etruscastro
16-01-2013, 10:31
CALCOLO INGRANDIMENTO MINIMO
Molto spesso gli astrofili neofiti pensano che il fattore predominante da tener conto su uno strumento astronomico siano gli ingrandimenti massimi.
Come abbiamo già avuto modo di parlarne, questo fattore è assolutamente secondario, infatti come già sappiamo da altre discussioni che troviamo qua:
http://www.astronomia.com/forum/showthread.php?773-Vademecum-per-gli-astrofili
ci sono molti altri parametri da tener conto, come la Pupilla di Uscita o l’Estrazione Pupillare (solo per citarne alcune) per una soddisfacente ed appagante osservazione.
Molti quindi pensano fino a dove possono arrivare al massimo degli ingrandimenti sul proprio telescopio, ma pochissimo si domandano quali sono gli ingrandimenti minimi da usare sul nostro strumento.
Vediamo come si può ricavare questo fattore premettendo fin da subito che questi sono parametri da prendere in considerazione “ a grandi linee”, dato che ci sono molteplici fattori che ci porteranno al risultato finale reale, che prenderemo in considerazione alla fine di questo post.
Il calcolo più semplice per arrivare al calcolo minimo sfruttabile è :
D / P.U.
dove D è il diametro di apertura del telescopio e P.U. è la pupilla di uscita, proviamo a considerare un valore di 5mm per la pupilla dato che è un valore approssimativamente utile per la stragrande maggioranza degli osservatori ( ma anche un valore minore della pupilla fidatevi!) , portiamo alcuni esempi pratici:
un telescopio di 100mm di diametro avrà un’ ingrandimento minimo di 20x (D/P.U.=100/5=20)
ipotizzando che lo stesso telescopio abbia una lunghezza focale di 1000mm l’oculare con la minore focale utilizzabile sarà un 50mm (1000/20=50)
come sappiamo gli oculari in commercio difficilmente superano il valore dei 40mm, quindi difficilmente questo valore può essere superato.
mentre un telescopio di 305mm con una focale di 1500mm avrà un’ ingrandimento minimo di 61x raggiungibili con un’oculare da 24mm.
come già detto, questo è un valore per una pupilla di 5mm, ma sappiamo benissimo che fisiologicamente la pupilla umana tende a restringersi con l’avanzare dell’età, o semplicemente quando non è perfettamente ambientata al buio circostante o sotto cieli con Inquinamento luminoso, quindi se vi è possibile calcolate il valore della vostra pupilla (http://www.astronomia.com/forum/showthread.php?1725-Misurate-la-Vostra-Pupilla)!
Cosa succede se utilizziamo un’ ingrandimento minimo minore?
C’è da dire subito che la stragrande maggioranza degli astrofili non si pone troppo questo problema, il risultato può essere una visione d’insieme affogata di luce parassita con la perdita della qualità generale o addirittura nei casi limite una vignettatura nel campo reale inquadrato.
Come facciamo a calcolare il campo reale da inquadrare senza andare incontro alla famigerata vignettatura?
Possiamo basarci su questo semplice calcolo:
1- o la semplice formuletta che già abbiamo imparato ad usare, cioè:
C.A. / I ( campo apparente/ingrandimento)
Oppure un calcolo più preciso ma di difficile raggiungimento dato che uno dei valori che ci occorre non sempre è dichiarato dal costruttore, quindi sarà :
( D.C.O. / F. ) x 57.3 = C.R
Il D.C.O è il diaframma di campo dell’oculare (Field stop) che come abbiamo già detto non sempre è reperibile con facilità, F è la focale del telescopio e 57.3 è un valore fisso ( che sono i gradi in un radiante).
Sapendo la focale ed il campo apparente dei nostri oculari è semplice conoscere quale sarà l’oculare maggiormente sfruttabile su tutto il campo inquadrato del nostro telescopio!
Come dicevo, il raggiungimento del valore di ingrandimento minimo raggiungibile dal nostro strumento può avere importanza come al contrario potrebbe non averla, dato che come mi disse una sera un esperto osservatore visualista…….. l’ingrandimento minore migliore, è quello che ti permette di osservare l’oggetto come meglio ti piace…. Come vedete non fa una piega!!!
