Giuseppe Petricca
02-08-2015, 13:39
Perché la collimazione è importante? Perché altrimenti i dettagli vanno a... avete capito :biggrin:
Ieri sera ero in decisa crisi d'astinenza, e vista la fase lunare in atto, una tra le mie preferite, ho voluto riprendere senza badare troppo ai dettagli tecnici. La collimazione del telescopio è approssimativa, rifinita con uno star test ovviamente, ma non così precisa e alla stessa si è aggiunto un seeing mediocre, lo standard per casa mia in Abruzzo.
12933 12934 12935
HiRes della migliore, Endymion, qui: http://www.astrobin.com/199015/
Certamente i risultati sono promettenti, e mostrano comunque un sufficiente numero di dettagli superficiali, ma possiamo facilmente riconoscere con la nostra vista che è come se la foto non fosse perfettamente a fuoco, e i dettagli fini si perdano un po' nel nulla. Certo anche il seeing ha giocato un ruolo, ma la scollimazione è evidente. Ne ho quindi approfittato per fare qualche ripresa e notare di prima persona (non lo avevo mai fatto prima) quanto questo processo pre-osservazione o specialmente imaging sia davvero importante
I crateri visibili sono nella prima Endymion, il più evidente con stupende ombre all'interno dello stesso, che si stagliano sul suo fondo piatto. Nell'inquadratura e quasi totalmente ancora illuminati da una luce solare ad alto angolo abbiamo i crateri Atlas ed Hercules, e nel primo riusciamo a riconoscere debolmente il sistema di rimae interno.
La seconda foto mostra lo stupendo Langrenus, qui in fase ottimale di ripresa, che mostra molti dettagli sul fondo, insieme allo stupendo picco centrale e alla sua ombra. Non rende tuttavia giustizia come in una fase di sole poche ore più tardi, quando si riesce a percepire totalmente la profondità di questo cratere, con le sue pareti che scendono ripide verso il fondo.
Il terzo è altrettanto famoso, Petavius con la sua rima interna e il picco centrale composito, insieme alle 'badlands' presenti nella sua porzione settentrionale. La raggiera che si dipana immediatamente da questo è altrettanto molto affascinante da osservare, insieme a tutte le caratteristiche principali delle sue scarpate terrazzate lungo i bordi.
Strumentazione: SkyWatcher BlackDiamond Newton 200/1000 su EQ5 Motor - Barlow 5x COMA Apo/Apla - ASI 120 MM - Baader IrPass 685nm - 100 frame stackati su 6000. Elaborazione in AS!2, Registax 6.1 e Photoshop CC.
Anche se non eccezionali, spero comunque che le foto vi piacciano :)
Ieri sera ero in decisa crisi d'astinenza, e vista la fase lunare in atto, una tra le mie preferite, ho voluto riprendere senza badare troppo ai dettagli tecnici. La collimazione del telescopio è approssimativa, rifinita con uno star test ovviamente, ma non così precisa e alla stessa si è aggiunto un seeing mediocre, lo standard per casa mia in Abruzzo.
12933 12934 12935
HiRes della migliore, Endymion, qui: http://www.astrobin.com/199015/
Certamente i risultati sono promettenti, e mostrano comunque un sufficiente numero di dettagli superficiali, ma possiamo facilmente riconoscere con la nostra vista che è come se la foto non fosse perfettamente a fuoco, e i dettagli fini si perdano un po' nel nulla. Certo anche il seeing ha giocato un ruolo, ma la scollimazione è evidente. Ne ho quindi approfittato per fare qualche ripresa e notare di prima persona (non lo avevo mai fatto prima) quanto questo processo pre-osservazione o specialmente imaging sia davvero importante
I crateri visibili sono nella prima Endymion, il più evidente con stupende ombre all'interno dello stesso, che si stagliano sul suo fondo piatto. Nell'inquadratura e quasi totalmente ancora illuminati da una luce solare ad alto angolo abbiamo i crateri Atlas ed Hercules, e nel primo riusciamo a riconoscere debolmente il sistema di rimae interno.
La seconda foto mostra lo stupendo Langrenus, qui in fase ottimale di ripresa, che mostra molti dettagli sul fondo, insieme allo stupendo picco centrale e alla sua ombra. Non rende tuttavia giustizia come in una fase di sole poche ore più tardi, quando si riesce a percepire totalmente la profondità di questo cratere, con le sue pareti che scendono ripide verso il fondo.
Il terzo è altrettanto famoso, Petavius con la sua rima interna e il picco centrale composito, insieme alle 'badlands' presenti nella sua porzione settentrionale. La raggiera che si dipana immediatamente da questo è altrettanto molto affascinante da osservare, insieme a tutte le caratteristiche principali delle sue scarpate terrazzate lungo i bordi.
Strumentazione: SkyWatcher BlackDiamond Newton 200/1000 su EQ5 Motor - Barlow 5x COMA Apo/Apla - ASI 120 MM - Baader IrPass 685nm - 100 frame stackati su 6000. Elaborazione in AS!2, Registax 6.1 e Photoshop CC.
Anche se non eccezionali, spero comunque che le foto vi piacciano :)