L’eterno ritorno dell’uguale

Racconto scritto da: Antonio de Monaco
per il 1° Trofeo di Letteratura fantascientifica


L’eterno ritorno dell’uguale – di Antonio de Monaco

Torno a Roma in autostrada dopo una splendida giornata di sole, trascorsa alle stufe di Nerone con Caterina. Ho ancora nel naso il suo odore, nella bocca il suo sapore reso aspro e sulfureo dalle acque termali. In questo 24 maggio d’estate anticipata, a Roma, nel mio quartiere, si festeggia Santa Maria Ausiliatrice. Queste immagini mi fanno compagnia quando, improvvisa e inaspettata, una macchina, proveniente dalla mia destra, m’investe: un lampo, uno schianto, il buio. Perdo conoscenza. Mi risveglio nel silenzio, pieno totale della notte, interrotto solo dai crescenti rumori della strada, da un confuso vociare, da sirene in lontananza.

Questi rumori a poco a poco si affievoliscono, sento che il mio corpo si allontana, penso che sto per morire. Quest’idea non m’impressiona, non sento dolore fisico e nemmeno psichico, non ho paura. Sono solo triste, molto triste e penso a me come a qualcosa d’incompiuto, non realizzato, che non potrà più compiersi. Si spengono tutti i rumori, il silenzio si fa assoluto. Poi… un bagliore enorme, una luce infinita, io sono nella luce, parte della luce; e poi ancora il buio, questa volta nero come l’inchiostro, un’unica massa scura senza soluzione di continuità, un mare nero, denso e fluido. Penso: “Dove si nasce, si muore! Nel liquido ancestrale coltura della vita”.

Sono morto! Sono morto… e penso ancora? Com’è possibile? Non credevo che dopo la morte fosse ancora vivo il pensiero. Un pensiero placido, distaccato. Mi sento tranquillo, sereno; non sono più triste. Il senso d’incompiuto, di irrealizzato che prima mi affliggeva, è scomparso. Non m’importa di essere morto, non vorrei tornare a vivere, non rimpiango la vita: mi piace questa assenza del Tempo, questa immobilità nel buio eterno e questo pensare senza affanno, senza fine, senza scopo; questo pensiero puro.

Immerso in questi pensieri, avverto una presenza nell’oscurità; una presenza nota, amica: si avvicina. Ma! … ma sono Io! Un altro Io, un Io separato da Me! Ci incrociamo, ci guardiamo meravigliati; se ne va nella direzione opposta alla mia. Non capisco, sono confuso: chi è quest’altro Io che si allontana da Me! Una mia immagine allo specchio? Che rapporto ci lega? Poi di nuovo un bagliore, una luce intensissima e accecante. Emergo dal buio e torno ad essere luce.

Con la luce mi s’illumina la mente ed un’immagine chiara, nitida, prende forma: Nietzsche! Friedrich Nietzsche! L’Eterno Ritorno dell’Uguale! La ripetizione eterna di ogni istante della nostra vita, in mondi diversi e speculari. Tutto mi è chiaro! Sono morto. Sono morto e sto rinascendo nell’Antiuniverso. Ho attraversato l’orizzonte degli eventi, il buco nero, sono dentro l’antiorizzonte degli eventi, davanti a me c’è l’Antiuniverso. Sto rinascendo o mi annienterò nell’incontro con l’antimateria? Spero che sia successo qualcosa nel tunnel del buco nero, uno scambio di polarità con l’altro-­‐Io, o comunque una qualche trasformazione che mi permetta di continare a vivere.

Non perché mi interessi questa vita, l’eterno ritorno dell’uguale, eternamente quello che sono stato e sono. La ripetizione eterna dei miei errori, delle mie cattive abitudini; dei pochi momenti di gioia, dei tanti momenti di infelicità e noia; il rimpianto eterno delle cose non fatte ed il ritorno permanente di questa mia inquietudine. No! Questa prospettiva non mi attrae. Non voglio ricominciare da capo tutto come prima! Vorrei rinascere per provare a fare qualcosa di diverso, per spezzare questa catena, cambiare questo tragico destino mio, dell’uomo e dell’umanità. Mentre vago in questi pensieri, sento di non essere solo. Ricomincio ad avvertire presenze, voci intorno a me. E poi, e poi… l’odore di Caterina! Com’è possibile tutto questo? Il buco nero, l’Antiuniverso… come posso ancora sentire l’inconfondibile profumo di Caterina? 2 Il buco nero non porta, allora, in un Antiunivero incomunicabile e speculare al nostro. Il buco nero è un tunnel, un passaggio, un raccordo tra più universi, paralleli e confinanti tra loro: un Multiverso! Ed, in particolari estreme condizioni, si può passare da un universo all’altro. Che bello! Infiniti universi, infiniti mondi, infinite dimensioni, infiniti destini: nulla è scritto eternamente allora; tutto si può cambiare! Nei momenti estremi della nostra vita, quando il mondo ci crolla addosso, quando ci sentiamo in trappola, quando non c’è scampo e tutto ci sembra perduto, allora si trova la forza, il coraggio, la volontà di cambiare vita, di entrare in un’altra dimensione.

