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Red Hanuman
11-04-2015, 23:03
Stelle vecchie in corpo giovane
Uno studio internazionale con diversi autori italiani e INAF ha scoperto delle stelle giganti rosse che risultano vecchie se si guarda la loro composizione chimica, ma giovani se si considera la struttura interna. Il commento di Cristina Chiappini (AIP) e Josefina Montalban (INAF)
di Stefano Parisini


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Rappresentazione artistica di stelle giganti rosse nella nostra galassia. Crediti: AIP/ J. Fohlmeister


Stelle giganti rosse con l’orologio chimico mal funzionante. E’ quanto scoperto da un gruppo internazionale di astrofisici, guidati da Cristina Chiappini dell’Istituto Leibniz di Astrofisica a Potsdam, in Germania, già ricercatrice presso l’Osservatorio Astronomico di Trieste dell’INAF. Le caratteristiche chimiche sono quelle peculiari di stelle anziane, ma se la loro età viene desunta tramite l’astrosismologia – un approccio che permette di ricostruire la struttura interna delle stelle osservandone e interpretandone le pulsazioni - allora le presunte vegliarde si rivelano sorprendentemente più giovani.


L’esistenza di questo tipo di stelle, poco conosciute finora, non può essere spiegata attraverso i modelli standard di evoluzione chimica della Via Lattea, per cui gli scienziati suppongono che la storia dell’arricchimento chimico del disco galattico debba essere più complessa di quanto previsto.


In questo contesto, la locuzione archeologia galattica (http://www.media.inaf.it/2013/02/08/archeologia-galattica/) viene usata dai ricercatori per riferirsi al fatto che la storia della Via Lattea può essere desunta non solo dalle abbondanze relative dei vari elementi chimici osservabili nelle atmosfere stellari, ma anche dai moti che scuotono le stelle medesime.


Uno dei pilastri dell’archeologia galattica è l’utilizzo dei rapporti di abbondanza chimica come indicatori indiretti dell’età. Questo è possibile grazie al fatto che le esplosioni di supernova arricchiscono il mezzo interstellare degli elementi chimici più pesanti dell’elio, prodotti a velocità diverse nelle varie reazioni di nucleosintesi. In particolare, l’abbondanza relativa di elementi alfa (come carbonio, azoto, ossigeno e altri) e di ferro (più lento a prodursi) può essere utilizzato come un orologio chimico. Un orologio che si è dimostrato piuttosto regolare per molte stelle osservate.


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Cristina Chiappini (da Internet)
Tuttavia, gli autori del nuovo studio – pubblicato oggi su Astronomy & Astrophysics (http://www.aanda.org/10.1051/0004-6361/201525865) – hanno dimostrato che il cosiddetto arricchimento alfa/ferro, ovvero la posizione della lancetta nell’orologio chimico di cui sopra, non è una garanzia del fatto che la stella abbia effettivamente un’età così avanzata come appare. Misurando il “polso” di un gruppo di stelle giganti rosse con l’astrosismologia, i ricercatori ne hanno trovate molte che apparivano giovani, nonostante fossero più ricche di elementi alfa rispetto al Sole, e quindi teoricamente più vecchie.


«Al momento ci sono diverse ipotesi per spiegare l’origine di questi oggetti», spiega a Media INAF Cristina Chiappini. «Il punto interessante è che queste stelle si trovano per la maggior parte verso le regioni più interne del disco galattico, dove l’interazione tra la barra centrale e i bracci a spirale può avere dato origine a uno scenario di arricchimento chimico maggiormente complesso. Esiste la possibilità che in questa regione il gas possa rimanere praticamente inerte per tempi lunghi: troveremmo quindi un gas vecchio – con alfa/ferro alto – ma che ha iniziato a formare stelle solo di recente. Per potere confermare questa ipotesi sarà necessario studiare dei campioni più numerosi e, soprattutto, in altre direzioni».


Il campione di stelle utilizzato per il nuovo studio è il risultato della collaborazione tra APOGEE, un campionamento del cielo in infrarossi ad alta risoluzione effettuato con lo Sloan Foundation 2.5-meter Telescope situato in New Mexico, e il gruppo di lavoro sulle giganti rosse di CoRoT, il telescopio spaziale dell’agenzia spaziale francese (CNES) dedicato principalmente agli studi di astrosismologia e degli esopianeti.


