Intervista alla Professoressa Amalia Ecoli Finzi

“Se noi scienziati lavorassimo per tenere per noi tutte le scoperte e non le comunicassimo saremmo proprio degli egoisti”


…ne apprezza in particolare la lunga esperienza nell’esplorazione dello spazio, l’impegno per i giovani, il lavoro nei più accreditati organismi spaziali, la grande capacità di comunicare in modo semplice temi complessi, che ha coinvolto e continua ad interessare gli studenti e l’opinione pubblica,  l’ampia e chiara pubblicistica, l’attenzione alla presenza femminile nelle facoltà scientifiche e in particolare nell’Ingegneria aerospaziale.”

Professoressa Amalia Ercole Finzi
Professoressa Amalia Ercole Finzi

Il suo nome è Amalia Ercoli Finzi e queste sono state le motivazioni della giuria del Premio alla carriera Leonardo, tenutosi il 3 dicembre 2012 all’interno del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano. Giuria che ha valutato i ricercatori sulla base dei curriculum accademici, dei risultati raggiunti nell’attività di ricerca e dell’efficacia nel comunicare tali risultati al pubblico e per pubblico non s’intendono le riviste accademiche, ma chi è la professoressa Amalia Ercoli Finzi?

Prima di scoprirlo mi piacerebbe riassumere la sua personalità e professionalità in una frase pronunciata durante il suo discorso di ringraziamento che potrebbe almeno in parte riassumere il suo spirito e la sua grande passione per la professione, non certo facile, che ha deciso di seguire anni fa: “Se noi scienziati lavorassimo per tenere per noi tutte le scoperte e non le comunicassimo saremmo proprio degli egoisti”.

Inizio scorrendo il suo curriculum con la Laurea conseguita al Politecnico di Milano in Ingegneria Aeronautica, medaglia d’oro dell’Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica, Professore Ordinario di Meccanica Orbitale presso la Facoltà di Ingegneria Industriale del Politecnico di Milano, si occupa di Dinamica del Volo Spaziale, Progetto di Missioni Spaziali e Sistemistica Spaziale da oltre 25 anni ed ha portato contributi significativi, apprezzati a livello internazionale, su tematiche inerenti i satelliti e le sonde per l’esplorazione planetaria. Ha partecipato a molti programmi nazionali ed internazionali ed è responsabile dell’esperimento SD2 imbarcato sulla sonda Rosetta destinata all’esplorazione cometaria.

Da dove nasce questa passione per lo spazio? Ha avuto figure di riferimento? E come ha superato le difficoltà per raggiungere tali risultati anche solo intraprendendo una carriera che all’epoca doveva apparire inusuale ed al di fuori dagli schemi?

Questa passione nasce dalla curiosità per un mondo nuovo che stimola la fantasia, ma non è di fantasia. Un mondo dominato dalle regole ferree della Meccanica Celeste e dove nulla è lasciato al caso. Un mondo che consente di raggiungere mondi inesplorati e mete insperate attraverso l’uso di tecnologie esasperate e metodi tanto raffinati quanto geniali. Un mondo che è una sfida.

Non mi ha mai preoccupato il fatto di fare una cosa inusuale, soprattutto per una donna: quello che mi preoccupava era che non conoscevo nessuno che fosse riuscito a lavorare (e con un certo successo!) e nel contempo gestire una famiglia numerosa, per di più in un contesto sociale dove le donne lavoravano solo per ragioni economiche e non potendo contare su nessun aiuto, se non mercenario.

Ci sono riuscita facendo leva su due cardini: l’organizzazione sul lavoro in modo da non sprecare tempo e risorse, la democrazia in famiglia perché i programmi condivisi sono i soli che hanno garanzie di successo.

Onestamente è stato un po’ faticoso.

Autrice di oltre 200 tra pubblicazioni scientifiche e comunicazioni a congressi, ha ricoperto la carica di Direttore del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Milano e, per alcuni anni, è stata membro esperto dello Human Spaceflights Vision Group dell’ESA per la programmazione di voli spaziali con equipaggi e dell’Exploration Program Advisory Committee per l’esplorazione di Marte. Attualmente è membro del Consiglio Tecnico Scientifico dell’ASI e del Lunar Lander Science Definition Team dell’ESA e inoltre è consigliere dell’Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica e membro di numerose associazioni scientifiche nazionali e internazionali. Quali sono state le conquiste o i risultati che le hanno dato maggior soddisfazione?

Un programma sviluppato parallelamente al centro Langley della NASA relativo alla grande trave della Stazione Spaziale Internazionale e la partecipazione ad un esperimento che ha volato su un razzo sonda per la misura di tensioni interfacciali fra liquidi immiscibili.

E ultimamente la missione Rosetta che imbarca l’esperimento SD2.

Ma soprattutto quello che mi inorgoglisce è di godere dell’apprezzamento dei colleghi italiani e stranieri, che poi vuol dire apprezzamento per il Paese Italia.

