Il film di fantascienza “Ad Astra”: Mission Impossible nello spazio

Qualche mese fa nelle sale cinematografiche è uscito un film di fantascienza, Ad Astra, dove si seguono le vicende dell’interprete principale (l’astronauta McBride, interpretato da Brad Pitt) : ma non sempre tutte le ciambelle riescono con il buco


Partenza da Marte

Senza scendere nei particolari, il nostro eroe deve ora salire a bordo di un’astronave in partenza per Nettuno, con lo scopo di compiere la missione di distruzione di una base spaziale posta in orbita intorno al gigante gassoso.

Ma McBride era arrivato in incognito su Marte e non può salire facendo finta di niente a bordo dell’astronave, con i mezzi legali: viene perciò portato in vicinanza della base di lancio e la raggiunge di nascosto tramite un tunnel sotterraneo. Successivamente riesce con una certa difficoltà a salire a bordo (e vorrei vedere!), proprio negli ultimi secondi del conto alla rovescia.

In questa circostanza la sala cinematografica perde un altro po’ di spettatori che erano resistiti finora: il nostro supereroe, senza minimamente risentire del calore sprigionato dai motori accesi dell’astronave, riesce a salire lungo una scaletta ed entrare nell’astronave in partenza, aprendo con semplicità disarmante uno sportello, del quale ovviamente conosceva benissimo il metodo di apertura.

Citavo prima Mission Impossible: nemmeno Tom Cruise nei vari film della lunga serie era riuscito in un’impresa simile, ma c’era andato senz’altro vicino.

Comunque caliamo il classico velo pietoso e seguiamo ancora le gesta del nostro eroe.

Alla volta di Nettuno

Non dico cosa succede all’interno dell’astronave, dove ovviamente l’equipaggio si era subito accorto dell’anomala presenza dell’intruso: di lì a poco il nostro eroe si troverà a navigare da solo nelle lande estreme del Sistema Solare in un viaggio che il computer di bordo stima della durata di 79 giorni e 4 ore a gravità zero.

Il nostro eroe cosa fa? Furbescamente spegne le comunicazioni per non essere localizzato… mah…
Due mesi e mezzo sono niente, ma gli astronauti veri della ISS ci insegnano che comunque durante il volo a gravità zero si deve fare palestra quotidianamente: ma qui di tapis roulant non se ne vede nemmeno l’ombra. Possibile che non ne esista uno a bordo? O forse non sapeva farlo funzionare ed hanno evitato di mostrarlo? Ed infatti il nostro eroe ne risente subito, debilitandosi non poco…

Però pensateci: sarebbe fantastico! 79 giorni invece dei 12 anni richiesti dalla Voyager 2 (lanciata nell’agosto 1977 ) per raggiungere e superare Nettuno (nell’agosto 1989 ), dopo che era passato dapprima in vicinanza di Giove, di Saturno e di Urano: sto parlando del famosissimo ed eccezionale Gran Tour effettuato dalla sonda spaziale della NASA e di cui trovate qui un mio vecchio articolo.

Per prima cosa l’astronave passa vicinissimo a Giove

e qualche minuto dopo intorno a Saturno

qui possiamo notare una curiosa scritta “NO STEP”: a chi è rivolta?

Forse invita eventuali astronauti in EVA (Extra Vehicular Activity) a non camminare su quel pannello: ma siamo o no nello spazio aperto in assenza di gravità?

Allora forse si riferiva a quando è stata assemblata in cantiere, ma volete che i tecnici addetti ai lavori non sapessero che il pannello fosse delicato?

Mistero! Forse in un’eventuale “Ad Astra 2 – la Vendetta” ne capiremo il motivo.

In compenso si vede una delle lune di Saturno, con la fase stranamente corretta, coerente con quella del pianeta degli anelli. Qui il vostro pignolone è finalmente contento!

Passa un altro paio di minuti nel film ed il nostro eroe, sempre più stanco e debilitato, raggiunge la sua meta, Nettuno, anche questo circondato dagli anelli, che erano stati osservati per la prima volta dalla sonda Voyager 2.

Gli anelli di Nettuno

Questi anelli sono molto deboli e dunque non si dovrebbero vedere: infatti le immagini scattate dalla Voyager 2 erano state rielaborate dai tecnici della NASA in modo da evidenziare particolari altrimenti non ben visibili.
A mio parere non dovrebbero apparire come mostrato nel film, ma spero di essere smentito dai fatti quando effettivamente qualcuno andrà da quelle parti e potrà ammirare in prima persona questi anelli fiocamente illuminati da un Sole davvero distante.

Noi stiamo qui a discutere di anelli, ma il nostro eroe che fine ha fatto? Eccolo là… Lo vediamo salire a bordo di una capsula per raggiungere la base Lima

e da esperto navigatore spaziale vediamo che aggira sapientemente gli anelli, per non avere problemi con le seppur piccole particelle che li compongono.