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I puntini rossi indicano la posizione nella Via Lattea di tutte le stelle giganti rosse oggetto dello studio, mentre le stellette rosse indicano quelle per cui “l’orologio chimico” non si è rivelato affidabile. Crediti: F. Anders


«Questo lavoro», commenta Josefina Montalban, associata INAF del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova, fra gli autori della ricerca, «dimostra quanto siano promettenti le collaborazioni che mettono insieme le competenze e i metodi classici che osservano da terra la superficie delle stelle, con le nuove tecniche come la astrosismologia, che grazie alle missioni spaziali quali CoRoT e il futuro Plato, permettono di accedere anche all’interno delle stelle».


Come ulteriore presenza “tricolore”, allo studio hanno anche partecipato Thaise Rodrigues e Leo Girardi dell’Osservatorio Astronomico INAF di Padova, Andrea Miglio, associato INAF dell’Università di Birmingham, e Marica Valentini, ora all’Istituto Leibniz di Astrofisica di Potsdam.


Per saperne di più:


Il preprint (http://arxiv.org/abs/1503.06990) dello studio Young [α/Fe]-enhanced stars discovered by CoRoT and APOGEE: What is their origin?, di Chiappini et al.
La prossima conferenza sull’argomento: Reconstructing the Milky Way’s History: Spectroscopic Surveys, Asteroseismology and Chemodynamical Models (https://escience.aip.de/592-WE-Heraeus-Seminar)
Altre notizie di astrosismologia (http://www.media.inaf.it/?s=asterosismologia) su Media INAF

Articolo originale QUI (http://www.media.inaf.it/2015/04/10/stelle-vecchie-corpo-giovane/).

Enrico Corsaro
12-04-2015, 18:14
Mi fa piacere abbiano incluso questo articolo. L'articolo in questione, in versione preprint, riguarda un argomento di interesse per chi studia l'asterosismologia di giganti rosse (il mio principale campo di ricerca). Una buona parte delle persone dell'articolo sono persone con cui attualmente lavoro.
Però come premessa devo fare alcune correzioni doverose...chi ha scritto l'articolo su media INAF ha fatto diversa confusione con le affiliazioni. Josefina Montalban non mi risulta sia associata INAF, ma a quanto ho visto è affiliata all'Osservatorio Astronomico di Padova. Inoltre, Andrea Miglio non è associato INAF, ma lavora all'Università di Birmingham, pur essendo un italiano.

Gli elementi alpha, è bene dirlo, sono elementi con un numero atomico dato dai multipli di quello dell'elio (da cui alpha). In particolare menzioniamo il Silicio, il Magnesio ed il Titanio.
Le stelle con alpha-enhancement, cioè con abbondanze di elementi alpha superiori al caso solare, in generale hanno importanti implicazioni sulla esistenza di pianeti extrasolari con piccole dimensioni (tipo terrestre) e risulta siano in maggiore abbondanza nel cosiddetto disco spesso (thick disk) della Via Lattea, che contiene una popolazione più antica con stelle povere in ferro. Tuttavia in questo caso specifico, lo studio si concentra su stelle che hanno un arricchimento alpha e contrariamente a quanto previsto, sono più giovani.

C'è anche da dire comunque che l'asterosismologia non fornisce l'età di una stella, come scritto erroneamente nell'articolo, ma fornisce informazioni sulla struttura interna che possono essere usate per modellizzare l'età. L'età purtroppo è uno dei parametri stellari su cui abbiamo più incertezze, e che per essere ricavata necessità di modelli di struttura stellare che vengono poi fatti evolvere nel tempo fino ad ottenere una corrispondenza con i dati osservati (nel qual caso forniti dall'asterosismologia).

bertupg
14-04-2015, 13:18
Enrico C. ha in parte anticipato la risposta al dubbio che mi è venuto leggendo: perché i ricercatori dello studio sono convinti che ad essere "sbagliato" sia l'orologio "chimico" e non quello "asterosismologico"?
Cosa ci impedisce di dire che quelle stelle sono effettivamente "vecchie", che solamente "si comportano da giovani"? Che poi "vecchie" e "giovani" mi sembrano termini piuttosto relativi se riferiti alle giganti rosse: se non sbaglio, questa fase è solo una frazione della vita totale della stella, no? Però qui non è chiaro se ci si riferisce alla vita totale o della fase in particolare, non essendoci nessun dato numerico (almeno, nel preprint non mi sembra che sia accennato, e all'articolo INAF non riesco ad accedere per limitazioni di proxy).
Che poi, forse mi sono solo lasciato "impressionare" dal titolo "ad effetto", e non ho capito il reale significato scientifico di questa scoperta: a dover essere eventualmente rivisto è il modello chimico o quello asterosismologico? O quello che mette in relazione i due aspetti?
Grazie.

