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Visualizza Versione Completa : Attenti a quella pulsar: è una nana bianca



corrado973
09-02-2017, 10:11
Gli astronomi della University of Warwick hanno individuato una pulsar nana bianca, la prima del suo genere.

Le pulsar sono solitamente stelle di neutroni scoperte per la prima volta negli anni Sessanta: i sistemi binari che le ospitano sono caratterizzati da emissioni esplosive ritmiche di radiazione elettromagnetica. La pulsar nana bianca recentemente identificata è stata chiamata AR Scorpii, o AR Sco, e si trova nella costellazione dello Scorpione, a 380 anni luce dal nostro sistema solare.


«Fino a oggi segnali di tipo pulsar erano stati osservati solamente in stelle di neutroni, densissimi “cadaveri spaziali”, residui compatti della esplosione di supernova di stelle di grande massa», spiega a Media Inaf Marta Burgay, astronoma all’Inaf di Cagliari, alla quale abbiamo chiesto un commento su questo risultato. «A lungo si era pensato che solo la combinazione tra la rapida rotazione e l’intenso campo magnetico di una stella di neutroni fosse in grado di generare i segnali regolari tipici di una pulsar. Con le osservazioni polarimetriche di AR Scorpii, abbiamo invece ora evidenza del fatto che anche le nane bianche possano comportarsi come pulsar»


http://www.media.inaf.it/2017/02/08/attenti-a-quella-pulsar-e-una-nana-bianca/

Enrico Corsaro
09-02-2017, 11:42
Un risultato di questo tipo ha importanti implicazioni sulla evoluzione stellare di stelle di masse piccole ed intermedie. In particolare, il fatto che si osservino campi magnetici così intensi in una nana bianca dimostra che il campo magnetico si sia conservato nelle fasi evolutive precedenti alla nana bianca, e cioè di gigante rossa, a causa della presenza di una dinamo ad alta efficienza nel nucleo convettivo. Il nucleo convettivo è un nucleo con una instabilità convettiva, tipica dell'inviluppo esterno per stelle con masse fino a circa 3 masse solari, che si sviluppa durante il bruciamento dell'elio nella fase di gigante rossa.

A tal proposito segnalo il lavoro di alcuni colleghi del campo asterosismologico, che si collega a questa scoperta. Il lavoro è pubblicato su Nature (http://www.nature.com/nature/journal/v529/n7586/full/nature16171.html).