Addio Ugo. I tuoi racconti continueranno a vivere nei nostri cuori.

Venere
Mi trovo in uno splendido palazzo sul Canal Grande a Venezia invitato dal sig. Francesco. Fa parte della riunione il sig. Filippo, di Firenze. E’ un vecchio dall’aria distinta. Un paio di grandi occhiali scuri mi fanno capire che è completamente cieco. Una lunga barba perfettamente tenuta gli adorna il volto incutendo timore e rispetto. Il forte accento fiorentino contribuisce a rendere il suo parlare particolarmente interessante.
La splendida casa è arredata interamente con mobili d’epoca. Sembra quasi di vivere in un altro mondo. Dall’ampia trifora si possono osservare il brulicare di imbarcazioni e di vaporetti sulla via d’acqua più incantevole del mondo. I folti gruppi di orientali con fotocamere e cineprese affollano il ponte de L’Academia. Fatti gli onori di casa, ci sediamo intorno ad un enorme tavolo in noce, certamente antico.
Francesco, persona di particolare intelligenza, mi racconta del sig. Filippo. Grande scienziato. Capisco a questo punto il motivo della riunione: i misteri di Venere. Misteri dei quali avevo fatto cenno al sig. Francesco in un precedente incontro. Il padrone di casa apre la discussione dicendo: “Sig. Filppo, alcuni giorni or sono, il sig. Ugo, al nostro fianco, mi propose un problema al quale, per mia incapacità, non riuscii a rispondere con le dovute motivazioni, anche se molti dubbi mi turbano. Vogliate ascoltarlo con attenzione. Prego Ugo, ci spieghi le sue idee”.
Prendo la parola con un po’ di timore, ma i miei pensieri sono chiari e parlo con sicurezza. “Si tratta della rotazione di Venere,” comincio, “da più di vent’anni si ha la certezza che questo pianeta ci mostra sempre la stessa faccia nel momento in cui si trova tra la Terra ed il Sole. O, per lo meno, non molto diversa. Una risonanza è attualmente inspiegabile. La massa quasi simile dei due pianeti dovrebbe rendere reciproco questo avvenimento. Invece la Terra va per i fatti suoi. Il comportamento di Plutone e Caronte, invece mi fa pensare che, se Venere avesse avuto un satellite probabilmente sarebbe stato più facile, per la Terra, influire su di esso”. Concludo tutto d’un fiato per il timore di essere interrotto.
Il sig. Filippo, invece, non dice nulla. Si accarezza la lunga barba e mostra molta curiosità. Il sig. Francesco, incoraggiandomi: “Continui, prego, la stiamo ascoltando con attenzione”. Riprendo forza: “Dunque, dicevo, Plutone e Caronte ruotano, attorno al loro comune centro di gravità mostrando l’uno all’altro sempre la stessa faccia. E questo è successo perché le forze di marea hanno influito sulla loro velocità di rotazione. Anche la nostra Luna ci mostra sempre la stessa faccia, per l’influenza della Terra, quindi ritengo che con l’andar del tempo…”.
L’indice destro alzato del sig. Filippo, mi ferma. E prende la parola. “Caro sig. Ugo, il rapporto tra Luna e Terra è molto diverso da quel lontano pianeta, anche se io non ritengo possa essere chiamato tale, ed il suo satellite. Le darò dei valori che potrebbero essere molto vicini al vero. La Luna ha una massa pari ad 1/81 della terrestre, Caronte è 1/13 di Plutone. Questa grande differenza tra Luna e Terra non sfocerà mai in una situazione simile alla lontana coppia”.
Il sig. Francesco, che ha seguito con attenzione, interviene: “Quindi mai la Terra avrà una rotazione simile alla rivoluzione della Luna?”. “E’ proprio così” risponde il vecchio “E le dirò di più. E’ vero che la Terra rallenta per effetto delle maree, ma nello stesso tempo la Luna allontanandosi continuamente dal pianeta rallenta la sua rivoluzione. E l’energia che ruba alla Terra si trasforma in energia potenziale acquistata dal nostro satellite che si sta allontanando da noi. L’unico possibile sviluppo futuro è la fuga della Luna dalla nostra Terra”.
Decido di continuare per altre strade chiedendo: “C’è un motivo per cui i pianeti interni non hanno satelliti”? Il sig. Francesco: “Sembra che la vicinanza del Sole non abbia permesso questa condizione a causa della sua enorme influenza in quell’area”.