Enrico Corsaro
14-04-2015, 16:57
Ciao @bertupg (http://www.astronomia.com/forum/member.php?u=82), il tuo dubbio è ben legittimo ed il discorso te lo spiego a seguire.

Cominciamo con il parlare di età della singola stella, lasciando da parte il modo in cui essa viene derivata.
Abbiamo tre riferimenti fondamentali che bisogna comprendere.

1) Ogni stella evolve lungo una traccia ben precisa, detta evolutiva, e i tempi di evoluzione dipendono da molteplici fattori, tra cui la massa prima di tutto, poi la temperatura, l'abbondanza di metalli, l'efficienza convettiva, la perdita di massa, ecc.
Ogni stella che osserviamo ha dunque una età, cioè un arco di tempo di evoluzione a partire da un istante iniziale, generalmente associato con la ZAMS, cioè la sequenza principale di età zero, il punto in cui la stella per definizione inizia a bruciare idrogeno nel nucleo. Il nostro sole per esempio ha una età di circa 5 miliardi di anni.

2) Esiste poi un secondo riferimento legato al tempo, tipicamente denominato popolazione. La popolazione si riferisce, a differenza dell'età stellare appena descritta sopra, al punto di inizio, se vuoi la ZAMS, della stella, e non a quanto essa si sia evoluta a partire da quel punto.
Quindi per intenderci, possono esistere due stelle che per esempio sono di popolazioni distinte, una più antica e l'altra più recente. L'idea di base è che, siccome la ricchezza (o abbondanza) di metalli (cioè generalmente tutti gli elementi con peso atomico maggiore di quello del carbonio e ossigeno, nel contesto astrofisico) è generata dalle esplosioni di supernova, cioè dalle stelle morenti o defunte se vogliamo, le prime stelle a formarsi nell'Universo sono quelle più povere di metalli (Popolazione II), semplicemente perchè non ne erano ancora esplose abbastanza di supernovae. Quelle più recenti invece sono più ricche (Popolazione I).

3) Il terzo riferimento legato al tempo è invece il cosiddetto stadio evolutivo. Come hai giustamente detto la gigante rossa è una fase specifica di tutto il percorso di vita, o traccia evolutiva, di una stella (ci riferiamo in questo caso a stelle di massa piccola-intermedia, tra 1 e 2.3 masse solari). Quindi spesso ci si riferisce a gruppi di stelle classificandole sulla base dello stadio evolutivo, perchè esso fornisce caratteristiche osservative ben precise e tipiche. Lo stadio evolutivo del Sole ad esempio è la sequenza principale. Poi abbiamo a seguire la fase di subgigante, gigante del ramo delle giganti, gigante del braccio orizzontale, gigante rossa asintotica, ecc. Ogni stadio evolutivo è ben caratterizzato generalmente, soprattutto a livello teorico, ma anche osservativo. Questi stadi evolutivi si susseguono sempre nello stesso ordine, quindi sono anch'essi legati al trascorrere del tempo.

Detto ciò, dobbiamo considerare un elemento importante. Due stelle che sono nello stesso stadio evolutivo, ad esempio gigante rossa (a sua volta poi suddivisa in varie sottofasi, come quelle che ho citato poc'anzi), possono di fatto avere una età stellare (1) diversa e di conseguenza appartenere a popolazioni stellari (2) diverse, almeno in linea di principio. Vale a dire che se troviamo che una gigante rossa è sufficientemente avanzata in età, ci aspettiamo che la sua ZAMS sia avvenuta appunto molto tempo fa e di conseguenza, ci aspettiamo che essa sia povera di metalli (Popolazione II). Come è possibile che due giganti rosse, quindi dello stesso stadio evolutivo, abbiano età molto diverse? Semplicemente per una differenza in massa ad esempio. Una stella con una massa di 0.7 masse solari, può vivere fino a 10 volte più a lungo di un'altra che invece ha ad esempio 2.3 masse solari. Più è alta la massa, più la stella evolve rapidamente e prima muore.

