
Gli astronomi che si occupano del Sole indicano con il termine di onde di Alfvén una particolare tipologia di perturbazioni ad alta velocità che si propagano lungo le linee del campo magnetico della nostra stella trasportando energia verso l’esterno.
Benchè le onde di Alfvén fossero state individuate nell’eliosfera, dunque in regioni distanti dalla superficie del Sole, gli astronomi non erano mai riusciti finora a vederle in azione nelle regioni più prossime all’atmosfera solare, soprattutto perchè tali onde non danno origine a fluttuazioni particolarmente intense.
In uno studio che Steve Tomczyk (National Center for Atmospheric Research – NCAR) e i suoi collaboratori hanno recentemente pubblicato su Science, però, si annuncia che – finalmente – le onde di Alfvén sono state individuate anche nella corona solare, il guscio più esterno dell’atmosfera del Sole.
Per osservare queste elusive perturbazioni, Tomczyk e il suo team hanno utilizzato un particolare strumento sviluppato presso il NCAR negli ultimi anni. Si tratta del Coronal Multichannel Polarimeter (CoMP), un rilevatore di nuova concezione che raccoglie e analizza la luce della corona solare. Lo strumento, che rileva l’attività magnetica ai bordi del Sole raccogliendo i dati al ritmo di una misura ogni 15 secondi, è in grado di fornire ai ricercatori i valori simultanei di intensità e velocità nonchè immagini polarizzate della corona solare.
E’ proprio grazie a queste immagini che Tomczyk e i suoi collaboratori hanno potuto scovare le oscillazioni di Alfvén finora sfuggite a ogni individuazione. Per metterle in luce, i ricercatori hanno filtrato i dati delle velocità rilevati da CoMP in modo da evidenziare solamente le oscillazioni che si ripetevano con la periodicità caratteristica di tali onde (cinque minuti).
“Le onde di Alfvén – sottolinea Tomczyk – ci possono spalancare una finestra sui processi che sono fondamentali per il funzionamento del Sole e sulle ricadute per il nostro pianeta”. Lo studio di queste onde, inoltre, potrebbe finalmente mettere in grado gli astrofisici di comprendere alcuni fenomeni che finora li hanno tenuti sotto scacco, tanto per cominciare lo strano comportamento della corona solare, centinaia di volte più calda della superficie stessa del Sole.
Fonte: Coelum