Giova84
01-03-2017, 02:46
Dopo mesi di inattività, finalmente una congiuntura favorevole tra impegni lavorativi e condizioni atmosferiche mi ha consentito di dedicarmi a una serata osservativa nel giorno in cui cadeva la Luna Nuova, domenica 26/02.
Il sito in cui mi sono recato è quello di Roccamonfina, che ho voluto testare nuovamente dopo l'impressione negativa avuta nell'ultima uscita di ottobre.
Il meteo ha riservato una giornata serena, con un cielo limpido intorbidito soltanto da una lieve foschia formatasi a tratti a basse quote, verosimilmente a causa delle temperature inusitatamente alte raggiunte nelle ore diurne, con picchi di 21°C intorno a mezzogiorno, e dell'umidità accumulatasi a seguito della breve perturbazione abbattutasi in zona nelle 24 ore precedenti.
L'umidità si conferma, del resto, il punto debole del luogo: i suoi valori superano sicuramente il 90% e la sua incidenza si fa determinante nella seconda metà della sessione, quando il telescopio e gli accessori iniziano a essere ricoperti in modo sempre più consistente di rugiada.
Per il resto, il clima si presenta propizio: le temperature non diventano mai rigide (all'arrivo, alle 18.45, si registrano 9°C, che scendono a 4°C alla ripartenza alle 23.15) e il vento è praticamente assente.
Dal punto di vista della qualità del cielo, il sito rivela un potenziale decisamente superiore rispetto a quello dimostrato nell'ultima uscita: il luogo è sgombro di luci parassite nei dintorni, se si eccettua una abitazione posta a poche centinaia di metri verso NO; rare anche le autovetture che hanno percorso la limitrofa strada (ne ho contate 6-7 in tutto); l'IL degli abitati circostanti si estende per una fascia di circa 30° sull'orizzonte in tutte le direzioni, ma superato questo limite il cielo si presenta scuro e pulito.
La verifica delle condizioni di IL a fine serata ha rivelato che la magnitudine massima visibile a occhio nudo si aggira intorno al valore di 5.7 allo zenit, corrispondente alla classe 4 della scala di Bortle (“transazione tra cielo di sobborgo e rurale”). Meno favorevole, invece, si è rivelato il seeing, valutato nel corso della serata come oscillante tra valori di III e IV livello della scala di Antoniadi, peggiorando, in particolare, verso N e NO.
La serata inizia allineando il red-dot su Venere che, ormai estremamente basso sull'orizzonte (circa 15°), a 120x appare investito da un seeing spaventoso, ondeggiando paurosamente nella sua sottile falce con la gobba rivolta verso il basso. Anche diaframmando, l'aberrazione cromatica intrinseca del telescopio è ben visibile sotto forma del colorito verdastro che ne connota la superficie.
Di seguito il dettaglio degli oggetti osservati.
NGC 2238. Il primo dso puntato e, date le dimensioni, osservato esclusivamente col 24mm, è la nebulosa Rosetta, centrata attraverso il facile riconoscimento del relativo ammasso aperto NGC 2244: quest'ultimo appare come una doppia fila parallela di stelle (se ne individuano sei principali) disposte obliquamente con andamento che va da in alto a sinistra verso il basso a destra; della nebulosa vera e propria, con il filtro UHC si percepisce attorno all'ammasso aperto un alone anelliforme grigiastro piuttosto ampio, ma molto evanescente, un po' più consistente nella porzione in alto a sinistra.
ε-Mon. In prossimità dei due oggetti precedenti si trova la stella doppia della costellazione dell'Unicorno: anche se la forte umidità crea aloni attorno agli astri che ne rendono difficile la messa a fuoco, a 120x si notano due stelle ravvicinate ma ben staccate, di cui la più luminosa di colore bianco e l'altra grigio; resta il dubbio che non si tratti effettivamente delle due componenti della stella doppia, ma di ε-Mon non risolta e di una stella solo apparentemente associata, almeno a quanto suggerirebbe la simulazione in Stellarium.
NGC 2251. Ammasso aperto poco esteso (10'), fuori programma, individuato muovendomi all'interno della costellazione dell'Unicorno. È apprezzabile al meglio a 120x, anche se a tale ingrandimento si presenta un po' scuro, ma comunque sufficientemente nitido. Si contano undici stelle principali, che tracciano un profilo a cupola asimmetrica maggiormente “stirata” verso il basso a destra, con poche stelle secondarie a punteggiarne l'interno.
