lo Zeiss tende invece a farsi amare maggiormente agli ingrandimenti alti, anzi altissimi per questa classe di apertura. L’oculare da 2,8mm. offre circa 325x nel Revue e 300x nello Zeiss, che a questo potere permette una focalizzazione più netta e una immagine più definita.
Discorso analogo può essere fatto per l’osservazione di Castore, dove lo Zeiss evidenzia una maggiore propensione a mantenere l’immagine pulitissima a poteri molto alti. Anche qui, comunque, la differenza è davvero “suitable”.
Saturno riesce a mettere in evidenza maggiori differenze, anche se queste restano accettabilmente marginali. Finché i poteri si mantengono prossimi ai 100x (oculare TMB da 9mm). è davvero difficile scovare un valido motivo per spendere i soldi necessari all’acquisto dello Zeiss. Entrambi gli strumenti mostrano un buon contrasto e una pulizia di immagine simile. Anche salendo al limite “logico” importo dall’oculare da 5mm. (che offre 182x nel Revue e 168x nello Zeiss) la divisione di Cassini, benché non mastodontica, è ben percepibile in entrambi, così come una banda tropicale sul disco e un gradiente luminoso nella zona della calotta polare. Lo Zeiss appare lievemente più inciso ma è complice in questo il minore ingrandimento offerto a parità di oculare.
La sensazione è che lo Zeiss sia più luminoso e che possa quindi offrire una maggiore saturazione dei colori. Tentativi a ingrandimenti maggiori dei 200x si rivelano infruttuosi, più che altro per la modesta altezza sull’orizzonte del pianeta.
La doppia Alula Australis è un sistema binario con separazione al di sopra delle possibilità fisiche di rifrattori da 6 cm. Le sue componenti sottendono un angolo di circa 1,7 secondi d’arco e andare a scovarle è una impresa. Numeri a parte, entrambi gli strumenti mostrano chiaramente la natura doppia del sistema. Le stelle che lo compongono, di magnitudine quasi uguale, appaiono interpolate a formare un “8” stretto o, meglio, una arachide. A 300 e più ingrandimenti gli strumenti sono entrambi “alla corda” ma lo Zeiss risulta più inciso e pulito: una differenza palpabile ma relativamente poco utile vista la natura “estrema” dell’osservazione.
Il blasonato AS-63 risulta migliore, soprattutto quando si vuole spingere lo strumento oltre i 120 ingrandimenti per pollice (valore altissimo e francamente limitato a pochi soggetti), ma se ci si limita ai più convenzionali (per rifrattori di questo diametro) 80 ingrandimenti per pollice, il divario è sottile.
In conclusione si può affermare che lo Zeiss è superiore, non di tantissimo ma lo è. E’ più inciso ai poteri molto alti e offre una “trasparenza” maggiore che permette di cogliere più facilmente stelle deboli e al limite della percezione. A parità di prezzo lo preferirei, ma con il rapporto 1:10 come la mettiamo?
Paolo
Non si tratta del rapporto di demoltiplicazione dei moderni focheggiatori, ma dell’eterno dilemma che, prima o poi, divora ogni astrofilo dopo il primo contatto con il cielo.
Non ne è esente nessuno, almeno tra le mie conoscenze. La “strumentite” è una malattia che tende a dilagare e, benché celi una innata e sana curiosità, non sempre porta a risultati migliori di quelli da cui si parte.
L’idea di scrivere qualcosa a riguardo è latente in me da tempo, ma ha preso corpo ultimamente grazie a tre strumenti in particolare: un piccolo rifrattore da 60mm di apertura e 910 mm. di focale, un rifrattore da 102/880 e uno Schmidt Cassegrain da 304mm.
La domanda che frulla in testa è la solita: “se avessi uno strumento simile a quello che già posseggo ma molto meglio realizzato e conseguentemente molto più costoso, vedrei di più e meglio?”
Mi giungono numerose mail in cui si chiedono lumi su questo o quello strumento, su quanto si “guadagnerebbe” in termini prestazionali se si abbandonasse il “mass market” per sposare il “top level”, e le risposte, al di là dell’ovvio, non sono mai facili o scontate.
I PICCOLI STRUMENTI
Vorrei cominciare dal “minimo” perché, citando EG CHEN, “è sempre dal molto piccolo che tutto ha inizio”.
Immaginiamo il primo passo (o uno dei possibili) per l’astrofilo desideroso di ammirare le stelle: il rifrattore da 60mm. Anzi, immaginiamone due di questi rifrattori. Da una parte un comune 60/910 Fraunhofer (il classico piccolo rifrattore aperto a f15 che ha fatto un po’ la storia dell’osservazione amatoriale nella seconda metà del secolo scorso), dall’altra un correttissimo e raro 63/840 Steinheil (obiettivamente considerato il re dei rifrattori di pari apertura, sia per lavorazione, correzione ottica, blasone e costo).
Nello specifico un Revue 60/910, il cui valore sul mercato non supera i 100 euro (solo tubo ottico) e uno Zeiss AS-63/840 (la versione più corretta di quello che è diventato il “Telementor”) il cui valore è di dieci volte maggiore e si attesta sui 1000 euro.
