Sono centinaia e centinaia gli osservatori che hanno raccontato di improvvisi bagliori sulla superficie della Luna, lampi luminosi in genere della durata di pochi minuti, ma talvolta rimasti visibili per oltre un’ora. Sono i cosiddetti TLP (Transient Lunar Phenomena), considerati da alcuni astronomi fenomeni fisici reali, ma da altri giudicati frutto di noie strumentali o, peggio, di pericolose fantasie. Difficile dare tutti i torti agli scettici, dato che l’evidenza dei TLP, tranne per qualche caso egregiamente documentato, è quasi interamente basata su racconti e descrizioni visuali. Altrettanto difficile, però, provare a dirimere scientificamente questo mistero che dura ormai da circa 400 anni.
Ci ha voluto provare Arlin Crotts, docente di astronomia alla Columbia University, che ha affrontato la questione dal punto di vista statistico. Crotts ha dunque provato a incrociare i dati riguardanti le segnalazioni dei TLP con le rilevazioni dei fenomeni di degassamento superficiale, cioè la liberazione improvvisa di gas precedentemente accumulatisi e intrappolati sotto la crosta lunare. Queste emissioni di gas, nelle quali il ruolo chiave è giocato dal radon, sono state rilevate da alcune sonde spaziali, in modo particolare dalla missione Apollo 15 nel 1971 e dal Lunar Prospector nel 1998.
Incrociando tali dati, dunque, Crotts ha individuato una marcata somiglianza tra la distribuzione dei TLP e quella dei fenomeni di degassamento, chiaro segnale di una stretta parentela tra le due tipologie di fenomeni. L’analisi statistica ha permesso di scoprire che almeno nell’80% dei casi le segnalazioni di TLP si riferivano a regioni nelle quali le missioni spaziali avevano registrato episodi di degassamento. Una percentuale talmente elevata che esclude una sovrapposizione fortuita e dunque rende davvero impossibile liquidare sbrigativamente i TLP come semplici abbagli senza alcun fondamento fisico.
Per aumentare i dati a disposizione, Crotts e i sui collaboratori hanno recentemente costruito, presso le strutture osservative cilene di Cerro Tololo, un sistema robotizzato di monitoraggio della superficie lunare. Il sistema consta di due camere di ripresa, una a bassa risoluzione con elevata velocità di acquisizione e la seconda a risoluzione più elevata ma con un frame-rate inferiore. Le due telecamere tengono costantemente sotto controllo la superficie lunare e un software si occupa di individuare significative differenze tra immagini consecutive.
Il sistema dovrebbe raggiungere la piena operatività nel prossimo settembre, quando verrà affiancato in questa difficile ricerca dalla sonda giapponese SELENE, dotata di un particolare rilevatore di radon.
Che siamo davvero a un passo dalla svolta nello soluzione del mistero dei TLP?
Fonte: Coelum