Valerio Ricciardi
11-06-2018, 22:59
IL CIELO 11/06/2018
Come risparmiare 400 milioni di luce pubblica.
Se ne parla a Torino
PIERO BIANUCCI
Il 15 giugno sarà la Giornata Mondiale del Vento, Global Wind Day, e quindi anche dell’energia eolica. Il giorno prima, 14 giugno, a Torino, presso la Regione Piemonte, si parlerà di risparmio energetico nella illuminazione pubblica. Sono temi alquanto diversi. Uno globale, l’altro locale, il primo planetario, il secondo puntiforme. Eppure un filo permette di collegarli. Dopo tutto, il micro-evento torinese vale 400 milioni di euro...
Rinnovabili in corsa
Sole e vento sono le principali fonti di energia rinnovabile in vista del superamento delle fonti fossili – inquinanti e non rinnovabili, quindi destinate prima o poi ad esaurirsi. La crescita eolica e solare è forte, sfiora il 30% l’anno. Per l’eolico la potenza installata nel mondo è intorno a 500 gigawatt, il solare vale circa la metà del vento. Tanto per capirci, un gigawatt è la potenza di una centrale nucleare standard. La Cina occupa il primo posto sia nell’eolico sia nel fotovoltaico.
Evviva. Ma nel generale entusiasmo pochi si rendono conto che il contributo del Sole e del vento rimane piccolo, quasi trascurabile, rispetto ai consumi globali, dominati da carbone, petrolio e metano: i tre fossili insieme forniscono tuttora circa l’80 per cento dell’energia primaria. Il mondo per il 35% va a petrolio, per il 25 a carbone e per il 24 a metano. Il nucleare è sempre ancorato al 5%. Le energie rinnovabili valgono circa il 6-7 per cento.
I calcoli di Cottarelli
Nonostante il contributo dell’idroelettrico e del nucleare, nel mondo l’elettricità si ottiene ancora soprattutto bruciando fossili (66% secondo i dati IEA, International Energy Agency). Le rinnovabili fanno il 23%. Eolico e solare corrono, ma non abbastanza. Quindi, per ciò che riguarda l’elettricità, rimane fondamentale il risparmio: la migliore energia è quella che non deve essere generata. E il risparmio ha due strade: tecnologie meno voraci e abolizione degli sprechi. Le due cose possono marciare insieme e rafforzarsi a vicenda. Purtroppo non sempre è così.
L’illuminazione pubblica è un esempio minuscolo ma interessante. Carlo Cottarelli ha calcolato che, solo in Italia, si possono risparmiare 400 milioni di euro l’anno. Basta scegliere le tecnologie giuste e usare la luce dove serve per usi civili, non dove inquina il cielo notturno cancellando la meravigliosa visione del cielo stellato e disturbando i ritmi circadiani di uomini, animali e piante.
Leggi regionali
La tecnologia dei led consuma un terzo rispetto alle sorgenti di luce a fluorescenza e innumerevoli Comuni italiani stanno convertendo i loro impianti. Peccato che prevalga la tentazione di fare più luce con la stessa spesa di prima anziché la stessa luce (o di meno, se possibile) con minore spesa. Le motivazioni sono varie. Prima di tutto conflitti di interesse: spesso chi vende elettricità cura anche gli impianti di illuminazione pubblica. Ma pesano anche la scarsa competenza tecnica e il cinismo di certi politici che speculano sulle paure dei cittadini, mentre secondo le statistiche sono più pericolose le zone illuminate di quelle buie per il semplice fatto che i malviventi puntano sulla sorpresa, non sull’oscurità, perché per “lavorare” devono vedere bene la vittima.
Lo spreco di energia, incluso quello dovuto all’illuminazione, dovrebbe essere regolato su scala nazionale, o meglio, dato che siamo nell’Unione Europea, su scala continentale. In Italia, chissà perché, le regole sono regionali, come se le esigenze di risparmio e tutela dell’ambiente cambiassero passando, per esempio, da Alessandria a Pavia. Siamo il Paese dei campanili. In ogni modo quasi tutte le regioni si sono date leggi per contenere l’inquinamento luminoso e di solito sono abbastanza ben fatte. Il Piemonte si distingueva per avere la legge peggiore d’Italia (insieme con la Valle d’Aosta). Da qualche mese però le cose sono migliorate grazie a una revisione delle norme, e ora siamo allineati con le regioni più virtuose: Lombardia, Venezie, Emilia, Liguria, Marche, Abruzzo, etc. Prezioso è stato il sostegno tecnico fornito dall’associazione senza scopo di lucro Cielobuio.