NGC 2261. La nebulosa della costellazione dell'Unicorno è sicuramente centrata, ma non vista; del resto le sue piccole dimensioni e il fatto che non ne conosca a priori la forma possono aver influito nell'impossibilità di riconoscerla.
NGC 2264. Nel campo visivo del 24mm centrato sul precedente dso rientra la nebulosa del Cono, già osservata in passato e perciò soltanto fugacemente ammirata: il bello e luminoso ammasso aperto, esteso e dalla forma irregolarmente triangolare, non lascia intravvedere la componente nebulare, neanche col ricorso all'UHC.
NGC 1664. Passando alla costellazione dell'Auriga e facendo star hopping a partire da Almaaz (di cui a causa del seeing negativo non è apprezzabile il sistema binario) incontro questo ammasso aperto dalle dimensioni piuttosto ridotte (15') e poco luminoso, che nel 24mm si presenta come una sorta di batuffolo grigiastro indistinto. La resa migliore, anche se un po' buia, è offerta dal 5mm: il dso si presenta come una sorta di rombo irregolare, che a destra si protende in una linea composta da 5 elementi; la concentrazione maggiore di astri si ha nella porzione inferiore destra, dove si contano almeno sei stelle principali, mentre altre 4 più luminose formano il margine sinistro.
NGC 1582. Abbassandomi sull'orizzonte incontro questo ammasso aperto di discreta estensione (37'), per il quale l'ingrandimento migliore si rivela il 60x. L'oggetto è racchiuso entro due linee curve di stelle con la gobba rivolta verso l'esterno, tra loro sfasate lungo l'asse N-S. Quella di destra fa parte del dso vero e proprio ed è all'interno della sua ansa che si distribuisce il resto dell'ammasso, formato da un addensamento di stelle, né numerose, né molto luminose, tanto che nel 24mm nemmeno si notavano.
NGC 2683. La piccola galassia della costellazione della Lince è centrata, ma non vista.
M1. Spostandomi nella costellazione del Toro, non posso non dare una rapida occhiata alla nebulosa Granchio, anche se già vista in passato: a 25x essa appare come un'ellisse grigia dai contorni abbastanza definiti, mentre salendo a 120x diventa troppo sfuocata, tanto che non se ne apprezza la morfologia.
NGC 1746. Questo grande ammasso aperto (45') si sviluppa nello spazio compreso tra una sorta di trapezio isoscele inclinato verso il basso (a destra) e una Y (a sinistra), delineati dalle stelle più luminose dell'oggetto, il cui nucleo interno si presenta come un agglomerato di stelle poco luminose dalla forma irregolare. Salendo da 25x a 60x, non si ha un miglioramento nella percezione degli elementi secondari.
M35. Spostandomi nella costellazione dei Gemelli mi imbatto in questo ammasso aperto, già osservato in passato; è tuttavia impossibile non sostarci almeno un attimo: si tratta di un oggetto spettacolare, piuttosto esteso (25'), dalla forma pseudo-rettangolare a maggiore sviluppo orizzontale, ma comunque irregolare. Le numerose stelle che lo compongono presentano una luminosità piuttosto elevata e abbastanza omogenea e se a ciò si aggiunge il fatto che il dso è circondato da una corona di stelle che ne arricchisce l'aspetto, si capisce come il suo impatto visivo sia notevole.
NGC 2158. Si tratta di ammasso aperto molto piccolo (4') e poco luminoso, tant'è vero che non è stato risolto pur essendo saliti fino a 120x; a tale ingrandimento, infatti, esso conserva ancora l'aspetto di un batuffolo grigiastro.
NGC 2859. Mi sposto poi nella costellazione della Lince per osservare questa piccola galassia (1'45”x1'18”), quasi impercettibile a 25x. Salendo fino a 120x, essa appare come un alone appena intuibile, ma comunque distinguibile rispetto al fondo cielo; il bulge centrale si riconosce come una macchia poco più che puntifome più chiara.
α-Uma. Stella doppia già risolta col 24mm, dove le due componenti, di cui la principale nettamente più luminosa, appaiono ben staccate; salendo fino a 120x si registra un decadimento dell'immagine a causa del forte seeing.
NGC 2903. Galassia della costellazione del Leone, di grandezza medio-piccola (6'06”x3'18”), e forma ellissoidale; offre la visione migliore nel 24mm, dove appare più nitidamente con la sua inclinazione che va dal basso a sinistra verso l'alto a destra; salendo d'ingrandimento si perde nettamente in definizione, tanto che al di là di un alone poco definito, non si riesce a cogliere nulla di più.
segue...