Ma una volta in prossimità del suo obiettivo c’è in agguato l’ennesimo picco di energia che fatalmente danneggia la sua navetta, rendendola del tutto inutilizzabile: come farà a allora tornare indietro dalla Lima alla Cepheus?
Suspence… Ma soprattutto cosa si inventerà al momento della partenza? Beh, lo scopriremo presto!

Una volta entrato nell’astronave Lima desolatamente deserta, abbiamo un altro deja vu : ricordate la scena del mitico “giro girotondo” di 2001 Odissea nello Spazio?
Va bene che un domani le astronavi si assomiglieranno un po’ tutte nel loro interno, ma anche qui nel film Ad Astra ci sono praticamente le solite inquadrature, però senza filastrocche in sottofondo: il nostro volteggia tra i corridoi portando con se una valigetta inquietante…

Si tratta proprio di una bomba nucleare: il patentino universale evidentemente abilita anche a maneggiare con maestria le bombe nucleari, che per lui non hanno davvero alcun segreto… o forse stavolta aveva letto il manuale?
Il nostro eroe sta pian piano diventando un super-eroe!

Arrivato alla base spaziale, carramba che sorpresa ! Ritrova lì il padre che tutti ritenevano morto, ma non aspettiamoci abbracci calorosi e pianti per il ricongiungimento: burbero il padre e altrettanto burbero lui.

Scordatevi domande tipo “Come stai? Cosa hai fatto in tutti questi anni? Stai bene? E la famiglia rimasta sulla Terra?” … Eventuali dialoghi serratissimi e incalzanti sono sostituiti da altri, particolarmente deludenti, monosillabici e con i soliti pensieri a voce alta… Ma il tempo stringe e bisogna…

Abbandonare la nave!

Innescata la bomba atomica seguendo alla lettera le complesse procedure del caso (settaggio di un timer e pressione di un pulsante, manco fosse un forno a microonde), i due devono lasciare velocemente la nave, anche se il padre appare in verità riottoso: in un film qualunque sarebbero oramai spacciati, dato che la navicella per tornare all’altra astronave era in avaria, inutilizzabile…

Cercando di raggiungere comunque la navicella, la situazione è finalmente abbastanza inconsueta: i due fanno una sorta di tiro alla fune con uno che voleva tornare a casa e l’altro invece no.

È una vicenda inconsueta perché il nostro super-eroe tira a se il padre per avvicinarlo, ma in realtà nel vuoto si sposta anche lui avvicinandosi al baricentro del sistema formato dai due loro corpi collegati dalla fascia… Supponendo che abbiano più o meno lo stesso peso, entrambi si sarebbero incontrati a metà strada: davvero una situazione simpatica!

Ma il padre è testardo come un mulo fino in fondo e staccandosi dal figlio, se ne va via nello spazio profondo in una scena fotocopiata di sana pianta da 2001 Odissea nello spazio.

Al nostro eroe non resta altro che nuotare verso la Lima, mentre il Sole occhieggia tra gli anelli: spettacolare!

Ora, fatalmente, per tornare alla sua nave spaziale non avrà più a disposizione una navetta che possa aggirare gli anelli, ma (udite udite!) dovrà attraversarli passando in mezzo ai detriti che li compongono…
È un problemaccio: ma ecco a voi la pensata!! Non avrà mica intenzione di… nooo… non ci posso credere…
sììì invece: basta un piccolo balzo per un uomo e via

a confezionare un bello scudo spaziale staccando un pannello dell’astronave… Davvero un genio senza fine…
Ed ora una rapida occhiata alla Cepheus e ancora un salto nel nulla, con una spintarella al momento giusto da una piattaforma per giunta in rotazione!!

Caspita, è ancora più bravo del mitico Spock di Star Trek che riusciva soltanto a calcolare a mente le traiettorie dell’astronave, senza usare uno straccio di computer…

Nessun problema nell’attraversare gli anelli grazie allo scudo stellare che lo protegge ed è proprio quell’ultima spintarella a farlo arrivare dritto per dritto alla meta… meraviglioso! però siamo seri: rasenta l’impossibile…

Al cinema, tra i pochi spettatori rimasti, alcuni decidono di andarsene indignati, altri invece restano, sghignazzando, per vedere cosa possa avere ancora in serbo Ad Astra…

Una carrellata di pianeti extrasolari

Uno dei compiti del padre e della sua missione era quello di studiare i pianeti extrasolari in cerca di vita o almeno di un pianeta abitabile: anni di studi e ricerche, senza nessun risultato, però. E allora vediamo una sequenza in cui gli sceneggiatori di Ad Astra ci mostrano immagini spettacolari di mondi lontanissimi, il tutto condito dagli immancabili pensieri a voce alta del nostro Spock.