Nella sua carriera ha fatto conseguire il titolo di dottore a circa 110 studenti con tesi di laurea di argomento aerospaziale; cosa ricorda dei primi tesisti? E agli ultimi che consigli ha dato per intraprendere questa non facile carriera?

Ho imparato tanto da loro, così come da tutti i miei studenti. Ho cercato di impegnarli su temi importanti e talvolta davvero ostici, perché sono convinta che questo è il modo giusto per ottenere da ciascuno il meglio che può dare. Non li ho mai lasciati soli e quando qualcuno scompariva, mi premuravo di cercarlo per capire cosa non funzionava e come potevamo insieme risolvere la situazione.

Un lavoro come questo richiede passione, impegno e fiducia in se stessi: ho solo cercato di aiutarli a credere che erano in grado di farcela.

Il recente premio conseguito mette in luce non solo una densa attività professionale, ma anche una parallela che non tutti gli accademici perseguono, quella della divulgazione. Può svelare il suo segreto per catalizzare l’attenzione del il pubblico durante le conferenze dedicate ai non specialisti del settore?

Si può parlare di cose “difficili” in modo “facile” utilizzando il linguaggio di tutti i giorni. In molti casi i concetti sono semplici e come tali vanno presentati, sapendo che chi ascolta non è del mestiere, ma è una persona intelligente.

Dato poi che il nostro mondo è piccolo e si sa tutto di tutti, il racconto di qualche retroscena dà un senso di familiarità anche alle missioni più impegnative e avvicina i personaggi al sentire comune.

Sicuramente non avrà solo un sogno spaziale nel cassetto, ma mille progetti, attualmente di cosa si sta occupando?

La Luna e Marte. Il mio sogno è una missione italiana sulla Luna e una missione con equipaggio su Marte. Certamente i miei nipoti le vedranno…

Informazioni su Gabriella Bernardi 75 Articoli
Laurea in Fisica e master in divulgazione scientifica, ha lavorato presso l’Alenia Spazio di Torino (missione Rosetta), passando poi a tempo pieno alla divulgazione scientifica, soprattutto nel campo astronomico. La sua attività principale è quella di giornalista freelance per riviste e periodici, anche on-line, che alterna con altre attività in campo divulgativo come la collaborazione alla realizzazione del Planetario e Museo dell’Astronomia e dello Spazio di Pino Torinese o l’attività di animatrice in piccoli planetari e mostre. Attualmente partecipa anche al programma di informatizzazione e digitalizzazione dell’archivio di lastre fotografiche dell’Osservatorio Astronomico di Torino. Recentemente le è stato assegnato il premio giornalistico per la divulgazione scientifica “Voltolino”.

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7 Commenti    |    Aggiungi un Commento

  1. Dovrebbero esistere più persone così, preparate e con un sano principio di unità.
    Riguardo ai nipoti che vedranno un equipaggio mandato su Marte fa molto riflettere quanto non sia troppo lontano quel giorno! Chi mi offre un po' di elisir di lunga vita??!

  2. Su questo sito si è più volte parlato dell'inutilità delle missioni su Marte (alla ricerca della vita che non c'è) e penso lo stesso discorso valga per la Luna, mi chiedo come mai uno scienziato come la Prof. Finzi abbia come sogno nel cassetto una missione con equipaggio sul pianeta rosso

  3. Citazione Originariamente Scritto da SuperMagoAlex Visualizza Messaggio
    Su questo sito si è più volte parlato dell'inutilità delle missioni su Marte (alla ricerca della vita che non c'è) e penso lo stesso discorso valga per la Luna, mi chiedo come mai uno scienziato come la Prof. Finzi abbia come sogno nel cassetto una missione con equipaggio sul pianeta rosso
    vedi tra me e la prof.ssa c'è una visione di partenza molto diversa. Lei studia le missioni spaziali e quindi non vede l'ora che si facciano. E' parte in causa e ci mette tutto il suo entusiasmo. Ho avuto tanti amici che stravedevano per portare l'uomo ovunque. Io, invece, ragiono da studioso dei pianeti e li vedo sotto l'ottica dell' interesse scientifico. Se certe cose si possono fare bene (se non meglio) da lontano, perchè rischiare soldi (opportunity e soci) o vite umane? La tecnologia va avanti lo stesso... anzi!

  4. Molto interessante! Sognare una missione italiana sulla Luna è assai ambizioso, magari! Se in futuro le cose andranno meglio di adesso. Forse sarebbe auspicabile un missione europea sempre che l'integrazione europea proceda. In futuro avremo un insediamento fisso sulla Luna? Una missione su Marte, avverrà nei prossimi decenni?

  5. il racconto di qualche retroscena dà un senso di familiarità anche alle missioni più impegnative e avvicina i personaggi al sentire comune.
    Mi piacerebbe ascoltare questi racconti