Valerio Ricciardi
07-10-2015, 18:50
...chiuso un file (ho spedito ceduto il 150 Bosma al nostro amico monciccio così lo monterà sulla sua HEQ5) ne apro un altro: mettere a punto il recente Mak 150 BD Sky-Watcher (misura e marca che ho dovuto ricomprarmi, in variante d'altro colore, per adattarlo al trolley d'alluminio che ho comprato su Amazon).
L'idea è di cercare in ogni modo di massimizzarne le prestazioni, per farne il "massimo strumento che potrei portare con me in aereo come bagaglio di cabina".
Il Mak da 180/2700 non ci può stare, con 21,9 cm di diametro fuori tutto di cella e menisco è già troppo spesso. Il Mak OMC 140/2000 di Orion UK è bellissimo, ma intubato in carbonio e anche se così pesa una sciocchezza in temperatura non ci andrà veramente mai, il carbonio è un isolanbte per la massa d'aria interna al tubo.
Ho considerato all'uopo rifrattori corti Apo, Schmidt Cassegrain da 6" e Mak-Gregory.
Purtroppo come pesi e ingombri solo il 150 Skymax Black Diamond (ma se era il Pro Golden Series era la stessa cosa, cambia solo il colore) può starci, e l'alternativa più leggera e più luminosa (fotograficamente) C6 al confronto diretto sul planetario e qualche globulare le ha prese di santa ragione. Gi Apo... anche nella migliore delle ipotesi a spenderci tanto (tantotanto) si poteva arrivare asintoticamente al 100 mm f/4 Pentax appena riproposto con marchio Vixen... ma visualmente è solo e sempre un 100, e visualmente 150 senza cromatismi son troppo più di 100, non c'è storia. In visuale le stelle da 5 micron su tutto il campo di un 6x6 non te le godi....
Del Mak Synta "mediogrosso" se ne dicon d'ogni sorta, ed ha estimatori (parecchi) e denigratori (fortunatamente pochi).
Mi son risolto per prima cosa a smontarlo con cautela e delicatezza (solo in casa, cellulare spento, mollettone morbido, gattina momentaneamente chiusa fuori per evitare che tutta contenta mi saltasse sul menisco per vedere cosa fosse), con l'intento poi anche di verificare la perpendicolarità delle estremità del tubo portante rispetto all'asse centrale dello stesso. Ho provato perciò a rispondere una per una alle perplessità se non "accuse" che vengono spesso rivolte da alcuni a questa creatura dell'ottica industriale cinese.
1) Vox Populi "Il Mak 150 in realtà come efficacia ottica e risolvenza è un 140 al massimo, perché il menisco è divergente e solo una parte della luce incidente finisce sul primario, l'altra divergendo dal menisco va persa nel tubo":
FORTUNATAMENTE FALSO: La luce libera anteriore del menisco è già appena superiore ai 150 mm dichiarati (di una inezia, 150,4 mm esatti = interno della ghiera di bloccaggio del menisco stesso); già all'uscita posteriore della cella che sostiene il menisco col secondario alluminato all'interno ed il paraluce del secondario, la luce libera arriva a 157,3 mm (sovrabbondante rispetto al modestissimo potere diottrico divergente della lastra correttrice); lo specchio primario, poi, sorpresa, è di 162 mm esatti, dunque sovradimensionato sicuramente in modo ben adeguato a non perdere affatto luce rispetto a quella incidente. L'insieme appare dunque otticamente coerente, senza "barare" in nessun modo.
2) Vox Populi: "Il tubo è di un lamierino sottilissimo che nemmeno mantiene la forma quando lo smonti e a momenti ti si piega in mano":
NON TANTO VERO ALMENO IN RAPPORTO AL 150: Anche se l'intubazione è ampiamente migliorabile: con uno spessore di 2,5 mm netti (al calibro) compreso l'esiguo spessore della vernice, pesa appena più di un kg senza nulla attaccato (1007 g per l'esattezza) ed appare ben rigido, può essere debolmente deformato con le mani stringendolo abbastanza (elasticamente, non ho fatto la gara dei pettorali da fenomeno da baraccone se no sarebbe diventato ben ovale, ovvio), ed è adeguato anche a supportare senza problemi la barra Vixen, che comunque io continuo imperterrito a considerare mal posizionata: nonostante non abbia rilevato flessioni di sorta, IO (e non solo io...) avrei utilizzato una barra Vixen o Losmandy più lunga e fissata OVVIAMENTE dietro sulla culatta e davanti sulla cella portamenisco
3) Vox Populi: "la cella portamenisco è molto approssimativa essendo realizzata in fusione":
VERO MA ININFLUENTE: Se è VERO che è realizzata in fusione di alluminio, è però dopo con ogni evidenza RETTIFICATA al tornio (son visibili sulle parti non verniciate che si infilano nel tubo portante i microsegni dell'utensile) ed infatti l'appoggio della parte interna del menisco sul bordo della cella è veramente perfetto.
4) Vox Populi: "Non si può collimare il menisco, perciò se ti capita un montaggio con l'asse ottico non centrato né parallelo al tubo principale perché questo è stato tagliato... "a fetta di salame" te lo tieni così":
VERO: La precisione di collimazione del menisco è affidata solo alla costruzione. Verificherò dall'officina meccanica (OMD Roma, Officine Meccaniche D'Onorio, realizzano e progettano... modifiche a microscopi stereoscopici per odontoiatria...) se il tubo ha i "tagli" a 90° dall'asse longitudinale, se son storti, ed eventualmente di quanto.
