Piccola, “gelida” e turbolenta

Una nana rossa a 35 anni luce dalla Terra, con una luminosità e un campo magnetico tanto potenti da spazzare via acqua liquida, atmosfera e qualsiasi forma di vita da un mondo alieno. È l’ultimo degli studi che confermano come un tipo di stelle diffusissimo nell’universo sia incapace di ospitare la vita all’interno del proprio sistema planetario.


Lo straordinario campo magnetico di una nana rossam nel rendering di un artista.
Lo straordinario campo magnetico di una nana rossa nel rendering di un artista.

Il nostro Sole è una stella piuttosto tranquilla. I brillamenti solari, le emissioni di plasma e le particelle cariche che vengono espulse dalla corona costituiscono al più una minaccia per satelliti e reti elettriche. Saremmo tentati di pensare che stelle più piccole e fredde siano anche più tranquille. E invece ecco gli astronomi ci lasciano a bocca aperta, scoprendo una piccola stella dal forte temperamento: una piccola peste, di gran lunga più inquieta del nostro Sole, che fa vacillare l’ipotesi che la vita e le condizioni per la vita nell’universo siano comuni e che altri mondi, magari lontani e irraggiungibili, comunque debbano “per forza” esistere.

«Se il nostro pianeta si trovasse nell’orbita di una stella di questo tipo, non solo non potremmo avere alcun tipo di comunicazione via satellite, ma probabilmente non ci sarebbe alcuna condizione perché una qualche forma di vita possa evolversi», spiega Peter Williams dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA).

Si trova a 35 anni luce dalla Terra, è piccola, gelida (rispetto a stelle come il Sole), e oscilla su quel crinale tipico delle nane rosse, fra stelle (che fondono l’idrogeno) e nane brune (che non lo fanno). È una stella turbolenta, che gira vorticosamente attorno al suo asse, completando una rotazione in appena un paio d’ore (il nostro Sole impiega quasi un mese per compiere lo stesso movimento). Dalle prime osservazioni eseguite con il Very Large Array si è subito capito che il campo magnetico di questa stella è fuori scala: diverse centinaia di volte più forte del nostro Sole. Una condizione che lascia perplessi gli studiosi, per nulla abituati a fare i conti con processi di questa natura in stelle tanto piccole.

«Si tratta di una “bestia” ben diversa dal nostro Sole, magneticamente parlando», spiega Edo Berger, astronomo CfA e tra i firmatari dello studio.

Una seconda osservazione del fenomeno è stata eseguita con ALMA, l’Atacama Large Millimeter / submillimeter Array dell’ESO, che ha rilevato emissioni ad una frequenza di 95 GHz. È la prima volta che un’emissione a frequenze così alte viene rilevata da una nana rossa. Nel nostro sistema dati simili vengono registrati solo in corrispondenza di brillamenti solari, ma quelli emessi dal piccolo corpo celeste, che possiede una massa di meno di un decimo quella del Sole, possono essere anche 10.000 volte più intensi dei flare emessi dalla nostra stella.

Un dato che ha forti implicazioni sulla ricerca di pianeti abitabili al di fuori del Sistema Solare. Le nane rosse sono di gran lunga le stelle più diffuse all’interno della nostra galassia. Da sempre questa loro abbondanza le ha rese obiettivo privilegiato di ricerca di esopianeti e vita extraterrestre. La fascia di abitabilità sembra però compromessa: non c’è acqua liquida, atmosfera o forma di vita che possa resistere di fronte a un temperamento di questa natura.

Come è stato scritto proprio in questi giorni su MediaINAF, gli studi recenti non fanno che confermare come le nane rosse possiedano un’attività assai sostenuta, con brillamenti ed espulsioni di massa coronale molto più intensi e frequenti di quello che accade dalle nostre parti. Così, i pianeti che sono stati scoperti orbitare attorno ad esse, pur trovandosi nella cosiddetta fascia di abitabilità, potrebbero essere stati resi del tutto inospitali alla vita proprio a causa dei continui bombardamenti di radiazioni ionizzanti e degli impatti di nuvole di plasma e particelle energetiche provenienti dalle loro stelle madri.

Clicca QUI per vedere il video.

L’articolo è disponibile su Media INAF.

Informazioni su Enrico Corsaro 88 Articoli
Nato a Catania nel 1986. Si laurea in Fisica nel 2009 e ottiene il titolo di dottore di ricerca in Fisica nel 2013, lavorando presso l'Università di Catania e di Sydney, in Australia. Dopo il conseguimento del dottorato ha lavorato come ricercatore astrofisico presso l'Università Cattolica di Leuven, in Belgio, e continua ad oggi la sua carriera nel Centro di Energia Atomica e delle energie alternative di Parigi. Appassionato del cosmo e delle stelle fin dall'età di 7 anni, il suo principale campo di competenze riguarda lo studio e l'analisi delle oscillazioni stellari ed i metodi numerici e le applicazioni della statistica di Bayes. Collabora attivamente con i maggiori esponenti mondiali del campo asterosismologico ed è membro del consorzio asterosismico del satellite NASA Kepler. Nonostante il suo campo di ricerca sia rivolto alla fisica stellare, conserva sempre una grande passione per la cosmologia, tematica a cui ha dedicato le tesi di laurea triennale e specialistica in Fisica e a cui rivolge spesso il suo tempo libero con la lettura e il dibattito di articoli sui nuovi sviluppi del settore.

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3 Commenti    |    Aggiungi un Commento

  1. Accidenti, che delusione...certo restano tutte quelle stelle che non sono di gran lunga le più numerose nella nostra galassia, ma le probabilità si assottigliano...

  2. Poi è anche vero (l'autore lo potrà confermare) che il vento solare estende l'influenza del campo magnetico solare ben oltre i confini del sistema proteggendo ulteriormente la terra (che ne ha uno tutto suo: vedi 'I misteri magnetici al centro della Terra' dello stesso autore) dalla fatale radiazione cosmica. Insomma la vita sulla Terra sembra sia il risultato di condizioni ambientali straordinariamente favorevoli quanto...precarie.

  3. Per dirla in breve diciamo che si pensava che le nane rosse, classe spettrale tipo M, fossero ottimi oggetti stellari per ospitare pianeti in zone abitabili. Siccome hanno una temperatura più bassa e venti stellari meno pronunciati, le zone abitabili risultano essere più estese nelle nane rosse, oltre al fatto che i pianeti che si formano tendono anch'essi ad essere di piccole dimensioni e tipo terrestre.
    Di fatto, è vero che i pianeti che orbitano intorno a stelle di tipo M sono spesso in zone abitabili, ma il problema è la definizione di abitabilità. Spesso ci riferisce a zone abitabili come le zone in cui la temperatura data dall'irraggiamento stellare è sufficientemente elevata ma anche sufficientemente bassa, da permettere all'acqua di sussistere allo stato liquido. Ci rendiamo conto che questa definizione ha dei grossi limiti perchè non ingloba altri tipi di effetti, tra cui in particolare quello dovuto all'attività magnetica stellare.

    Adesso certamente non è che tutte le stelle M abbiano una attività magnetica così intensa, però è un indice del fatto che queste stelle non sono più così favorite come lo si pensava. L'astrosfera, che come dice Ares ci protegge da ciò che c'è all'esterno del sistema planetario, è sicuramente importante ma purtroppo per un pianeta in fascia "abitabile" bisogna fare direttamente i conti con quanto il campo magnetico influisca direttamente sulla magnetosfera planetaria, e di conseguenza sulla superficie del pianeta, ammesso esso sia roccioso si intende.