Disnomia
18-06-2016, 16:34
Ciao a tutti
Ho approfittato di un ritaglio di tempo e di cielo ingombro da nubi per effettuare un test di linearità della camera ASI120MM, nata per il planetario, ma, date le sue caratteristiche di flessibilità e sensibilità, utilizzabile senza problemi per altre attività. Personalmente la uso per spettroscopia, foto oggetti deboli sistema solare, doppie. Il sensore di questa ASI è un CMOS MT9M034 da 1/3” con pixel da 3,75 nm la possibilità di operare in binning x 2, quindi di fatto raddoppiandone le dimensioni sia pur a scapito della risoluzione.
Scopo di tale test è verificare la curva di risposta dell’assieme sensore + elettronica della camera per un suo potenziale utilizzo in fotometria, attività che insieme alla spettroscopia ha attirato il mio interesse di astrofilo.
La linearità del sensore in questi campi di attività è essenziale, senza di essa non si po' parlare di osservazioni scientifiche ma solo fotografiche. Essa consiste nella risposta del sensore ai fotoni che lo raggiungono. Tale risposta , in intensità di segnale prodotto, deve essere il più possibile proporzionale
al numero di fotoni che raggiungono l’area sensibile del sensore stesso. A romperci le uova nel paniere è il subentrare di altri fattori : la tolleranza di lavorazione, il fatto che comunque i sensori sono composti da semiconduttori che per loro natura non sono lineari, l’elettronica che segue il sensore, ed altro. Paradossalmente i migliori sensori CCD usati in astrofotografia deep e provvisti di dispositivi antiblooming all’ultimo grido sono inadatti, nel momento in cui entra in funzione l’antiblooming stesso, in quanto non lavorano più in modo lineare ma logaritmico falsando le nostre misure.
Fanno il loro ottimo lavoro in astrofotografia evitando la saturazione dei pixel, ma non per quanto compete la fotometria.
L’ho fatta lunga come introduzione ma non voglio tenere per me le mie poche conoscenze di neofita.;)
Veniamo a noi : il test è stato effettuato avvitando la camera su un piccolissimo treppiede cinese alto 20 cm con altezza regolabile, usando al posto della flat box uno schermo di pc con aperta una videata del programma Paint di Windows colorata di nero, a mo di flat box . A pochissimi cm dal monitor è stata orientata la camera provvista del suo naso per evitare che luci laterali non diffuse colpiscano il sensore.
Binnig 1x1, guadagno bassissimo e gamma correttore escluso.
Il programma utilizzato per acquisizione è Firecapture, le elaborazioni e misure sono state effettuate con Iris e i dati riportati su LibreOffice ma ovvio che va bene qualsiasi foglio elettronico.
Sono state effettuate 28 misure partendo da 1 msec di esposizione. Tra 1 e 20 msec di esposizione sono state effettuate misure a step di 1msec. Tra 20 e 100 msec a step 10 msec.
A 90 msec il sensore comincia a lavorare in zona di saturazione.
Sto ora elaborando i dati per estrapolare altre informazioni quali il coefficiente di correlazione per verificare la bontà del legame tra dati sperimentali e retta interpolante...non sono un matematico ma un'autodidatta che cerca con fatica di rispolverale conoscenze scolastiche vecchie di decenni...
Non tutto è filato così liscio, le misure sono state effettuate più volte per settare al meglio la camera.
Sui risultati ottenuti lascio parlare i più esperti. Critiche e lanci di uova marce e ortaggi assortiti sono auspicati e benvenuti.
Fabrizio18514
Ho approfittato di un ritaglio di tempo e di cielo ingombro da nubi per effettuare un test di linearità della camera ASI120MM, nata per il planetario, ma, date le sue caratteristiche di flessibilità e sensibilità, utilizzabile senza problemi per altre attività. Personalmente la uso per spettroscopia, foto oggetti deboli sistema solare, doppie. Il sensore di questa ASI è un CMOS MT9M034 da 1/3” con pixel da 3,75 nm la possibilità di operare in binning x 2, quindi di fatto raddoppiandone le dimensioni sia pur a scapito della risoluzione.
Scopo di tale test è verificare la curva di risposta dell’assieme sensore + elettronica della camera per un suo potenziale utilizzo in fotometria, attività che insieme alla spettroscopia ha attirato il mio interesse di astrofilo.
La linearità del sensore in questi campi di attività è essenziale, senza di essa non si po' parlare di osservazioni scientifiche ma solo fotografiche. Essa consiste nella risposta del sensore ai fotoni che lo raggiungono. Tale risposta , in intensità di segnale prodotto, deve essere il più possibile proporzionale
al numero di fotoni che raggiungono l’area sensibile del sensore stesso. A romperci le uova nel paniere è il subentrare di altri fattori : la tolleranza di lavorazione, il fatto che comunque i sensori sono composti da semiconduttori che per loro natura non sono lineari, l’elettronica che segue il sensore, ed altro. Paradossalmente i migliori sensori CCD usati in astrofotografia deep e provvisti di dispositivi antiblooming all’ultimo grido sono inadatti, nel momento in cui entra in funzione l’antiblooming stesso, in quanto non lavorano più in modo lineare ma logaritmico falsando le nostre misure.
Fanno il loro ottimo lavoro in astrofotografia evitando la saturazione dei pixel, ma non per quanto compete la fotometria.
L’ho fatta lunga come introduzione ma non voglio tenere per me le mie poche conoscenze di neofita.;)
Veniamo a noi : il test è stato effettuato avvitando la camera su un piccolissimo treppiede cinese alto 20 cm con altezza regolabile, usando al posto della flat box uno schermo di pc con aperta una videata del programma Paint di Windows colorata di nero, a mo di flat box . A pochissimi cm dal monitor è stata orientata la camera provvista del suo naso per evitare che luci laterali non diffuse colpiscano il sensore.
Binnig 1x1, guadagno bassissimo e gamma correttore escluso.
Il programma utilizzato per acquisizione è Firecapture, le elaborazioni e misure sono state effettuate con Iris e i dati riportati su LibreOffice ma ovvio che va bene qualsiasi foglio elettronico.
Sono state effettuate 28 misure partendo da 1 msec di esposizione. Tra 1 e 20 msec di esposizione sono state effettuate misure a step di 1msec. Tra 20 e 100 msec a step 10 msec.
A 90 msec il sensore comincia a lavorare in zona di saturazione.
Sto ora elaborando i dati per estrapolare altre informazioni quali il coefficiente di correlazione per verificare la bontà del legame tra dati sperimentali e retta interpolante...non sono un matematico ma un'autodidatta che cerca con fatica di rispolverale conoscenze scolastiche vecchie di decenni...
Non tutto è filato così liscio, le misure sono state effettuate più volte per settare al meglio la camera.
Sui risultati ottenuti lascio parlare i più esperti. Critiche e lanci di uova marce e ortaggi assortiti sono auspicati e benvenuti.
Fabrizio18514