Cosa significa tutto questo? Che globalmente ciò che dovremmo osservare è che più vecchie sono le stelle, più probabile è che esse siano povere di metalli, semplicemente perchè anticamente quando si sono formate, l'Universo conteva quasi totalmente solo idrogeno, elio e litio (formati a loro volta dalla nucleosintesi all'orgine dell'Universo), e nient'altro oltre questi elementi.
Cosa ha a che fare dunque questa ricerca che hanno svolto con tutto ciò? Adesso che abbiamo le basi per capirlo provo a spiegarlo.
Si osservano stelle, nel qual caso delle giganti rosse, che hanno una determinata età, diciamo abbastanza avanzata. Contrariamente a quanto ci aspettiamo però, esse hanno abbondanza di metalli, in particolare meglio dire un tipo di metalli specifico, i cosiddetti elementi alpha (cioè silicio, magnesio, titanio, ecc.). Come è possibile che questo accada se abbiamo detto che anticamente questi elementi non esistevano in abbondanze elevate? Ed il problema che sollevano sta proprio qui. Non rimane altra spiegazione che ritenere che i modelli di evoluzione dei componenti chimici della nostra Galassia (perchè parliamo qui di stelle osservate nella nostra Galassia, e quindi possiamo fare un discorso solo su di essa e non su tutto l'Universo) siano di fatto poco corretti. A quanto pare l'arricchimento chimico e metallico non è avvenuto in modo così regolare e uniforme come si pensava prima ma da quanto propongono gli autori, pare esistano (o comunque siano esistite) regioni della Galassia dove l'arricchimento chimico si sia sviluppato più rapidamente. Queste regioni suggeriscono possano essere quelle poste alla fine della barra centrale galattica (perchè la nostra galassia è in realtà una spirale barrata come morfologia), che sono meno prone a disperdere materia su tutto il disco per effetto della rotazione galattica stessa (sono zone più stazionarie e stagnanti, per così dire). Quindi probabilmente in questi punti gli elementi pesanti si sono accumulati più facilmente ed è proprio li che osserviamo queste stelle di età avanzata ma con una abbondanza di metalli che ci farebbe pensare che invece siano ben più giovani.

Spero possa essere chiara la situazione adesso, se hai altri dubbi chiedi pure.

bertupg
15-04-2015, 13:12
Grazie infinite per la risposta che, presa a sé stante, è chiara ed esplicativa (come sempre).

Purtroppo continuo ad andare in confusione su quanto scritto nell'articolo :sad:

Ad esempio, lei scrive:

Si osservano stelle, nel qual caso delle giganti rosse, che hanno una determinata età, diciamo abbastanza avanzata. Contrariamente a quanto ci aspettiamo però, esse hanno abbondanza di metalli, in particolare meglio dire un tipo di metalli specifico, i cosiddetti elementi alpha (cioè silicio, magnesio, titanio, ecc.)

mentre nell'articolo si legge:


Le caratteristiche chimiche sono quelle peculiari di stelle anziane
e più avanti:

Uno dei pilastri dell’archeologia galattica è l’utilizzo dei rapporti di abbondanza chimica come indicatori indiretti dell’età. Questo è possibile grazie al fatto che le esplosioni di supernova arricchiscono il mezzo interstellare degli elementi chimici più pesanti dell’elio, prodotti a velocità diverse nelle varie reazioni di nucleosintesi.

e da questo si potrebbe pensare che le stelle prese in esame si siano rivelate povere di elementi, anzichè
ricche.

Ma più avanti si legge esplicitamente:

i ricercatori ne hanno trovate molte che apparivano giovani, nonostante fossero più ricche di elementi alfa rispetto al Sole, e quindi teoricamente più vecchie.

Non escludo che possano trattarsi di errori di trascrizione o di malintepretazione da parte degli autori originali (come ho detto, non ho accesso all'articolo originale su media.inaf, ma dubito fortemente che chi lo ha riportato qui possa averlo stravolto a tal punto!), ma se anche così fosse, rimane il dubbio: che cosa potrebbe indurci a presupporre che queste stelle siano "vecchie", visto che sia l'analisi chimica che quella sismologica sembrano in contraddizione con questa ipotesi?

Enrico Corsaro
15-04-2015, 14:18
Ciao @bertupg (http://www.astronomia.com/forum/member.php?u=82),

in effetti il discorso è piuttosto articolato e la mia risposta sul punto che sollevi non è stata adeguata e dunque ti spiego meglio il tutto a seguire. Ho provato a vedere un pò l'articolo più in dettaglio per capire meglio a cosa gli autori si riferiscano.

