Un film mitico: 2001 Odissea nello Spazio (seconda parte)

Siamo arrivati alla seconda parte della mia recensione di questo capolavoro.


Abbiamo seguito finora le vicende degli scimmioni e successivamente del Dr.Floyd sulla Luna al cospetto del monolito ritrovato scavando all’interno del cratere Tycho. Adesso siamo pronti ad affrontare un viaggio nel Sistema Solare alla caccia del fratello maggiore del monolito che si trova dalle parti del pianeta Giove.

Missione Giove (18 mesi dopo)

Per questa parte del film, ho lavorato parecchio con Celestia, volendo ricreare alcune immagini mostrate dal mitico Douglas Trumbull, vincitore dell’Oscar per gli effetti speciali. In questo caso ho sfruttato dei particolari add-on creati da utenti decisamente bravi in grafica e che si trovano nel sito denominato The Celestia Motherlode, dove si trova di tutto in GByte e GByte di materiale:

  • texture a risoluzione crescente di Terra, Luna, pianeti e satelliti del Sistema Solare, derivate da immagini delle sonde spaziali
  • sistemi stellari con pianeti extrasolari, non troppo aggiornati
  • sistemi stellari di pura fantasia (e fantascienza), ricchi di pianeti, satelliti e asteroidi , tra i quali ad esempio Tatooine)
  • modelli di sonde spaziali vere (dallo Shuttle alla Galileo, ecc) o di fantasia (soprattutto quelle di film e serie fantascientifiche).

Insomma… Una vera pacchia!

Proprio tra queste centinaia di add-on, alcuni bravi esperti di grafica e di Celestia ne hanno creati 3-4 relativi al film che stiamo esaminando: per la cronaca si tratta di Frank Gregorio, Cham e Jestr, che in alcuni casi hanno rielaborato modelli 3D per adattarli alle capacità di Celestia. Io ho fatto una specie di mixage fra i vari add-on, per ottenere quanto vi sto per mostrare.

In questa parte del film e con una sequenza che dura un minuto, si vede la famosissima e lunga astronave Discovery che si sposta rispetto alla telecamera, secondo una modalità sfruttata poi in quasi tutti i film di fantascienza e non: dapprima si vede la prua a forma di palla, poi la lunga teoria di moduli di servizio, tra i quali spicca l’antennona di collegamento con la casa base, per finire poi con il grande motore dell’astronave ed i suoi tre ugelli di coda.

Parlavo di film di fantascienza e non: nella parodia intitolata Balle Spaziali (Spaceballs, di Mel Brooks, del 1987) c’è una sequenza iniziale, stavolta di ben 99 secondi, in cui viene mostrata l’astronave dei cattivi in tutta la sua maestosità e forma quasi caotica, piena com’è di moduli e sottomoduli, per terminare anche lei con i tre ugelli ed un cartello per coloro che vi si accodano.

Tornando a 2001, vi mostro ora alcuni fotogrammi di varie situazioni che si svolgono nel tempo, paragonati poi con quanto ottenibile con Celestia: per non impazzire con l’impaginazione delle foto, ho creato delle immagini doppie con in alto quelle tratte dal film ed in basso quelle scattate con Celestia. Cliccando sulle foto si possono vedere le versioni in alta risoluzione.

Altro impazzimento volutamente evitato riguarda le condizioni di luce nella ripresa delle due immagini: avendo maggior tempo a disposizione e una dose maggiore di follia, avrei cercato di riottenere anche con Celestia le stesse condizioni di illuminazione con gli stessi giochi di luci ed ombre.
Ma c’è un limite alla pignoleria!

Dalla carrellata iniziale ho preso una delle ultimi immagini, dove si vede la Discovery sotto un certo angolo di prospettiva: nella versione di Celestia non possiamo che sottolineare lo sforzo dei grafici nel creare un modello 3D decisamente soddisfacente anche se non così ricco di particolari come i modellini di Trumbull.

la Discovery nel film e secondo Celestia

Altra bella immagine è quella della Discovery vista dalla parte dell’enorme modulo di comando, all’interno del quale c’è la famosa zona ad anello con quel corridoio lungo il quale gli astronauti effettuano gli allenamenti sportivi, dove si trovano le scrivanie e console varie, nonché la zona dove ci sono i moduli criogenici che ospitano gli altri astronauti in ibernazione.