“Un’unica forza, l’Amore, unisce infiniti mondi e li rende vivi” diceva Giordano Bruno. Sì, è così! L’amore… Caterina è la chiave dei miei destini. Quale prenderò? Dove andrò? Sento d’essere a un bivio e di non sapere quale strada imboccare; tutto mi è chiaro e poi improvvisamente oscuro. Che devo fare? Che posso fare? Che voglio fare? Il mio pensiero, prima puro e lucido, si fa confuso.

Sento una voce amica che mi parla: “Lasciati andare, non opporre resistenza, lasciati andare…”. Io mi lascio andare, mi abbandono, nel naso è forte l’odore di Caterina e, piano piano, il mio pensiero si fa chiaro e mi dice: “Vivi l’attimo, solo l’attimo presente è reale. Accettalo, vivilo bene! Abbandonati alla corrente del cambiamento. Se no lo fai, se non ti rendi leggero, aperto al nuovo, tutto ritornerà come prima. L’eterno ritorno dell’uguale: ricordi? Lasciati portare dal fiume in piena dei tuoi desideri e, vedrai, tra gli infiniti mondi che puoi esplorare, le infinite dimensioni della tua vita, imboccherai quella giusta”. “Non dimenticare questa esperienza! Non vivere più il presente recriminando il passato e fantasticando il futuro. Passato e futuro non esistono che nel presente: porta a falsi, sbagliati destini rimpiangere il proprio passato o fantasticare il proprio futuro. Il saggio non recrimina, non fantastica. Il saggio vive nella quotidianità il proprio passato ed il proprio futuro, attraverso il ricordo e l’immaginazione. Il ricordo attualizza il passato, l’infinito passato fino al Big Bang; l’immaginazione ci porta nel futuro, l’infinito, ignoto futuro. Tutto questo nell’attimo presente, solo esso è reale e questa (infinitesima) realtà si estende, grazie al ricordo ed all’immaginazione, fino ad integrare l’infinito passato e l’infinito futuro: in questo presente che ricorda il passato e sogna il futuro, c’è la nostra eternità”. Nel mentre sono immerso in queste riflessioni, mi accorgo di non essere più solo pensiero. Prendo via via coscienza della dimensione spaziotemporale, vedo il mio corpo immerso in questo spaziotempo, le mie mani vogliono muoversi, mi concentro sull’aria che entra ed esce dai miei polmoni, ascolto il battito del mio cuore, le palpebre si muovono, i miei occhi vogliono aprirsi.

Sono indeciso, adesso ho paura. Sento nell’aria un ritornello noto, che mi emoziona: ”Il più grande spettacolo dopo il Big Bang, Il più grande spettacolo dopo il Big Bang… siamo Noi, Io e Te…”. Mi faccio coraggio, apro gli occhi: è una splendida giornata. Non so bene cosa è successo, chi sono, dove sono; ma sono felice, mi sento diverso, un altro. Caterina, ancora più bella, brilla nel Sole.

Informazioni su Stefano Simoni 643 Articoli
Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.

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4 Commenti

  1. Ciao a tutti… Devo dire che , avendo letto ” Così parlò Zarathustra ” da qualche settimana , sono rimasto fulminato subito da questo titolo : l’eterno ritorno dell’uguale…. Adoro Nietzsche…. lo trovo un grande ” profeta ” del nostro mondo contemporaneo…. E poi…. vedere fusa filosofia con l’astronomia … beh…. è uno spettacolo…. Bravo l’autore… dimostra la sua cultura…. !!!!! 🙂 🙂 🙂

  2. A voi, audaci nel ricercare e nel tentare, e a chiunque si sia imbarcato con vele capaci su terribili mari, a voi, ebbri di enigmi, allegri nell’ora del crepuscolo, a voi, le cui anime sono attratte da suoni di flauto in voragini ingannevolmente tortuose: poiché non volete, con mano vile, seguire a tastoni un filo, e dove siete capaci di indovinare, trovate odioso dedurre, a voi solo racconterò l’enigma che io vidi, la visione dell’ uomo più solitario. Incupito, andavo di recente nel crepuscolo color di morte, incupito e duro, le labbra serrate. Non un sole mi era tramontato. Un sentiero, che si inerpicava ostinato tra ammassi di ciottoli, maligno, solitario, cui non si adattavano né erba né cespugli: un sentiero di montagna si sgretolava sotto l’ostinazione del mio piede. Muto, avanzando sul beffardo rovinio dei ciottoli, calpestando la pietraia che lo faceva scivolare: così il mio piede si sforzava di salire verso l’alto. Verso l’alto, a dispetto dello spirito che lo trascinava in basso, giù verso l’abisso, lo spirito di gravità, il mio demonio e nemico capitale.

  3. Del Superamento di Sè

    Ma affinchè voi comprendiate la mia parola sul bene e sul male…
    vi voglio dire ancora la mia parola sulla vita e sulla natura di tutto ciò che vive.

    Dove ho trovato vita, ho trovato anche volontà di potenza;
    e anche nella volontà di chi serve ho trovato la volontà di essere padrone…

    …Solo dove è vita è anche volontà: ma non volontà di vivere,
    bensì – come ti insegno io – volontà di potenza!

    In verità vi dico: un bene e un male che sia imperituro, non esiste!
    esso deve da se stesso superarsi sempre di nuovo…
    …E chi è destinato a essere un creatore nel bene e male:
    in verità, questi deve prima essere un distruttore
    e infrangere valori.
    Così il massimo male rientra nella più alta bontà:
    ma questa è la bontà creatrice.

    Brani tratti da “Così parlò Zarathustra”