Vado avanti deciso: “Immaginiamo che Venere, nei tempi andati, abbia avuto un grosso satellite. Che sia riuscito a rallentare la rotazione del proprio pianeta per portarlo alla sua velocità di rivoluzione. A questo punto i due oggetti erano legati da questa caratteristica. Nello stesso periodo, il satellite continuava ad allontanarsi da Venere. E a rallentare la propria rivoluzione e quindi la rotazione del pianeta. Ed intanto si allontanava. Certo è che se il satellite si allontanava da Venere, ogni periodo sinodico, sarebbe stato leggermente più vicino alla Terra. E questa posizione avrebbe potuto modificare la sua velocità sino ad entrare in risonanza, e quindi portare in risonanza anche il proprio pianeta”.
Il sig. Filippo annuisce continuamente, mostrandosi particolarmente interessato. Il suo sorriso, appena percettibile, mi rincuora. Forse ho colpito nel segno. E proseguo: “In seguito, naturalmente, Venere ha perso il suo satellite. Ma la risonanza si era innescata. E finché non ci saranno grandi variazioni, questa situazione continuerà a lungo”. Riprendo fiato. Studiando le reazioni dello scienziato.
Che con calma prende la parola. “Vede, caro sig. Ugo, le sue deduzioni avrebbero potuto continuare. La sua fervida fantasia, le suggerirà certamente che il quadro cosi chiaramente da lei portato su questo tavolo, potrebbe anche risolvere il problema della rotazione retrograda del pianeta”.
Rimango stupefatto. No, a questo non avevo pensato. “E in quale modo?” chiedo. Il sig. Francesco ha un sussulto: “Ma certo, se il fantomatico satellite avesse avuto, per qualche motivo ancora inspiegabile, la propria rivoluzione retrograda, probabilmente sarebbe stato in grado di influenzare la rotazione del proprio pianeta sino a trascinarlo nella lenta rotazione che attualmente presenta”.
Il signor Filippo continua: “Cari signori, mi pare che sia giunto il momento delle conclusioni. E facciamoci alcune domande. Secondo gli ultimi calcoli sembrerebbe che un satellite non avrebbe potuto formarsi in posizione cosi vicina al Sole proprio a causa della sua forte attrazione. Ammettiamo che, per qualche motivo tutto da valutare con attenzione, questo satellite ci sia stato. Bene, un simile corpo non può essersi dissolto nel nulla. Deve ancora esistere nelle vicinanze, non ritengo possibile una caduta nella fornace del Sole.
E prima che lo diciate voi, lo propongo io. Mercurio. Ha una massa pari ad 1/15 di Venere (quasi come Plutone/Caronte), ha un’orbita più interna e fortemente ellittica. Forse potrebbe essere lui. Tantissime sono però le incognite. Come può la Terra influenzare un piccolo satellite posto alla distanza di Venere al quale le si avvicina, attualmente, ogni 583 giorni ? Quando lo stesso si trova continuamente immerso nella enorme influenza dell’astro diurno. Suvvia!”
Accenno:” Mercurio! Certo, è lui!”. Il vecchio riprende la parola: “Signori miei, la fantasia è importante e necessaria per la conoscenza del grande libro della natura. Ci può dare molti stimoli, può aiutarci a trovare nuove soluzioni per tutto ciò che ancora ci è oscuro. Quattrocento anni sono trascorsi, e non invano, da quando il pensiero dell’uomo, o la sua fantasia, non è più sufficiente per spiegare i fenomeni che si osservano. Misure. Le misure fanno la differenza. Mai deve essere dimenticato. Da migliaia di anni la fantasia ci ha trascinato su strade senza vie d’uscita. Belle ed appassionanti favole che sono crollate alla prima osservazione del cielo con rudimentali strumenti. Gli astri mondani seguono delle leggi precise e conosciute ormai da tutti. Solo nel rispetto di quelle leggi, di tutte quelle leggi, sarà, verbigrazia, possibile continuare il viaggio della conoscenza”.
Un clacson continua a fare un rumore infernale, in canale, proprio sotto le nostre finestre. Mi affaccio e lo riconosco. E’ l’antipatico rumore della sveglia! Le sei. Stamane ho l’appuntamento con gli altri. Dobbiamo andare ad osservare il transito di Venere e misurare il tempo esatto dei vari contatti. Devo far presto.
Se qualcuno ha letto il “Dialogo sui massimi sistemi” di Galileo, dovrebbe immaginare di essere a colloquio con Francesco Sagredo e Filippo Salviati, toscano, che fa sue le scoperte di Galileo. Forse è Galileo?
ugo
Ho letto più di una volta il racconto ma non sapevo avesse delle relazioni con i “Dialogo”…forse perchè non l’ho mai letto?
Complimenti i tuoi racconti sono davvero affascinanti!!!!