Il Piemonte si adegua
Nella revisione della legge piemontese determinante è stato l’impulso dato da Nino Boeti, attuale presidente del Consiglio regionale. Sarà lui, il 15 giugno a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15) ad aprire il workshop Eco-Light 4.0 “Adaptive” (ore 9-13) su illuminazione pubblica, tutela dell’ambiente e risparmio. Partecipano Annamaria Clinco (Direzione sistema energetico sostenibile), Alberto Cora (Osservatorio astronomico di Torino), Diego Bonata (Light-is Professionisti dell’illuminazione ecosostenibile), Ettore Basso (Confederazioni artigiane), Marco Robbiati (Cariboni Group), Paolo di Lecce (Reverberi Enetec), Gian Paolo Roscio (Iren).
Pro e contro i led
Oltre alla flessibilità del flusso luminoso a seconda delle esigenze, un tema interessante sarà la temperatura di colore dell’illuminazione. La luce dei led a temperatura di colore elevata (oltre 4000 Kelvin) agisce sui ritmi circadiani umani inibendo la liberazione di melatonina (l’ormone del sonno). Questo è un dato acquisito. Altri dati sono preliminari. Un articolo pubblicato il 25 aprile sulla rivista scientifica “Environment Health Perspectives” riferisce di uno studio fatto sull’illuminazione pubblica di Madrid e Barcellona esaminando immagini notturne riprese da astronauti a bordo della Stazione spaziale internazionale. Il titolo non promette bene: “Evaluting the association between artificial light-at-nighth exposure and breast and prostate cancer risk”. Tutto da verificare, naturalmente. Ma dato che i led ad alta temperatura di colore sono anche i più dannosi per l’inquinamento luminoso, tanto vale tenerne conto.
Link originale:
http://www.lastampa.it/2018/06/11/scienza/come-risparmiare-milioni-di-luce-pubblica-se-ne-parla-a-torino-h6XyTy00ag07BvSI3bsXNO/pagina.html
Come risparmiare 400 milioni di luce pubblica.
Se ne parla a Torino
PIERO BIANUCCI
Il 15 giugno sarà la Giornata Mondiale del Vento, Global Wind Day, e quindi anche dell’energia eolica. Il giorno prima, 14 giugno, a Torino, presso la Regione Piemonte, si parlerà di risparmio energetico nella illuminazione pubblica. Sono temi alquanto diversi. Uno globale, l’altro locale, il primo planetario, il secondo puntiforme. Eppure un filo permette di collegarli. Dopo tutto, il micro-evento torinese vale 400 milioni di euro...
Rinnovabili in corsa
Sole e vento sono le principali fonti di energia rinnovabile in vista del superamento delle fonti fossili – inquinanti e non rinnovabili, quindi destinate prima o poi ad esaurirsi. La crescita eolica e solare è forte, sfiora il 30% l’anno. Per l’eolico la potenza installata nel mondo è intorno a 500 gigawatt, il solare vale circa la metà del vento. Tanto per capirci, un gigawatt è la potenza di una centrale nucleare standard. La Cina occupa il primo posto sia nell’eolico sia nel fotovoltaico.
Evviva. Ma nel generale entusiasmo pochi si rendono conto che il contributo del Sole e del vento rimane piccolo, quasi trascurabile, rispetto ai consumi globali, dominati da carbone, petrolio e metano: i tre fossili insieme forniscono tuttora circa l’80 per cento dell’energia primaria. Il mondo per il 35% va a petrolio, per il 25 a carbone e per il 24 a metano. Il nucleare è sempre ancorato al 5%. Le energie rinnovabili valgono circa il 6-7 per cento.
I calcoli di Cottarelli
Nonostante il contributo dell’idroelettrico e del nucleare, nel mondo l’elettricità si ottiene ancora soprattutto bruciando fossili (66% secondo i dati IEA, International Energy Agency). Le rinnovabili fanno il 23%. Eolico e solare corrono, ma non abbastanza. Quindi, per ciò che riguarda l’elettricità, rimane fondamentale il risparmio: la migliore energia è quella che non deve essere generata. E il risparmio ha due strade: tecnologie meno voraci e abolizione degli sprechi. Le due cose possono marciare insieme e rafforzarsi a vicenda. Purtroppo non sempre è così.
