La costellazione dell’Unicorno

Dopo un paio di costellazioni importanti e sostanziose, stavolta parlo dell’Unicorno o Monoceros… Sono sicuro che anche tra noi appassionati ci sia qualcuno che non sappia nemmeno dell’esistenza di questa costellazione…

Questa serie di articoli fa uso del Simulatore di costellazioni in 3D, descritto in questo articolo. Se si dovessero riscontrare problemi nel caricamento delle pagine, scaricare manualmente l’ultima versione di JRE (Java Runtime Environment) all’indirizzo:
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Un animale mitico

L’unicorno è un animale immaginario, praticamente un cavallo, di solito bianco, con un corno in mezzo alla fronte: è detto anche liocorno e si trova in alcuni stemmi araldici. Insomma un animale legato a tradizioni non molto note che lo vedono comunque come un simbolo di generosità e di forza. Un mio contributo: un unicorno appare nel capolavoro di fantascienza Blade Runner , una volta come origami costruito dal poliziotto Gaff e un’altra volta (ma solo in una particolare versione) dal vivo, sotto forma di sogno da parte del poliziotto Deckard (il mitico Harrison Ford).

La costellazione dell’Unicorno

Sull’argomento Blade Runner potrei parlare per ore ed ore, ma il dovere mi chiama ed allora scopriamo innanzitutto, per chi non lo sapesse, dove si trova in cielo l’Unicorno: grazie a Stellarium vediamo che si trova in una zona del cielo povera di stelle luminose, ma circondata da mostri sacri, rappresentati da Orione, il Cane Maggiore e quello Minore ed i Gemelli. Una volta capito dove si trova (praticamente a fianco di Orione), non si dimentica più, ma purtroppo non ha stelle particolarmente appariscenti. Scopriremo in seguito che, pur essendo abbastanza grande come costellazione, non ha nessuna stella denominata con un nome arabo, greco o latino che sia, a parte tre nomi che ho trovato su internet, che non avevo mai sentito e di cui parlerò dopo: tutte le sue stelle hanno come minimo una magnitudine pari a 4 e perciò sono già invisibili nei cieli luminosi cittadini.

Le rappresentazioni dell’Unicorno

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La costellazione dell’Unicorno è stata creata nel XVII secolo e perciò, rispetto ad altre costellazioni, risulta più moderna, tanto è vero che non ne troviamo una rappresentazione nell’Uranometria di Bayer, antecedente alla creazione dell’Unicorno stesso.
Hevelius invece lo rappresenta come al solito capovolto, ma per noi non è un problema rigirarlo.
unicorno secondo hevelius
Infine la versione modernissima data da Stellarium
unicorno secondo stellarium
In tutti e due i casi non c’è nulla da aggiungere: l’animale mitico è rappresentato correttamente come un cavallo dotato di un lungo corno in fronte: più difficile è vedere il disegno della costellazione. Forse anche questa volta H.A.Rey ci ha visto giusto, a patto di vedere (sempre con una buona dose di fantasia) un unicorno con il collo rivolto verso di noi.

L’Unicorno in 3D

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L'Applet della costellazione dell'Unicorno in 3D - thumb

Analizziamo la costellazione con il nostro programma 3D: vediamo subito la rappresentazione alternativa premendo il tasto “f“. Se guardiamo invece le distanze delle stelle in anni luce (premendo il tasto “n” e magari girando un po’ la mappa con le frecce destra e sinistra) ci accorgiamo che sono tutte al di sopra dei 100al, almeno quelle che ho utilizzato io per il diagramma 3D.
In realtà ce ne sono due che appartengono alla nutrita schiera di stelle vicine al Sole, entro un raggio di una ventina di anni luce: si tratta della stella di Luyten e la variabile doppia Ross 614, rispettivamente a 12 e 13.3 al, decisamente poco rispetto alle altre stelle del cielo, ma comunque a distanze del tutto proibitive per eventuali viaggi interstellari. Ma noi come sempre abbiamo Celestia, che ci consente di recarci in un batter d’occhio presso entrambe le stelle.

Il Sole dalla stella di Luyten

Eccoci in prossimità della Luyten’s Star (in dizione anglosassone, dal nome dell’astronomo danese che l’aveva scoperta nel secolo scorso): da qui il Sole appare di $magnitudine$ 2.7 (seppure in una zona povera di stelle) e dunque visibile ad occhio nudo, ma… non dai Luytenani, che non hanno occhi, ma vedono attraverso il naso. In effetti anche i miei amici hanno Celestia e in un batter di naso possono scoprire come si vede la loro stella arrivando dalle parti del nostro Sole: una piccola nana rossa di nona $magnitudine$, che anche per loro risulterebbe invisibile a naso nudo. Così va la vita.

Il Sole dalla stella Ross 614

Ma ancora più strani sono gli altresì simpatici rosseicentoquattordicesimi: la stella è una $nana rossa$ molto debole ($magnitudine$ 11) e dalle loro parti il Sole è un po’ più debole (di $magnitudine$ 2.8) e posto in una zona di cielo dove appare Altair, qualche stella di Ofiuco e dell’Ercole, nonché una stella del Centauro, che c’entra come i cavoli a merenda. Pensate che i miei amici dal nome chilometrico (hanno dei nomi di almeno 30 lettere, impronunciabili) a differenza dei Luytenani, hanno due nasi ed un solo occhio: vedono anche loro attraverso il naso (o meglio i nasi) e sentono gli odori tramite l’occhio… Ma guardate com’è strana la natura: intanto loro a merenda mangiano cavoli, che divorano in un batter di naso e dalle parti loro da piccoli leggono il racconto “Pinnaso” di un certo Collodiuhjgfgyyrehgbfyyruisd (no, non è un vulcano islandese!), che narra di un pupazzo di legno a cui si allunga l’occhio se dice le bugie.