Etruscastro
Molto spesso gli astrofili neofiti pensano che il fattore predominante da tener conto su uno strumento astronomico siano gli ingrandimenti massimi.
Come abbiamo già avuto modo di parlarne, questo fattore è assolutamente secondario, infatti come già sappiamo da altre discussioni che troviamo qua:
http://www.astronomia.com/forum/showthread.php?773-Vademecum-per-gli-astrofili
ci sono molti altri parametri da tener conto, come la Pupilla di Uscita o l’Estrazione Pupillare (solo per citarne alcune) per una soddisfacente ed appagante osservazione.
Molti quindi pensano fino a dove possono arrivare al massimo degli ingrandimenti sul proprio telescopio, ma pochissimo si domandano quali sono gli ingrandimenti minimi da usare sul nostro strumento.
Vediamo come si può ricavare questo fattore premettendo fin da subito che questi sono parametri da prendere in considerazione “ a grandi linee”, dato che ci sono molteplici fattori che ci porteranno al risultato finale reale, che prenderemo in considerazione alla fine di questo post.
Il calcolo più semplice per arrivare al calcolo minimo sfruttabile è :
D / P.U.
dove D è il diametro di apertura del telescopio e P.U. è la pupilla di uscita, proviamo a considerare un valore di 5mm per la pupilla dato che è un valore approssimativamente utile per la stragrande maggioranza degli osservatori ( ma anche un valore minore della pupilla fidatevi!) , portiamo alcuni esempi pratici:
un telescopio di 100mm di diametro avrà un’ ingrandimento minimo di 20x (D/P.U.=100/5=20)
ipotizzando che lo stesso telescopio abbia una lunghezza focale di 1000mm l’oculare con la minore focale utilizzabile sarà un 50mm (1000/20=50)
come sappiamo gli oculari in commercio difficilmente superano il valore dei 40mm, quindi difficilmente questo valore può essere superato.
mentre un telescopio di 305mm con una focale di 1500mm avrà un’ ingrandimento minimo di 61x raggiungibili con un’oculare da 24mm.
come già detto, questo è un valore per una pupilla di 5mm, ma sappiamo benissimo che fisiologicamente la pupilla umana tende a restringersi con l’avanzare dell’età, o semplicemente quando non è perfettamente ambientata al buio circostante o sotto cieli con Inquinamento luminoso, quindi se vi è possibile calcolate il valore della vostra pupilla (http://www.astronomia.com/forum/showthread.php?1725-Misurate-la-Vostra-Pupilla)!
Cosa succede se utilizziamo un’ ingrandimento minimo minore?
C’è da dire subito che la stragrande maggioranza degli astrofili non si pone troppo questo problema, il risultato può essere una visione d’insieme affogata di luce parassita con la perdita della qualità generale o addirittura nei casi limite una vignettatura nel campo reale inquadrato.
Come facciamo a calcolare il campo reale da inquadrare senza andare incontro alla famigerata vignettatura?
Possiamo basarci su questo semplice calcolo:
1- o la semplice formuletta che già abbiamo imparato ad usare, cioè:
C.A. / I ( campo apparente/ingrandimento)
Oppure un calcolo più preciso ma di difficile raggiungimento dato che uno dei valori che ci occorre non sempre è dichiarato dal costruttore, quindi sarà :
( D.C.O. / F. ) x 57.3 = C.R
Il D.C.O è il diaframma di campo dell’oculare (Field stop) che come abbiamo già detto non sempre è reperibile con facilità, F è la focale del telescopio e 57.3 è un valore fisso ( che sono i gradi in un radiante).
Sapendo la focale ed il campo apparente dei nostri oculari è semplice conoscere quale sarà l’oculare maggiormente sfruttabile su tutto il campo inquadrato del nostro telescopio!
Come dicevo, il raggiungimento del valore di ingrandimento minimo raggiungibile dal nostro strumento può avere importanza come al contrario potrebbe non averla, dato che come mi disse una sera un esperto osservatore visualista…….. l’ingrandimento minore migliore, è quello che ti permette di osservare l’oggetto come meglio ti piace…. Come vedete non fa una piega!!!
Etruscastro