L’illuminazione pubblica è un esempio minuscolo ma interessante. Carlo Cottarelli ha calcolato che, solo in Italia, si possono risparmiare 400 milioni di euro l’anno. Basta scegliere le tecnologie giuste e usare la luce dove serve per usi civili, non dove inquina il cielo notturno cancellando la meravigliosa visione del cielo stellato e disturbando i ritmi circadiani di uomini, animali e piante.
Leggi regionali
La tecnologia dei led consuma un terzo rispetto alle sorgenti di luce a fluorescenza e innumerevoli Comuni italiani stanno convertendo i loro impianti. Peccato che prevalga la tentazione di fare più luce con la stessa spesa di prima anziché la stessa luce (o di meno, se possibile) con minore spesa. Le motivazioni sono varie. Prima di tutto conflitti di interesse: spesso chi vende elettricità cura anche gli impianti di illuminazione pubblica. Ma pesano anche la scarsa competenza tecnica e il cinismo di certi politici che speculano sulle paure dei cittadini, mentre secondo le statistiche sono più pericolose le zone illuminate di quelle buie per il semplice fatto che i malviventi puntano sulla sorpresa, non sull’oscurità, perché per “lavorare” devono vedere bene la vittima.
Lo spreco di energia, incluso quello dovuto all’illuminazione, dovrebbe essere regolato su scala nazionale, o meglio, dato che siamo nell’Unione Europea, su scala continentale. In Italia, chissà perché, le regole sono regionali, come se le esigenze di risparmio e tutela dell’ambiente cambiassero passando, per esempio, da Alessandria a Pavia. Siamo il Paese dei campanili. In ogni modo quasi tutte le regioni si sono date leggi per contenere l’inquinamento luminoso e di solito sono abbastanza ben fatte. Il Piemonte si distingueva per avere la legge peggiore d’Italia (insieme con la Valle d’Aosta). Da qualche mese però le cose sono migliorate grazie a una revisione delle norme, e ora siamo allineati con le regioni più virtuose: Lombardia, Venezie, Emilia, Liguria, Marche, Abruzzo, etc. Prezioso è stato il sostegno tecnico fornito dall’associazione senza scopo di lucro Cielobuio.
Il Piemonte si adegua
Nella revisione della legge piemontese determinante è stato l’impulso dato da Nino Boeti, attuale presidente del Consiglio regionale. Sarà lui, il 15 giugno a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15) ad aprire il workshop Eco-Light 4.0 “Adaptive” (ore 9-13) su illuminazione pubblica, tutela dell’ambiente e risparmio. Partecipano Annamaria Clinco (Direzione sistema energetico sostenibile), Alberto Cora (Osservatorio astronomico di Torino), Diego Bonata (Light-is Professionisti dell’illuminazione ecosostenibile), Ettore Basso (Confederazioni artigiane), Marco Robbiati (Cariboni Group), Paolo di Lecce (Reverberi Enetec), Gian Paolo Roscio (Iren).
Pro e contro i led
Oltre alla flessibilità del flusso luminoso a seconda delle esigenze, un tema interessante sarà la temperatura di colore dell’illuminazione. La luce dei led a temperatura di colore elevata (oltre 4000 Kelvin) agisce sui ritmi circadiani umani inibendo la liberazione di melatonina (l’ormone del sonno). Questo è un dato acquisito. Altri dati sono preliminari. Un articolo pubblicato il 25 aprile sulla rivista scientifica “Environment Health Perspectives” riferisce di uno studio fatto sull’illuminazione pubblica di Madrid e Barcellona esaminando immagini notturne riprese da astronauti a bordo della Stazione spaziale internazionale. Il titolo non promette bene: “Evaluting the association between artificial light-at-nighth exposure and breast and prostate cancer risk”. Tutto da verificare, naturalmente. Ma dato che i led ad alta temperatura di colore sono anche i più dannosi per l’inquinamento luminoso, tanto vale tenerne conto.
Link originale:
http://www.lastampa.it/2018/06/11/scienza/come-risparmiare-milioni-di-luce-pubblica-se-ne-parla-a-torino-h6XyTy00ag07BvSI3bsXNO/pagina.html