MA se dovessi trovare qualche decimo o anche 1 mm di errore... sarà tosto corretto grazie all'intrinseca precisione di lavorazione del tornio!
L'idea è di cercare in ogni modo di massimizzarne le prestazioni, per farne il "massimo strumento che potrei portare con me in aereo come bagaglio di cabina".
Il Mak da 180/2700 non ci può stare, con 21,9 cm di diametro fuori tutto di cella e menisco è già troppo spesso. Il Mak OMC 140/2000 di Orion UK è bellissimo, ma intubato in carbonio e anche se così pesa una sciocchezza in temperatura non ci andrà veramente mai, il carbonio è un isolanbte per la massa d'aria interna al tubo.
Ho considerato all'uopo rifrattori corti Apo, Schmidt Cassegrain da 6" e Mak-Gregory.
Purtroppo come pesi e ingombri solo il 150 Skymax Black Diamond (ma se era il Pro Golden Series era la stessa cosa, cambia solo il colore) può starci, e l'alternativa più leggera e più luminosa (fotograficamente) C6 al confronto diretto sul planetario e qualche globulare le ha prese di santa ragione. Gi Apo... anche nella migliore delle ipotesi a spenderci tanto (tantotanto) si poteva arrivare asintoticamente al 100 mm f/4 Pentax appena riproposto con marchio Vixen... ma visualmente è solo e sempre un 100, e visualmente 150 senza cromatismi son troppo più di 100, non c'è storia. In visuale le stelle da 5 micron su tutto il campo di un 6x6 non te le godi....
Del Mak Synta "mediogrosso" se ne dicon d'ogni sorta, ed ha estimatori (parecchi) e denigratori (fortunatamente pochi).
Mi son risolto per prima cosa a smontarlo con cautela e delicatezza (solo in casa, cellulare spento, mollettone morbido, gattina momentaneamente chiusa fuori per evitare che tutta contenta mi saltasse sul menisco per vedere cosa fosse), con l'intento poi anche di verificare la perpendicolarità delle estremità del tubo portante rispetto all'asse centrale dello stesso. Ho provato perciò a rispondere una per una alle perplessità se non "accuse" che vengono spesso rivolte da alcuni a questa creatura dell'ottica industriale cinese.
1) Vox Populi "Il Mak 150 in realtà come efficacia ottica e risolvenza è un 140 al massimo, perché il menisco è divergente e solo una parte della luce incidente finisce sul primario, l'altra divergendo dal menisco va persa nel tubo":
FORTUNATAMENTE FALSO: La luce libera anteriore del menisco è già appena superiore ai 150 mm dichiarati (di una inezia, 150,4 mm esatti = interno della ghiera di bloccaggio del menisco stesso); già all'uscita posteriore della cella che sostiene il menisco col secondario alluminato all'interno ed il paraluce del secondario, la luce libera arriva a 157,3 mm (sovrabbondante rispetto al modestissimo potere diottrico divergente della lastra correttrice); lo specchio primario, poi, sorpresa, è di 162 mm esatti, dunque sovradimensionato sicuramente in modo ben adeguato a non perdere affatto luce rispetto a quella incidente. L'insieme appare dunque otticamente coerente, senza "barare" in nessun modo.
2) Vox Populi: "Il tubo è di un lamierino sottilissimo che nemmeno mantiene la forma quando lo smonti e a momenti ti si piega in mano":
NON TANTO VERO ALMENO IN RAPPORTO AL 150: Anche se l'intubazione è ampiamente migliorabile: con uno spessore di 2,5 mm netti (al calibro) compreso l'esiguo spessore della vernice, pesa appena più di un kg senza nulla attaccato (1007 g per l'esattezza) ed appare ben rigido, può essere debolmente deformato con le mani stringendolo abbastanza (elasticamente, non ho fatto la gara dei pettorali da fenomeno da baraccone se no sarebbe diventato ben ovale, ovvio), ed è adeguato anche a supportare senza problemi la barra Vixen, che comunque io continuo imperterrito a considerare mal posizionata: nonostante non abbia rilevato flessioni di sorta, IO (e non solo io...) avrei utilizzato una barra Vixen o Losmandy più lunga e fissata OVVIAMENTE dietro sulla culatta e davanti sulla cella portamenisco
3) Vox Populi: "la cella portamenisco è molto approssimativa essendo realizzata in fusione":
VERO MA ININFLUENTE: Se è VERO che è realizzata in fusione di alluminio, è però dopo con ogni evidenza RETTIFICATA al tornio (son visibili sulle parti non verniciate che si infilano nel tubo portante i microsegni dell'utensile) ed infatti l'appoggio della parte interna del menisco sul bordo della cella è veramente perfetto.
4) Vox Populi: "Non si può collimare il menisco, perciò se ti capita un montaggio con l'asse ottico non centrato né parallelo al tubo principale perché questo è stato tagliato... "a fetta di salame" te lo tieni così":
VERO: La precisione di collimazione del menisco è affidata solo alla costruzione. Verificherò dall'officina meccanica (OMD Roma, Officine Meccaniche D'Onorio, realizzano e progettano... modifiche a microscopi stereoscopici per odontoiatria...) se il tubo ha i "tagli" a 90° dall'asse longitudinale, se son storti, ed eventualmente di quanto.
MA se dovessi trovare qualche decimo o anche 1 mm di errore... sarà tosto corretto grazie all'intrinseca precisione di lavorazione del tornio!