Il sito in cui mi sono recato è quello di Roccamonfina, che ho voluto testare nuovamente dopo l'impressione negativa avuta nell'ultima uscita di ottobre.
Il meteo ha riservato una giornata serena, con un cielo limpido intorbidito soltanto da una lieve foschia formatasi a tratti a basse quote, verosimilmente a causa delle temperature inusitatamente alte raggiunte nelle ore diurne, con picchi di 21°C intorno a mezzogiorno, e dell'umidità accumulatasi a seguito della breve perturbazione abbattutasi in zona nelle 24 ore precedenti.
L'umidità si conferma, del resto, il punto debole del luogo: i suoi valori superano sicuramente il 90% e la sua incidenza si fa determinante nella seconda metà della sessione, quando il telescopio e gli accessori iniziano a essere ricoperti in modo sempre più consistente di rugiada.
Per il resto, il clima si presenta propizio: le temperature non diventano mai rigide (all'arrivo, alle 18.45, si registrano 9°C, che scendono a 4°C alla ripartenza alle 23.15) e il vento è praticamente assente.
Dal punto di vista della qualità del cielo, il sito rivela un potenziale decisamente superiore rispetto a quello dimostrato nell'ultima uscita: il luogo è sgombro di luci parassite nei dintorni, se si eccettua una abitazione posta a poche centinaia di metri verso NO; rare anche le autovetture che hanno percorso la limitrofa strada (ne ho contate 6-7 in tutto); l'IL degli abitati circostanti si estende per una fascia di circa 30° sull'orizzonte in tutte le direzioni, ma superato questo limite il cielo si presenta scuro e pulito.
La verifica delle condizioni di IL a fine serata ha rivelato che la magnitudine massima visibile a occhio nudo si aggira intorno al valore di 5.7 allo zenit, corrispondente alla classe 4 della scala di Bortle (“transazione tra cielo di sobborgo e rurale”). Meno favorevole, invece, si è rivelato il seeing, valutato nel corso della serata come oscillante tra valori di III e IV livello della scala di Antoniadi, peggiorando, in particolare, verso N e NO.
La serata inizia allineando il red-dot su Venere che, ormai estremamente basso sull'orizzonte (circa 15°), a 120x appare investito da un seeing spaventoso, ondeggiando paurosamente nella sua sottile falce con la gobba rivolta verso il basso. Anche diaframmando, l'aberrazione cromatica intrinseca del telescopio è ben visibile sotto forma del colorito verdastro che ne connota la superficie.
Di seguito il dettaglio degli oggetti osservati.
NGC 2238. Il primo dso puntato e, date le dimensioni, osservato esclusivamente col 24mm, è la nebulosa Rosetta, centrata attraverso il facile riconoscimento del relativo ammasso aperto NGC 2244: quest'ultimo appare come una doppia fila parallela di stelle (se ne individuano sei principali) disposte obliquamente con andamento che va da in alto a sinistra verso il basso a destra; della nebulosa vera e propria, con il filtro UHC si percepisce attorno all'ammasso aperto un alone anelliforme grigiastro piuttosto ampio, ma molto evanescente, un po' più consistente nella porzione in alto a sinistra.
ε-Mon. In prossimità dei due oggetti precedenti si trova la stella doppia della costellazione dell'Unicorno: anche se la forte umidità crea aloni attorno agli astri che ne rendono difficile la messa a fuoco, a 120x si notano due stelle ravvicinate ma ben staccate, di cui la più luminosa di colore bianco e l'altra grigio; resta il dubbio che non si tratti effettivamente delle due componenti della stella doppia, ma di ε-Mon non risolta e di una stella solo apparentemente associata, almeno a quanto suggerirebbe la simulazione in Stellarium.
NGC 2251. Ammasso aperto poco esteso (10'), fuori programma, individuato muovendomi all'interno della costellazione dell'Unicorno. È apprezzabile al meglio a 120x, anche se a tale ingrandimento si presenta un po' scuro, ma comunque sufficientemente nitido. Si contano undici stelle principali, che tracciano un profilo a cupola asimmetrica maggiormente “stirata” verso il basso a destra, con poche stelle secondarie a punteggiarne l'interno.
NGC 2261. La nebulosa della costellazione dell'Unicorno è sicuramente centrata, ma non vista; del resto le sue piccole dimensioni e il fatto che non ne conosca a priori la forma possono aver influito nell'impossibilità di riconoscerla.