La prima considerazione da fare è che nell'archeologia galattica l'abbondanza di elementi alpha è un fattore importante per ricostruire l'età di formazione in modo indiretto, almeno per via generale. Stelle che sono ricche di elementi alpha risultano essersi formate in ambienti dove sono esplose supernovae di tipo II (le cosiddette core-collapse). Diverso il caso di supernovae di tipo Ia (le cosiddette candele standard) e giganti rosse asintotiche, che richiedono tempi molto lunghi per arricchire il mezzo interstellare di questi elementi.

Devo adesso specificare una cosa fondamentale che ho tralasciato prima e che è la chiave di lettura di questo discorso. Dobbiamo prendere questa informazione della ricchezza di elementi alpha relativamente all'abbondanza di ferro. Si parla infatti di abbondanza di elementi alpha rispetto a quella del ferro (che chiameremo [alpha/Fe] per brevità).
Come è intuitivo pensare, gli elementi alpha si sono creati più facilmente rispetto al ferro perchè hanno un peso atomico inferiore. Nei processi di evoluzione stellare, gli elementi via via più pesanti vengono formati in stadi più evoluti e dunque è richiesto più tempo perchè essi vengano prodotti. Il ferro in particolare, è l'elemento più pesante che si può creare dai processi di evoluzione stellare, e quindi è l'ultimo a formarsi. Questo significa che meno tempo è passato dall'inizio dell'Universo più ci aspettiamo un valore [alpha/Fe] alto. Da qui il fatto che può essere usato come indicatore di età. Ci siamo fin qui?

Il discorso da questa prospettiva dunque ci dice che le stelle per cui [alpha/Fe] è più alto (cioè poco ferro rispetto agli elementi alpha), dovrebbero anche essere quelle più antiche, e di fatto è quello che si osserva nella maggior parte dei casi, in particolare per ciò che concerne il disco galattico spesso, come avevo scritto in un post precedente. Tutte stelle con età intorno ai 10 miliardi di anni.

Quello che invece dimostrano gli autori del lavoro è che al contrario ci sono alcune stelle, e ormai l'evidenza osservativa è chiara, che hanno un [alpha/Fe] alto nonostante si siano formate da poco, cioè appunto sono stelle giovani. Perchè questo è controintuitivo? Perchè se il ferro è poco rispetto agli elementi alpha, il mezzo interstellare che ha dato origine a queste stelle dovrebbe essere "vecchio", e così le stelle stesse, per quello che ho scritto prima.
Dunque per dirla in breve il problema esposto qui e dagli autori è unicamente relativo alla datazione di natura chimica che fin'ora si era assunta valida nell'ambito della nostra galassia. In realtà, in generale essa è valida ma bisogna prestare attenzione all'esistenza di alcuni casi "speciali", regioni particolari che hanno una abbondanza di elementi alpha rispetto al ferro risalente a periodi molto antichi, e che hanno preservato questo bilancio fino a tempi recenti. Quello che propongono, ma è da confermare ovviamente, è che queste regioni siano le zone terminali della barra galattica, perchè non sono soggette a mescolamento dovuto alla rotazione dei bracci spirale della galassia stessa, e dunque riescono a mantenere al loro interno un mezzo interstellare come "intatto" da molto tempo prima, dando così origine ancora ad oggi a stelle che hanno quei valori di [alpha/Fe] che ci farebbero pensare che sono molto antiche.

SVelo
15-04-2015, 14:24
hanno un [alpha/Fe] alto nonostante si siano formate da poco
Scusa, anch'io non capisco: se questo valore indica che le stelle dovrebbero essere antiche, come fanno a dire che si sono formate da poco? :confused: Perché non ci arrivo? :confused::confused:

Enrico Corsaro
15-04-2015, 14:36
Scusa, anch'io non capisco: se questo valore indica che le stelle dovrebbero essere antiche, come fanno a dire che si sono formate da poco? :confused: Perché non ci arrivo? :confused::confused:

Semplicemente perchè dall'asterosismologia sai che massa hanno, e di conseguenza puoi ricostruire la loro età tramite tracce evolutive. Sono due misure indipendenti e di base reputiamo l'età stimata dalle tracce evolutive piuttosto attendibile, almeno entro un 20-30%.

