Torniamo a Giove: cosa si vede da altri satelliti ?
Oltre ai 4 satelliti che ben conosciamo, Giove ne conta (attualmente) altri 61, dei quali quasi mai nessuno parla. Probabilmente perché si tratta di oggetti molto difficili da osservare con telescopi amatoriali: ma ovviamente anche loro hanno caratteristiche fisiche ed orbitali di tutto rispetto. In questo articolo avevo parlato delle distanze dei satelliti più vicini dei vari pianeti, paragonandoli con l’orbita della Luna, mentre in quest’altro articolo avevo analizzato le orbite dei satelliti più lontani.
Ho deciso di mostrare l’aspetto di Giove dal satellite a lui più vicino, Metis, e da uno dei più lontani, di cui si ha traccia in Stellarium, Sinope: non sono molto noti, ma quello che si vede dalla loro superficie è comunque uno spettacolo davvero indimenticabile. Stavolta le probabilità che mai una sonda spaziale possa atterrare (ammetisare o assinopare, con neologismi orrendi) su questi corpi celesti è davvero bassa: potrei azzardare che da qui a mille anni l’uomo, se ancora esisterà, potrà aver colonizzato tutti i pianeti e satelliti del sistema solare, ma a pensarci bene non è così ottimistica la mia previsione… Quello che sto per mostrarvi è comunque qualcosa di unico ed irripetibile: accontentiamoci di quanto ci può mostrare il nostro valido Stellarium.
Metis, ad un passo dal gigante
Questo $satellite$ è stato scoperto dalla sonda Voyager I nel 1979 ed è il $satellite$ più vicino al pianeta gassoso. A causa della vicinanza, è soggetto più di tutti gli altri satelliti alle radiazioni emesse da Giove: questo fatto sconsiglierà in modo assoluto la discesa dell’uomo sulla sua superficie, ma ammetisando con sonde automatiche si potrebbe godere lo spettacolo che già fin d’ora possiamo gustare grazie a Stellarium.
Stavolta con un FOV di 43° (ad occhio nudo o con uno smartphone, ricordate dalle scorse puntate?!) abbiamo un vero mostro incombente e vicinissimo: pensate che il suo diametro apparente è stavolta di ben 58° e Metis lo orbita in appena 7 ore. Pazzesco!

In questa foto è difficile anche capire quanti siano 58°… e stavolta è Giove ad apparire sgranato rispetto al suolo: basta però sostituire l’immagine di default di Giove utilizzata dal programma con una a maggiore definizione.
Ad esempio la si può scaricare da questo sito della NASA, dove il bravissimo Steve Albers propone immagini di pianeti e satelliti in genere alla massima risoluzione possibile, componendole a partire da singole foto scattate da sonde spaziali o dall’HST. Inserire questa immagine in Stellarium richiede solo qualche piccola conoscenza in più sul programma e meno di 10 secondi…
Una volta sostituita la foto di Giove, questo è quanto possiamo ottenere! Già va molto meglio!

Ma questo è niente: rispetto ai quattro satelliti Medicei che hanno un’orbita praticamente equatoriale, in questo caso l’inclinazione orbitale è di poco più di 2° ed osservando Giove con lo scorrere del tempo, non lo si vedrà ruotare sempre di taglio, ma oscillerà seppur di poco (con un marcato effetto di librazione) anche trasversalmente. Ed in più c’è un altro fatto: ho detto poco fa che Metis ruota intorno a Giove in appena 7 ore, mentre dovete ricordare che la rotazione di Giove intorno al proprio asse avviene in poco più di 9 ore. Alla luce di questi due valori, il pianeta si vedrà ruotare in senso contrario rispetto a quanto visto finora nei filmati della scorsa puntata.
Per realizzare il filmato, ho mantenuto il FOV standard a 43°, mentre ho velocizzato appena appena la visualizzazione, altrimenti avrei ottenuto un filmato schizofrenico di nessuna utilità: la tentazione era di zoomare addirittura all’indietro per far entrare Giove nel frame, ma era meglio lasciare questo livello di visualizzazione per poter effettuare paragoni con le altre situazioni.
Davvero agghiacciante. Ed assolutamente fantastiche sono le ombre di altri satelliti che transitano sulla superficie di Giove: enormi e notevoli. Che cosa aggiungere? Che la natura sorprende con manifestazioni al di là dell’immaginabile.
Tanto per capire meglio, un diametro di 58° è quasi la distanza nel cielo notturno tra quelle due stelle meravigliose quali Vega ed Arturo. Se avete mai fatto osservazioni ad occhio nudo nelle sere d’estate, beh, Vega è lassù in alto in posizione torcicollo, mentre Arturo la possiamo ammirare alta, davanti a noi senza tanti contorcimenti…
Giove starebbe proprio lì, nello spazio compreso tra i due fari della notte, minaccioso ed allucinante.
Visioni da un $satellite$ lontano
Ho scelto infine Sinope perché è il $satellite$ più lontano da Giove gestito da Stellarium: era stato scoperto più di 100 anni fa, nel 1914 e presenta caratteristiche orbitali decisamente differenti rispetto a quanto visto finora, con un’$inclinazione orbitale$ di 153°, il che significa che appartiene al ricco stuolo di satelliti con moto retrogrado, con un’eccentricità abbastanza elevata e stavolta con un periodo di rivoluzione intorno a Giove pari a più di 2 anni. Il semiasse maggiore della sua orbita è pari a quasi 13 volte la distanza di Callisto ed infine la sua orbita risulta molto instabile e perturbata.
Dalla superficie di questo $satellite$, Giove appare come un dischetto di appena 20′ di diametro apparente, attorno al quale ruotano quattro puntini parecchio luminosi (di magnitudine da 0 a 2) :la visione stavolta è quella di un binocolo, dato che il FOV è 15.8° ed il filmato, pur essendo velocizzato parecchio, sembra quasi al rallentatore. In questo modo scopriamo che un $satellite$ così lontano sarebbe un ottimo punto di osservazione per studiare i satelliti galileiani, specie nel momento in cui Sinope si trova in un punto della sua orbita molto lontano dal piano equatoriale di Giove. I quattro satelliti Medicei appaiono visti dall’alto (e non di taglio come siamo abituati) e possiamo pure notare che all’improvviso scompaiono misteriosamente, nel corso della loro orbita, per poi ricomparire qualche tempo dopo.
Un bug di Stellarium? Ovviamente no! È proprio la situazione in cui i satelliti entrano nell’ombra di Giove, essendone eclissati, per poi uscire alla luce del Sole, che si trova molto lontano sulla destra in alto del filmato.
Anche in questo caso lo spettacolo è davvero al di là dell’immaginabile.
Ed ora Marte!
Il pianeta rosso possiede due piccole lune, Phobos e Deimos, molto vicine e con la $rotazione$ sul proprio asse sincrona con il moto orbitale: questo comporta come noto che le lune mostrano sempre la stessa faccia se viste dalla superficie di Marte mentre viceversa il pianeta appare sempre nella stessa posizione del cielo, se visto dalle due lune.
Iniziamo dalla più interna, Phobos, dalla quale Marte mostra un diametro apparente di ben 40°