A guardar bene, però, quasi tutti i pianeti mostrati sono in realtà oggetti del Sistema Solare! Riconosciamo subito Venere, Callisto, Europa: cari sceneggiatori di Ad Astra, un pochettino di inventiva non guastava certo!
Esistono parecchi programmi di grafica per PC con cui potevate inventare centinaia di pianeti alieni (c’è un bellissimo plugin di PhotoShop che fa cose pregevoli!). Invece niente: immagini di repertorio di pianeti e satelliti fotografati da vicino da sonde spaziali…

Ma è possibile che di queste cose si accorgono solo i pignoloni ?

Ritorniamo al nostro eroe che aveva sempre il problema non facile di attraversare gli anelli di Nettuno: ce la farà?
Che domande!

Ma nella tuta come stiamo ad ossigeno e propellente? Inutile dire che ce n’è a sufficienza e addirittura mr.Pitt arriva a dare troppa spinta! A momenti non riesce ad agganciarsi alla nave… quasi quasi rimbalza via ma invece, purtroppo, ce la fa…
Il poco pubblico rimasto rumoreggia: un eroe indistruttibile e decisamente troppo fortunato.

Ma per tornare sulla Terra ora nell’astronave Cepheus non c’è propellente a sufficienza: eroico sì, ma perseguitato dalla sfortuna…
E allora, come se fosse la cosa più semplice in assoluto, gli sceneggiatori di Ad Astra (confidando nel cervello geniale del nostro eroe) si inventano l’ennesimo escamotage : sfruttare l’onda d’urto dell’esplosione nucleare innescata sull’astronave Lima, per spingere la Cepheus verso l’agognata meta, la Terra.
Tanto ci pensa il super computer di bordo a direzionare la nave spaziale nella giusta rotta… Per fortuna il nostro Spock terrestre non si azzarda a posizionarla lui l’astronave: sarebbe stato davvero troppo!

Dalla distanza di 2.714 miliardi di miglia, guarda il caso, alla fin fine la nave viaggia proprio nella direzione giusta! Ad occhio però non ci vorranno i due mesi dell’andata, più la corsa tra Marte e la Terra.
A gravità zero e senza tapis roulant, ricordiamocelo.

Siamo quasi alla fine del film ed il nostro eroe ritorna finalmente a terra, atterrando fortunatamente (e basta!) in una radura e non sul tetto di qualche casa…

Mi guardo intorno: è rimasto appena un paio di altri spettatori. Abbiamo pagato il biglietto e abbiamo diritto a vedere fino in fondo un film come Ad Astra, che dura un’eternità. Anche senza l’aiuto del solerte computer di bordo, sappiamo che fino a questo punto è durato 1 ora 53 minuti e 15 secondi… decisamente troppi.

Qualche pensiero finale

Ma la doppiatrice di Liv Tyler (la moglie del super eroe) quanto è stata pagata per la sua difficilissima prestazione?
Viceversa tra le (poche) chiacchiere inutili con i suoi (pochi) interlocutori ed i (tantissimi) pensieri incessanti a voce alta, al doppiatore di Brad Pitt gli autori di Ad Astra avranno dovuto pagare persino gli straordinari…

Ed alla fine appaiono ben 12 minuti di titoli di coda, che tanto al cinema nessuno mai guarda e legge, dato che tutti tendono a fuggire via, mai come in questo caso!

Almeno è molto bella la musica finale nello stile dei Tangerine Dream, che riporta col pensiero agli anni ’70: per la cronaca si tratta di “A Trip To The Moon“, di Max Richter, che trovate su youtube a questo link.

ora il film è davvero finito!

Cala il sipario.

 

Informazioni su Pierluigi Panunzi 536 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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1 Commento    |    Aggiungi un Commento

  1. Io l'ho visto quando era uscito da poco in lingua originale a Londra e,anche se non c'era molta gente di pomeriggio, mi pare che nessuno se ne sia andato durante la proiezione.

    I film ed i racconti di fantascienza mi piacevano di più in gioventù che adesso, tuttavia ora quando li guardo sono molto meno pignolo con gli aspetti tecnici o astronomici (certo non al livello delle fasi lunari o terrestri) e valuto di più l'aspetto poetico/artistico/cinematografico.

    A me i lunghi soliloqui di Pitt ed il ritmo generalmente lento con qualche accelerazione qua e là non è dispiaciuto e concordo con chi ha visto evidenti richiami cinematografici ad Apocalypse Now, piuttosto che a 2001 (il padre di McBride come trasposizione del colonnello Kurtz, per esempio).

    L'impressione complessiva è quella dello spazio come un luogo piuttosto desolato e/o squallido (più evidente nella rappresentazione della base marziana), dove tutti i mali della Terra vengono riprodotti (tipo la guerriglia lunare o l'astronave con gli esperimenti sulle scimmie) piuttosto che come destinazione di grandi speranze (tipo Star Trek, soprattutto prima maniera).

    Non è totalmente negativo, ma realistico, non magari nel senso tecnico astronomico, ma nel senso che non ci dà illusioni salvifiche circa il nostro futuro nello spazio.

    A mio parere è un bel po' sopra Mission Impossible, artisticamente parlando.