La terza immagine vede invece l’astronave lateralmente, in tutta la sua lunghezza: in questo sito, davvero ben fatto, viene effettuato il paragone tra astronavi presenti negli innumerevoli film e telefilm di fantascienza. La lunghezza della Discovery viene valutata pari a 113 metri.

In questa doppia foto vediamo infine il modulo di comando con il Pad all’esterno, durante una delle escursioni: anche il modello del modulo extraveicolare non è niente male…

Un tocco di Astronomia è invece l’apparizione fulminea di due $asteroidi$ rotolanti (un omaggio ai Rolling Stones?) passati a breve distanza dalla nave spaziale.

due piccoli $asteroidi$ presso la Discovery
Informazioni su Pierluigi Panunzi 508 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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2 Commenti    |    Aggiungi un Commento

  1. ogni tanto mi capita di rileggere i miei articoli, soprattutto perché dopo tanto tempo (in questo caso è passato poco più di un anno!) me ne sono completamente dimenticato il contenuto!
    riguardando le immagini della Discovery mentre ci passa a fianco in tutta la sua maestosità e lunghezza, mi è venuto in mente un particolare, sul quale non mi ero soffermato: fissiamo l'attenzione sulla palla che rappresenta il modulo di comando e su come viene mostrata nel film.

    La nostra postazione, il nostro punto di vista è davvero invidiabile: ci troviamo nello spazio a pochissima distanza da un'astronave che ci sfila accanto lentamente. A sinistra un Sole lontano, ma luminosissimo, illumina la scena: il fatto è che siamo nello spazio aperto, profondo, dove non c'è aria né tantomeno un'atmosfera. Siamo nel vuoto. Assoluto.

    Guardando dunque il modulo di comando mi sono domandato: come mai si vede anche la parte in ombra? chi è che illumina quella parte? non credo che il riflesso del lungo modulo (formato da vari sottomoduli vagamente a forma di prisma) possa raggiungere la palla...
    Ragionandoci bene la parte in ombra del modulo di comando dovrebbe apparire nera e così tante altre parti dell'astronave, non direttamente illuminate parzialmente da altre parti vicine che fungono da specchio...

    Pensateci bene: quando osserviamo la Luna succedono varie cose, a seconda della sua fase. Quando la fase è crescente, molto piccola, riusciamo a vedere la parte in ombra (la luce cinerea) proprio perché è il riflesso della Terra ad illuminarla, con un complesso gioco di luci e ombre che già Galileo aveva intuito.
    Ma quando la fase è già al primo quarto, la parte oscura non si vede per niente, è nera, ed ancora peggio si ha al crescere della fase...

    Tornando la film, la palla si dovrebbe perciò vedere o luminosa o nera, una specie di Jin e Jang...
    Quindi o ancora una volta gli sceneggiatori non ci avevano pensato (altra tiratina d'orecchie!) oppure...

    oppure vuol dire che siamo noi, nella nostra astronave, a fianco della Discovery, ad illuminarla con il riflesso del nostro veicolo spaziale!!

    vabbè... pensateci su e ditemi che cosa ne pensate...

    PS un altro esempio: provate a guardare le foto dei tantissimi satelliti di Saturno ripresi nel corso degli ultimi anni dalla sonda Cassini. Quando presentano una fase e si vede il terminatore, il lato oscuro è assolutamente nero: si vede qualche cosa della zona in ombra solamente se il satellite è illuminato da Saturno, che riflette la luce del Sole... e anche in questo caso la geometria della situazione è abbastanza complicata.

    Come regola generica, se Saturno ed il Sole stanno dallo stesso lato dell'inquadratura, non c'è nulla al mondo che possa illuminare la zona oscura di un satellite (roccioso, tanto per sottolineare l'assenza di atmosfera) nella parte opposta...