Enrico Corsaro
15-04-2015, 14:44
SVelo, per intenderci, banalmente, se trovi che una stella ha una massa di 2 masse solari ad esempio, ed è adesso una gigante rossa, essa non ha una età superiore a 4 miliardi di anni, perchè con 2 masse solari già la sua evoluzione è molto più rapida di quella del nostro Sole. Le tracce evolutive sono il risultato di decenni di studi combinati tra osservazioni e modelli teorici e penso che ad oggi ci forniscano un quadro piuttosto realistico di quella che è l'evoluzione stellare. Anche se magari i dettagli non sono tutti contemplati in maniera adeguata e dipendono certamente dalla singola stella in esame, globalmente si può stimare l'età in modo piuttosto realistico.

L'asterosismologia non solo fornisce la massa ma permette di vincolare la struttura interna della stella con precisione e accuratezza molto elevate, consentendoci così di far evolvere nel tempo la struttura e ricostruire la sua età.

bertupg
15-04-2015, 15:19
Enrico C. la tua risposta è stata più illuminante di un quasar! :biggrin:

Il problema è che avevo inteso male la frase dell'articolo:

...l’abbondanza relativa di elementi alfa (come carbonio, azoto, ossigeno e altri) e di ferro (più lento a prodursi) può essere utilizzato come un orologio chimico...

Non conoscendo i dettagli, ho pensato si riferisse all'abbondanza di queste due tipologie di elementi relativa alla massa totale, e non relativa tra loro! (in effetti non era molto chiara)

Per tanto non avevo colto il reale significato dell'espressione:

un gas vecchio – con alfa/ferro alto – ma che ha iniziato a formare stelle solo di recente

Dopo queste tue precisazioni, l'articolo risulta molto più semplice da capire (direi quasi banale!), senza contare il valore aggiunto di aver imparato qualcosa in più sui "dettagli" dell'astrofisica!! :weeabooface:

Grazie ancora!!

SVelo
15-04-2015, 15:20
L'asterosismologia non solo fornisce la massa ma permette di vincolare la struttura interna della stella con precisione e accuratezza molto elevate, consentendoci così di far evolvere nel tempo la struttura e ricostruire la sua età.
Ma allora non basterebbe questa per stabilirne l'età? Perché si va a vedere anche la composizione chimica se poi può dare risultati inesatti?:blush:
Intanto ti ringrazio per le risposte precedenti, ho finito i "Grazie" per oggi :razz:

SVelo
15-04-2015, 15:23
Enrico C. la tua risposta è stata più illuminante di un quasar! :biggrin:

Il problema è che avevo inteso male la frase dell'articolo:


Non conoscendo i dettagli, ho pensato si riferisse all'abbondanza di queste due tipologie di elementi relativa alla massa totale, e non relativa tra loro! (in effetti non era molto chiara)

Per tanto non avevo colto il reale significato dell'espressione:


Dopo queste tue precisazioni, l'articolo risulta molto più semplice da capire (direi quasi banale!), senza contare il valore aggiunto di aver imparato qualcosa in più sui "dettagli" dell'astrofisica!! :weeabooface:

Grazie ancora!!

Forse ora ho capito meglio anchi'io, grazie.:oops:

Enrico Corsaro
15-04-2015, 15:29
Dopo queste tue precisazioni, l'articolo risulta molto più semplice da capire (direi quasi banale!), senza contare il valore aggiunto di aver imparato qualcosa in più sui "dettagli" dell'astrofisica!! :weeabooface:
Grazie ancora!!

Perfetto! Di niente ;).

Enrico Corsaro
15-04-2015, 15:31
Ma allora non basterebbe questa per stabilirne l'età? Perché si va a vedere anche la composizione chimica se poi può dare risultati inesatti?:blush:
Intanto ti ringrazio per le risposte precedenti, ho finito i "Grazie" per oggi :razz:

Perchè purtroppo non tutte le stelle hanno oscillazioni, cioè non per tutte le stelle possiamo usare l'asterosismologia. E quando non la abbiamo che si fa? Le lasciamo da parte e basta? No, dobbiamo basarci su altri metodi. Quando si possono utilizzare più metodi su una stessa stella, che è il caso del campione di giganti rosse preso in esame dagli autori, il risultato finale diventa più interessante e, come nel caso dell'articolo, possono uscire fuori interessanti discrepanze che vanno poi approfondite e comprese.

SVelo
15-04-2015, 16:12
Capito, grazie :)