Ricordate questa celeberrima immagine dei pilastri di formazione stellare nella nebulosa dell’Aquila (Fig. 1)? Sicuramente sì. E’ stata forse l’immagine più sconvolgente dello Space Telescope. In cima alle colonne scure e contorte si nascondono stelle che stano nascendo e che al pari di uova cosmiche si staccheranno dai pilastri e uscendo dalla placenta cominceranno a vivere la loro brillante esistenza.

Figura 1
Analoghe zone di formazioni stellari sono state osservate in varie nubi molecolari. L’ultima arrivata è però doppiamente interessante. Prima di tutto perché si trova al centro di una delle più belle e famose nebulose del Cielo: Rosetta, una vera e propria rosa che sboccia nell’Universo. E poi perché è un reparto di maternità per “bimbi” molto robusti che permettono importanti confronti con le galassie più distanti. Andiamo con ordine.
La nebulosa Rosetta si trova a circa 5000 anni luce da noi ed è associata a una nube che contiene abbastanza gas e polvere da poter “fabbricare” almeno 10000 stelle come il Sole. Ma è la nebulosa che ha sempre affascinato gli amanti del cosmo, essendo visibile anche con strumenti modesti (Fig. 2). Ecco la sua bellissima “fioritura” primaverile

Figura 2 – ingrandisci
L’esplosione di luce è dovuta all’ammasso stellare che risiede nel suo centro e che illumina la nube circostante. Stelle, quelle dell’ammasso che sono però già nate e che sicuramente stanno condizionando la creazione di nuove vite. Nell’ottico ciò non è visibile ed ecco che Herschel, con i suoi occhi infrarossi, ci ha svelato l’arcano. La “polvere della nascita” ha temperature che vanno da -263°C (emissioni rosse) a -233°C (emissioni blu). Solo l’infrarosso può leggerne i segreti. Ed ecco allora l’immagine di Herschel, dove I colori sono relative alle lunghezze d’onda usate: il blu per 70 micron, il verde per 160 micron e il rosso per 250 micron (Fig. 3).

Figura 3 – ingrandisci
Che meraviglia! La zona blu sulla destra è quella dei neonati più “robusti”, ciascuno con una massa pari a circa 10 volte quella del Sole. Dove sono? Ebbene cercate di immaginarveli all’interno dei filamenti che terminano con delle specie di nuclei un po’ più luminosi. Nella zona che vira verso il rosso troverete dei compagni più piccoli, simili al Sole, anch’essi ancora contenuti nei loro “bozzoli”.
La scoperta di zone di formazione stellare con oggetti di grande massa è particolarmente importante sia perché sono abbastanza rare e distanti e poi perché sono simili a quelle normalmente visibili nelle altre galassie quando inizieranno a emettere la loro intensissima luce. In tale modo è possibile confrontare la Via Lattea con altre compagne lontane studiando lo stesso tipo di fenomeno. Teniamo poi conto che la formazione delle stelle più massicce riverserà presto un’enorme quantità di luce e di altre fonti d’energia nella nube circostante stimolando la formazione di stelle della generazione successiva.
Non vi sembra di sentire una sequela ininterrotta di “vagiti” provenire dall’immagine di Herschel ?
Che meraviglia! E che immagini stupende.. ma cosa intendi realmente con “visibili anche con strumenti modesti”?
Bellissimo articolo…è sempre in qualche modo emozionante per un astrofilo pensare che un ammasso di gas e polveri diventerà un giorno una splendente stella…fa pensare a quanto sia eccezionale la natura…ma una domanda, forse fuori tema: per caso le nebulose appaiono nella realtà con i magnifici colori che vediamo spesso anche se fotografate con strumenti ottici e senza filtri particolari per distinguere le diverse nature dei gas? (forse la domanda è elementare, ma vi ringrazio anticipatamente per un eventuale risposta)
da un binocolo 10×50 (in condizioni di cielo nitidissimo) in sù….
@ U-olter: beh, penso intenda con un modesto rifrattore di 40cm…
Scherzi a parte, chi mi spiega il “discorso dei micron”? Nel senso, tra 1 micro e 10 micron quale delle due onde ha più energia? Io penserei al 10 micron… e comunque più energia corrisponde ad una temperatura maggiore, vero?
Grazie a chi sopperterà queste domande! 😳
@U-olter
maggiore è la frequenza (ossia minore è la lunghezza d’onda) e maggiore è l’energia (quindi 1 micron vuol dire maggiore energia di 10 micron). Quindi nel nostro caso il colore blu è usato per emissioni a più alta energia. E, di pari passo, come dici tu, energia maggiore si associa a temperature maggiori. Puoi trovare facili schemi illustrativi cercando spettro elettromagnetico o temperatura delle stelle… 😉
Grazie mille Enzo, ero stato io a richiedere delucidazioni.
ops…scusa U-olter e scusa Andrea… 😳
Semplicemente fantastico
Meravigliose, come meraviglioso è il cosmo. Troppo affascinante.!!!!
caro Vincenzo,
no, purtroppo i colori sono volutamente esaltati per distinguere meglio le varie zone e i fenomeni che accadono. Spesso però sono veri, anche se molto più attenuati… Ma poi, in fondo, è solo perchè noi vediamo solo in una piccola fascia di lunghezze d’onda. Avessimo occhi diversi, magari i raggi X sarebbero risplendenti e le gradazioni di colore molto più evidenti…. Chissà!! 😉
@ enzo
grazie mille per la sua spiegazione…quindi il colore delle nebulose dipende dalla lunghezza d’onda… 😥 a questo punto mi accontenterei anche di vedere ad infrarossi per poter osservare un po’ meglio le meraviglie del cosmo…
Ancora grazie per la risposta! 😉