Poichè stiamo per parlare di ombre, è bene subito sgombrare il $campo$ da ogni equivoco. Non intendiamo, infatti, inseguire anche noi il cancan mediatico che sta suscitando una curiosa immagine della sonda Spirit (in realtà è un collage di più riprese) raccolta all’inizio della sua missione. Quel buffo gioco di erosione e di ombre che dà proprio l’idea di un rilassato ‘omino’ seduto su una roccia – e che ci riporta in qualche modo alla famosa diatriba della ‘faccia’ – non è l’argomento di cui parleremo.
Le ombre di cui ci occupiamo sono quelle riprese da OMEGA – lo spettrometro per la mappatura mineralogica del pianeta collocato a bordo della Mars Express – e sono dovute alla presenza di nubi sufficientemente dense da riuscire a bloccare la radiazione solare. Non è certo una sorpresa, vista la composizione e le basse temperature che si possono raggiungere sul Pianeta rosso, scoprire che nella tenue atmosfera marziana possano formarsi nubi di anidride carbonica ghiacciata. La novità sta nel fatto che questa volta le nubi sono state individuate grazie a riprese dall’alto e che ora se ne sa molto di più sia sulla loro collocazione che sulla probabile loro composizione.
I ricercatori francesi autori della scoperta – coordinati da Franck Montmessin (Université de Versailles) – hanno infatti potuto concludere che si tratta di formazioni nuvolose che risiedono a più di 80 chilometri di quota e che possono raggiungere le dimensioni di diverse centinaia di chilometri. Sono inoltre più spesse di quanto si potesse immaginare: per fare un paragone con casa nostra, sono molto più somiglianti alle corpose nuvole che si formano in presenza di correnti ascensionali d’aria calda piuttosto che a piccole e graziose nuvolette ghiacciate.
“Le nuvole riprese da OMEGA – sottolinea Montmessin – possono ridurre la luminosità solare fino al 40 per cento e questo comporta che l’ombra proiettata possa avere evidenti effetti sulla temperatura al suolo. Nelle zone d’ombra la temperatura può essere anche di 10 gradi più bassa rispetto alle regioni circostanti, una situazione che inevitabilmente modifica la situazione climatica locale, in particolare i venti.”
Se, come ritengono i ricercatori, all’origine delle nubi vi è l’ampia escursione termica soprattutto nelle regioni equatoriali di Marte, si può allora ipotizzare l’esistenza nell’atmosfera marziana di un moto convettivo su larga scala, scatenato soprattutto dal riscaldamento operato dal Sole nelle prime ore del mattino.
Un elemento ancora poco chiaro è quale possa essere il materiale che gioca il ruolo di nucleo di condensazione per i ghiacci di anidride carbonica che costituiscono le nubi. Molte le possibilità: potrebbe essere la polvere marziana trasportata dai venti fino ad alta quota, oppure le polveri diffuse in atmosfera dalla disintegrazione dell’incessante flusso di micrometeoriti, oppure ancora minuscoli cristalli di ghiaccio d’acqua trasportati da correnti ascensionali.
Fonte: Coelum