NGC 2264. Nel campo visivo del 24mm centrato sul precedente dso rientra la nebulosa del Cono, già osservata in passato e perciò soltanto fugacemente ammirata: il bello e luminoso ammasso aperto, esteso e dalla forma irregolarmente triangolare, non lascia intravvedere la componente nebulare, neanche col ricorso all'UHC.
NGC 1664. Passando alla costellazione dell'Auriga e facendo star hopping a partire da Almaaz (di cui a causa del seeing negativo non è apprezzabile il sistema binario) incontro questo ammasso aperto dalle dimensioni piuttosto ridotte (15') e poco luminoso, che nel 24mm si presenta come una sorta di batuffolo grigiastro indistinto. La resa migliore, anche se un po' buia, è offerta dal 5mm: il dso si presenta come una sorta di rombo irregolare, che a destra si protende in una linea composta da 5 elementi; la concentrazione maggiore di astri si ha nella porzione inferiore destra, dove si contano almeno sei stelle principali, mentre altre 4 più luminose formano il margine sinistro.
NGC 1582. Abbassandomi sull'orizzonte incontro questo ammasso aperto di discreta estensione (37'), per il quale l'ingrandimento migliore si rivela il 60x. L'oggetto è racchiuso entro due linee curve di stelle con la gobba rivolta verso l'esterno, tra loro sfasate lungo l'asse N-S. Quella di destra fa parte del dso vero e proprio ed è all'interno della sua ansa che si distribuisce il resto dell'ammasso, formato da un addensamento di stelle, né numerose, né molto luminose, tanto che nel 24mm nemmeno si notavano.
NGC 2683. La piccola galassia della costellazione della Lince è centrata, ma non vista.
M1. Spostandomi nella costellazione del Toro, non posso non dare una rapida occhiata alla nebulosa Granchio, anche se già vista in passato: a 25x essa appare come un'ellisse grigia dai contorni abbastanza definiti, mentre salendo a 120x diventa troppo sfuocata, tanto che non se ne apprezza la morfologia.
NGC 1746. Questo grande ammasso aperto (45') si sviluppa nello spazio compreso tra una sorta di trapezio isoscele inclinato verso il basso (a destra) e una Y (a sinistra), delineati dalle stelle più luminose dell'oggetto, il cui nucleo interno si presenta come un agglomerato di stelle poco luminose dalla forma irregolare. Salendo da 25x a 60x, non si ha un miglioramento nella percezione degli elementi secondari.
M35. Spostandomi nella costellazione dei Gemelli mi imbatto in questo ammasso aperto, già osservato in passato; è tuttavia impossibile non sostarci almeno un attimo: si tratta di un oggetto spettacolare, piuttosto esteso (25'), dalla forma pseudo-rettangolare a maggiore sviluppo orizzontale, ma comunque irregolare. Le numerose stelle che lo compongono presentano una luminosità piuttosto elevata e abbastanza omogenea e se a ciò si aggiunge il fatto che il dso è circondato da una corona di stelle che ne arricchisce l'aspetto, si capisce come il suo impatto visivo sia notevole.
NGC 2158. Si tratta di ammasso aperto molto piccolo (4') e poco luminoso, tant'è vero che non è stato risolto pur essendo saliti fino a 120x; a tale ingrandimento, infatti, esso conserva ancora l'aspetto di un batuffolo grigiastro.
NGC 2859. Mi sposto poi nella costellazione della Lince per osservare questa piccola galassia (1'45”x1'18”), quasi impercettibile a 25x. Salendo fino a 120x, essa appare come un alone appena intuibile, ma comunque distinguibile rispetto al fondo cielo; il bulge centrale si riconosce come una macchia poco più che puntifome più chiara.
α-Uma. Stella doppia già risolta col 24mm, dove le due componenti, di cui la principale nettamente più luminosa, appaiono ben staccate; salendo fino a 120x si registra un decadimento dell'immagine a causa del forte seeing.
NGC 2903. Galassia della costellazione del Leone, di grandezza medio-piccola (6'06”x3'18”), e forma ellissoidale; offre la visione migliore nel 24mm, dove appare più nitidamente con la sua inclinazione che va dal basso a sinistra verso l'alto a destra; salendo d'ingrandimento si perde nettamente in definizione, tanto che al di là di un alone poco definito, non si riesce a cogliere nulla di più.
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