Poche stelle grandi

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Quanto sono grandi le stelle

dell’Unicorno?

Vabbè, come al solito ho scherzato… ma adesso torniamo seri per vedere se e quante stelle grandi ci sono in questa povera costellazione: dal diagramma a fianco vediamo che al di sopra di 40 volte il raggio del Sole c’è un trenino di stelle di varia classe spettrale: 13 e γ Mon (si legge monocerotis) con 57x, ζ Mon poco più piccola con 51x, 17 Mon (di classe spettrale G come il Sole, ma grande 47 volte) e 28 Mon con 45x, che comunque è più grande della famosissima Aldebaran. Ma oltre a queste stelle, ce n’è una particolarmente misteriosa, dal momento che ha avuto negli anni un comportamento alquanto unico e anomalo, esplodendo come una nova, ma riesplodendo altre volte. Mistero? Speriamo che Jakob non lo venga a sapere…

Un corpo celeste misterioso

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Sto parlando della stella variabile V838 Mon, fino ad allora un’anonima stellina di quindicesima $magnitudine$, esplosa nel febbraio 2002 come una nova (e perciò denominata subito Nova Monocerotis 2002), arrivando fino alla $magnitudine$ 7: dopo poco la luminosità ha iniziato ad indebolirsi, così come succede in questi eventi cosmici catastrofici. Ma la cosa strana è che un mese dopo è riesplosa, emettendo stavolta nell’infrarosso, per poi riaffievolirsi di nuovo. Ma non basta: ad aprile c’è stata una terza esplosione, ancora una volta con emissione nell’infrarosso, al quale è seguito il consueto affievolimento e tutto è poi finito lì, con il ritorno della stella alla sua luminosità iniziale.
Questo comportamento assolutamente inconsueto ha dato parecchio da pensare agli Astronomi, da alcuni dei quali sono state avanzate ipotesi quasi fantascientifiche.

V838 Mon posta al centro del

Sistema Solare

Tra l’altro è stato misurato il suo diametro con metodi interferometrici ed è risultato essere più di 1500 volte quello del Sole, per cui scatta subito il diagramma dell’aspetto che avrebbe il nostro Sistema Solare con questa supergigante, di classe spettrale L, al posto del Sole. Questa stella è stata oggetto di un continuo monitoraggio da parte degli scienziati della NASA per mezzo del magnifico Hubble Space Telescope: le foto hanno mostrato che nel corso degli anni una cosiddetta eco di luce (light echo), emessa dalla stella all’atto dell’esplosione, ha colpito nuvole di materia interstellare circostante che così hanno iniziato a riflettere questa luce, producendo una sorta di anello luminoso che si espande nel tempo. Riunendo queste foto come una sorta di time-lapse che ricopre qualche anno, gli scienziati della NASA hanno prodotto questo filmato così bello da lasciare a bocca aperta:

clicca per vedere il filmato dell’evoluzione di V838 Mon in alta risoluzione

Ci sarebbe parecchio da parlare su questo corpo celeste, soprattutto per i vari modelli particolarmente complessi che potrebbero spiegare il comportamento misterioso: per ora non desidero uscire troppo dalla traccia dell’articolo.

Nebulose e galassie nell’Unicorno

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Andiamo ora a vedere qualche stupenda immagine (molto grande!) di oggetti DSO presenti all’interno di questa costellazione che, partita in sordina con poche stelle luminose, è poi esplosa (è il caso di dirlo!) guadagnando senz’altro un buon punteggio!
Poteva mancare un bellissimo ammasso aperto? Assolutamente no! In questo caso si tratta di M50.

L’ammasso M50

Famosissimo è invece l’oggetto che vediamo adesso, la Rosette Nebula

La nebulosa Rosetta

Passiamo ora al natalizio Christmas Tree Cluster, il cui nome pare proprio azzeccato.

Christmas Tree Cluster

La punta dell’albero di Natale, capovolta, è la cosiddetta Cone Nebula, che qui vediamo in super-dettaglio

La Cone Nebula

I nomi delle stelle dell’Unicorno

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Dicevo prima che questa costellazione non ha mai ricevuto nomi ufficiali assegnati alle sue stelle. Girando qua e là in internet ho trovato tre nomi che cito qui per dovere di cronaca.

  • Lucida (α Mon): dal latino, con significato ovvio, anche se non proprio reale, data la scarsa luminosità della stella
  • Cerastes (β Mon): dal latino, cornuto, termine associato al temibile e flessuoso serpente detto la Vipera Cornuta
  • Tempestris (γ Mon): dal latino, ma di difficile interpretazione, dato il significato di tempesta

L’Unicorno nel cielo

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L’Unicorno appare all’orizzonte orientale a metà dicembre, alle ore 21, per poi essere visibile per i successivi sei mesi: si troverà infatti all’orizzonte occidentale a metà maggio. Invece a fine febbraio, la costellazione culmina nel cielo ad un’$altezza$ sull’orizzonte di più di 40 gradi. Comunque rimane valido il suggerimento di ricercarla in cielo partendo dalla ben più famosa e visibile Orione, proprio al suo fianco e che la precede in ogni istante.

Informazioni su Pierluigi Panunzi 494 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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1 Commento

  1. Bravo Pier, come al solito. Si potrebbe sapere qualcosa di più su V838 Mon?