Il primo è considerato poco più che un giocattolo, il secondo un oggetto di “culto” per cui si è disposti a spendere, certi delle sue prestazioni di assoluto rilievo e forti del nome Zeiss, da sempre sinonimo di altissima qualità ottica.
Non parliamo del più banale “Telementor”, che di fatto è e resta uno strumento notevole, ma che consente una correzione cromatica di circa il 20/30% inferiore alla versione “AS” per stessa ammissione della Carl Zeiss del tempo.
Il confronto sembrerebbe impari ma è davvero così? Per scoprirlo ho testato entrambi gli strumenti (in mio possesso da tempo) sia in notti differenti che in un testa a testa.
Se si posso legittimamente considerare i raffronti a distanza poco indicativi, non si può non accettare che una comparazione effettuata con i telescopi posti uno fianco all’altro, nelle medesime condizioni atmosferiche e con l’utilizzo degli stessi treni ottici, possa essere probante.
Assente la Luna (nella notte di confronto diretto) i target sono stati quattro: il sistema doppio nel Leone che porta il nome di Algieba, l’altro sistema doppio nella testa dei Gemelli conosciuto come Castore, il pianeta Saturno, e la stella doppia Alula Australis nell’Orsa Maggiore.
Il test è stato effettuato dalla periferia di Milano, in un contesto di parco generalmente graziato da un seeing buono, usando un diagonale William Optics dielettrico di media qualità (anche se di costo medio/alto) e oculari Takahashi serie LE nelle focali di 24-18-12,5-7,5-5, e 2,8 mm. + qualche altro oculare di differente produzione.
Nell’osservazione di Algieba si sono riscontrate differenze minime ma indicative.
In entrambi gli strumenti la separazione è molto facile e l’immagine delle componenti stellari parimenti incisa e pulita. Lo Zeiss fornisce una tonalità lievemente più calda, tanto che la cromia della secondaria è vicina a quella della stella principale mentre nel Revue si nota una maggiore dominante grigio/azzurra (comunque molto lieve). Non vi è alcuna differenza di rilievo tra i due strumenti se non nella percezione delle stelle deboli di campo che appaiono più facili nello Zeiss. Forse per via dell’apertura lievemente superiore (63mm. contro 60mm.) o della maggiore “trasparenza” del doppietto tedesco. Il confronto risulta per questo a lieve appannaggio dell’AS-63 ma la differenza è limitata. Lo Zeiss tende invece a farsi amare maggiormente agli ingrandimenti alti, anzi altissimi per questa classe di apertura. L’oculare da 2,8mm. offre circa 325x nel Revue e 300x nello Zeiss, che a questo potere permette una focalizzazione più netta e una immagine più definita.
Discorso analogo può essere fatto per l’osservazione di Castore, dove lo Zeiss evidenzia una maggiore propensione a mantenere l’immagine pulitissima a poteri molto alti. Anche qui, comunque, la differenza è davvero “suitable”.
Saturno riesce a mettere in evidenza maggiori differenze, anche se queste restano accettabilmente marginali. Finché i poteri si mantengono prossimi ai 100x (oculare TMB da 9mm). è davvero difficile scovare un valido motivo per spendere i soldi necessari all’acquisto dello Zeiss. Entrambi gli strumenti mostrano un buon contrasto e una pulizia di immagine simile. Anche salendo al limite “logico” importo dall’oculare da 5mm. (che offre 182x nel Revue e 168x nello Zeiss) la divisione di Cassini, benché non mastodontica, è ben percepibile in entrambi, così come una banda tropicale sul disco e un gradiente luminoso nella zona della calotta polare. Lo Zeiss appare lievemente più inciso ma è complice in questo il minore ingrandimento offerto a parità di oculare.
La sensazione è che lo Zeiss sia più luminoso e che possa quindi offrire una maggiore saturazione dei colori. Tentativi a ingrandimenti maggiori dei 200x si rivelano infruttuosi, più che altro per la modesta altezza sull’orizzonte del pianeta.
La doppia Alula Australis è un sistema binario con separazione al di sopra delle possibilità fisiche di rifrattori da 6 cm. Le sue componenti sottendono un angolo di circa 1,7 secondi d’arco e andare a scovarle è una impresa. Numeri a parte, entrambi gli strumenti mostrano chiaramente la natura doppia del sistema. Le stelle che lo compongono, di magnitudine quasi uguale, appaiono interpolate a formare un “8” stretto o, meglio, una arachide. A 300 e più ingrandimenti gli strumenti sono entrambi “alla corda” ma lo Zeiss risulta più inciso e pulito: una differenza palpabile ma relativamente poco utile vista la natura “estrema” dell’osservazione.
Il blasonato AS-63 risulta migliore, soprattutto quando si vuole spingere lo strumento oltre i 120 ingrandimenti per pollice (valore altissimo e francamente limitato a pochi soggetti), ma se ci si limita ai più convenzionali (per rifrattori di questo diametro) 80 ingrandimenti per pollice, il divario è sottile.
In conclusione si può affermare che lo Zeiss è superiore, non di tantissimo ma lo è. E’ più inciso ai poteri molto alti e offre una “trasparenza” maggiore che permette di cogliere più facilmente stelle deboli e al limite della percezione. A parità di prezzo lo preferirei, ma con il rapporto 1:10 come la mettiamo?
Paolo