Giuseppe Petricca
11-09-2015, 23:10
Il famoso terzetto di crateri nella porzione centrale del nostro satellite qui ripreso con il terminatore a poche centinaia di km dalle strutture stesse. Seeing mediocre, con un deterioramento costante con il passare del tempo. Stessa giornata della ripresa della Rupes Recta, 23 Agosto scorso.
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HiRes per entrambe qui: http://www.astrobin.com/210001/
In qualunque ordine li si osservi, sono comunque davvero affascinanti, sia per la loro prossimità che per la loro diversità. Ptolemaus è un grande circo, con un diametro di circa 150 km con bordi molto bassi e una età di formazione decisamente antica: viene infatti considerata una pianura circondata da montagne, e al suo interno possiamo notare una decisa craterizzazione (con Ammonius a dominare la scena) insieme a crateri fantasma e piccole colline. Il Nord è a sinistra e poco sopra Ptolemaus possiamo notare il piccolo Herschel, di età molto più giovane.
Procedendo verso destra, e verso Sud, arriviamo ad Alphonsus, di cui si possono notare da subito il picco centrale, e il sistema di Rimae interno. Abbiamo due zone piroclastiche, di colore più scuro e facilmente evidenti dall'immagine, con al centro delle formazioni coniche che possono rappresentare azioni vulcaniche successive alla sua formazione. Le scarpate che lo circondano sono ripide e molto scaglionate, dandogli un aspetto decisamente appariscente, in particolare al tramonto o alba locale. La sonda Ranger 9 è stata fatta schiantare all'interno di questo cratere e la posizione era una delle possibili alternative per l'arrivo delle missioni Apollo 16/17.
L'ultimo dei crateri del terzetto è Arzachel, relativamente giovane e sicuramente il più affascinante in termini di dettagli interni. Si può partire dalle scarpate davvero ripide e alte più di un km che lo dividono da Alphonsus, oppure dal picco decentrato rispetto all'outline del cratere stesso, o anche dalla prominente Rima interna facilmente visibile con telescopi di diametro medio. Al suo interno vi sono altri piccoli crateri, mentre il sistema montuoso appare con una leggera curvatura e si eleva per 1.5 km dal fondo.
Concludendo, sperando di non essermi dilungato troppo, una curiosità su Alphonsus: in varie occasioni, l'ultima nel 1958 sono stati osservati quelli che si definiscono Fenomeni Transienti Lunari. In particolare analizzando alcune immagini in luce violetta si poté vedere come una nebbia ricoprire parti del cratere. Questo non emergeva però all'infrarosso, e successivi studi fanno pensare ad un veloce fenomeno vulcanico, con rilascio di gas C2. Purtroppo non vennero effettuati studi successivi e la cosa rimase non confermata.
Strumentazione: SkyWatcher BlackDiamond Newton 200/1000 su EQ5 Motor - Barlow 5x COMA Apo/Apla - ASI 120 MM - Baader IrPass 685nm - 600 frame stackati su 6000. Elaborazione in AS!2, Registax 6.1 e Photoshop CC.
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HiRes per entrambe qui: http://www.astrobin.com/210001/
In qualunque ordine li si osservi, sono comunque davvero affascinanti, sia per la loro prossimità che per la loro diversità. Ptolemaus è un grande circo, con un diametro di circa 150 km con bordi molto bassi e una età di formazione decisamente antica: viene infatti considerata una pianura circondata da montagne, e al suo interno possiamo notare una decisa craterizzazione (con Ammonius a dominare la scena) insieme a crateri fantasma e piccole colline. Il Nord è a sinistra e poco sopra Ptolemaus possiamo notare il piccolo Herschel, di età molto più giovane.
Procedendo verso destra, e verso Sud, arriviamo ad Alphonsus, di cui si possono notare da subito il picco centrale, e il sistema di Rimae interno. Abbiamo due zone piroclastiche, di colore più scuro e facilmente evidenti dall'immagine, con al centro delle formazioni coniche che possono rappresentare azioni vulcaniche successive alla sua formazione. Le scarpate che lo circondano sono ripide e molto scaglionate, dandogli un aspetto decisamente appariscente, in particolare al tramonto o alba locale. La sonda Ranger 9 è stata fatta schiantare all'interno di questo cratere e la posizione era una delle possibili alternative per l'arrivo delle missioni Apollo 16/17.
L'ultimo dei crateri del terzetto è Arzachel, relativamente giovane e sicuramente il più affascinante in termini di dettagli interni. Si può partire dalle scarpate davvero ripide e alte più di un km che lo dividono da Alphonsus, oppure dal picco decentrato rispetto all'outline del cratere stesso, o anche dalla prominente Rima interna facilmente visibile con telescopi di diametro medio. Al suo interno vi sono altri piccoli crateri, mentre il sistema montuoso appare con una leggera curvatura e si eleva per 1.5 km dal fondo.
Concludendo, sperando di non essermi dilungato troppo, una curiosità su Alphonsus: in varie occasioni, l'ultima nel 1958 sono stati osservati quelli che si definiscono Fenomeni Transienti Lunari. In particolare analizzando alcune immagini in luce violetta si poté vedere come una nebbia ricoprire parti del cratere. Questo non emergeva però all'infrarosso, e successivi studi fanno pensare ad un veloce fenomeno vulcanico, con rilascio di gas C2. Purtroppo non vennero effettuati studi successivi e la cosa rimase non confermata.
Strumentazione: SkyWatcher BlackDiamond Newton 200/1000 su EQ5 Motor - Barlow 5x COMA Apo/Apla - ASI 120 MM - Baader IrPass 685nm - 600 frame stackati su 6000. Elaborazione in AS!2, Registax 6.1 e Photoshop CC.