inquietante e per nulla statico, visto che nell’arco di poche ore se ne possono vedere caratteristiche quali crateri, monti, valli (su tutte la splendida Valles Marineris, che vediamo a sinistra nella foto) ed una fase che muta in continuazione: l’orbita di Phobos è inclinata di poco più di un grado e viene percorsa in appena 7h e mezza. Considerato che viceversa la $rotazione$ di Marte sul proprio asse avviene in poco più di 24 ore, si ha che da Phobos il pianeta rosso ruota in senso contrario, proprio come succede a Giove visto da Metis.
Dicevo che Marte ha un disco apparente molto grande: sulla $sfera celeste$ possiamo avere la sensazione di quanto siano 40° pensando alla ben nota coppia di stelle Castore e Polluce (nei Gemelli), congiungendola con l’altrettanto famosa e splendente Aldebaran (nel Toro). Immenso!
In questo filmato
possiamo vedere nella superficie di Marte, l’Olympus Mons, i tre vulcani allineati ed infine la Valles Marineris: qui le immagini sono nettamente migliorate rispetto alla versione originale di Stellarium dopo aver sostituito la texture di default di Marte con una a maggiore risoluzione.
Uno spettacolo davvero incredibile, senza atmosfera piena di smog! Con un Marte così vicino ed enorme, pensate alla ricchezza di dettagli che si potrebbero vedere già ad occhio nudo: con un binocolo sarebbe ancora meglio…
Marte da Deimos
Solo di poco più piccolo, appena 16.5°, è l’aspetto di Marte visto dalla superficie di Deimos: siamo fra appassionati di cielo e stelle, quindi posso tranquillamente affermare che 16.5° nel cielo notturno sono pari all’apertura alare del Cigno, tra le due stelle Gienah e Rukh. Se vi interessa, qui trovate un mio articolo su questa costellazione immersa nella Via Lattea.

Dato che il periodo orbitale di Deimos è di 30 ore e mezzo, stavolta Marte si vede ruotare in senso diretto, in posizione fissa ripetto alle stelle, con le fasi mutevoli e decisamente più lontano : un occhio allenato può comunque riconoscere ad occhio nudo le sue caratteristiche superficiali.
Tre vulcani niente male
Concludo con una segnalazione doverosa riguardante i tre monti che spiccano nel paesaggio marziano: parlando del pianeta rosso e dei suoi vulcani, si pensa subito all’Olympus Mons, il vulcano più grande ed elevato di tutto il Sistema Solare con i suoi più di 21km di $altezza$.
Ebbene anche i tre vulcani allineati, che possiamo osservare spostandoci verso la Valles Marineris, sono davvero degni di nota: denominati in breve Tharsis Montes, da Nord a Sud sono Ascraeus Mons, Pavonis Mons e Arsia Mons.
Le rispettive altezze sono impressionanti: 18km, 14km e 17.7km, decisamente più grandi del nostro Monte Everest e questi valori collocano Ascraeus e Arsia al secondo e terzo posto tra i monti più elevati di Marte.

In questa immagine tratta da Google Mars (lo trovate a questo link), possiamo vedere a falsi colori le altezze raggiunte dai quattro monti marziani (bianco) e viceversa quanto sprofonda nell’abisso di circa 9km la Valles Marineris (blu-viola).
Prometto che tornerò a parlare di questa mappa e dell’orografia di Marte in un prossimo articolo: è troppo interessante!
Nella prossima puntata invece ci allontaneremo a quasi 10 UA dal Sole: laggiù ci aspetta il Signore degli Anelli…
Fantastico!